Capitolo 32

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Uscii dalla stanza di Maddy,  e da lì fino a quel preciso momento, non smisi di pensare a lei, e a ciò che fino a poco tempo fa stava per succedere.

Sentii il cuore pulsare all'impazzata, mentre i miei piedi avanzavano velocemente le scale, per arrivare al piano inferiore, non appena mi lasciai alle spalle l'uscio della camera di Maddy, i suoi singhiozzi cominciarono col penetrare nel silenzio, fino a raggiungere il mio cuore, fino a sbattergli contro un pugno.

In realtà avrei tanto voluto baciarla ... sapevo che lei lo avrebbe fatto,  in un modo o nell'altro, oramai lo avevo capito. Per un attimo sentii una forte emozione assalire contro la mia, ora incerta anima.

''Allora perché io non l'ho fatto? Perché l'ho respinta?'' mi chiesi, ripensando con ardore a quel momento, passato ad ascoltare una il respiro dell'altro.

Riuscii a sentire, ancora una volta, il suo profumo, il quale mi faceva sentire a casa, le sue labbra mi provocavano fin troppo e avrei tanto voluto coccolarle nelle mie,  ma nel contempo ero fin troppo preoccupato per lei. Più che altro, arrabbiato con lei.

Avrei tanto voluto che mi dicesse tutta la verità, avrei voluto sentire dalla sua bocca ciò che realmente Jack le infliggeva, sentii come un tonfo nel petto quando ripensai di averle potuto raccontare tutto di me, del mio atroce passato. Purtroppo lei non lo aveva fatto, se soltanto si fosse fidata, allora le cose sarebbero filate in maniera diversa, avrei fatto di lei tutto ciò che mi rendeva felice, avrei fatto di lei un'arma indistruttibile, una compagna fidata.

Sentii dolore alla testa, avevo dormito tutta la notte sul divano del salotto, senza mai smettere di pensare a ciò, forse avevo sognato proprio di quello, avevo la schiena a pezzi e una matta voglia di poter fumare. 

Così m'alzai ed estrassi dai jeans il pacchetto di sigarette, come ero solito fare, sfilai la canotta e l'aria fresca rimbalzò sui miei muscoli, sentivo caldo e il sudore cominciava a pizzicare la mia pelle, non la smettevo di ripensare a Maddy. La stava pensando ancora.

Per un attimo mi maledissi per non averla baciata, insomma ... era quello che volevo da quando l'avevo incontrata, da quando mi ero permesso di poter girovagare nei suoi bellissimi occhi, ma qualcosa in quel momento mi rallentava, cercava di frenare i miei profondi desideri. Avevo un rabbia che nessuno avrebbe mai potuto calmare, ma d'altra parte l'amavo ancora.

Stavo impazzendo, sentii ancora una volta la testa pulsare dal dolore, mi spicciai con l'uscire in veranda e col mettere in bocca la sigaretta, ora fumavo come un dannato, solo così avrei potuto calmarmi. Sapevo che era una profonda debolezza quella dal dipendere da una sigaretta, ma dettagli.

Il sole mattutino cominciò col pizzicare il mio viso, mentre il fumo prendeva immediatamente il posto dell'aria e alleviava il mio dolore.

All'improvviso, risentii nella mente le parole e le urla senza un fine da parte di Peter e di mia madre. Ero finito nei guai, me lo sentivo, ma d'altro canto ebbi modo di capire, in qualche possibile modo, parte della loro comprensione, sapevano che avevo agito per una buona causa, e poi mi conoscevano ormai ... ma il loro irrefrenabile istinto che conduceva ai rimproveri ammoniva tutte quelle mie speranze, anche se pochissime.

I genitori sono fatti così, purtroppo si sa.

''Sono uno stronzo!'' mi maledissi. Le dolci labbra di Maddy assalirono, per l'ennesima volta, i miei pensieri. Sentivo di averla ferita. Lo dedussi perfettamente dal solo canto dei suoi gemiti, sentii come se il suo cuore si fosse sgretolato in mille pezzi, quei pezzetti così teneri!

Sapevo che era fin troppo sensibile, io l'amavo proprio per la sua meravigliosa sensibilità, ma sentivo che proprio quest'ultima l'avrebbe sopraffatta e magari  l'avrebbe condotta sulla mia stessa strada. Una strada orrenda, una via buia che nessuno vorrebbe mai intraprendere. Io l'avevo percorsa per parecchi anni inconsciamente, per mano alla sofferenza e all'angoscia, le quali facevano bel sorriso a cattivo gioco, ma poi la speranza e l'amore riuscirono a fermarmi in tempo, ad aiutarmi e scavalcare tutti gli ostacoli che persistevano nel abbattermi. Avevo superato la soglia della mia autodistruzione.

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