Capitolo 53.

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Quella sera l'aria aveva preso una brutta piega, il cielo minacciava di piovere da un momento all'altro e non appena aprii la finestra della mia stanza per prendere aria dei tuoni squarciarono il buio in lontananza. Odiavo la pioggia, per il semplice motivo che ''pioggia'' per me significava rimanersene chiusa in casa ad ascoltare una canzone dalle note decisamente tristi e a bere un tè di quelli che non lasciano digerire affatto bene la notte.

Sbuffai e mi lasciai cadere sul materasso del mio letto, Harry era in veranda che fumava una sigaretta, per un attimo ripensai alla sua apprensione nel farmi liberare delle mie paure su di un foglio, allora era con quel metodo che lui era riuscito a guarire?

Sorrisi, anche se lievemente, adoravo quando si comportava così nei miei confronti. Capii di essere una ragazza fortunata e non appena un simile aggettivo mi balzò nella mente mi stupii così tanto di me stessa che pensai di essere impazzita. O meglio di essere guarita.

Sentii il cuore battere, per attimo avrei tanto voluto chiamare Harry, lo avrei costretto a baciarmi e a tenermi stretta fra le lenzuola, mi venne una voglia matta di rivederlo e di abbracciarlo. La sua pelle mi mancava, il suo profumo riemergeva in me un folle sentimento d'amore che tardava ad andare via.

In quell'attimo avrei tanto voluto che il passato potesse scomparire all'improvviso, quel passato che aveva fatto tanto male.

Deglutii mordendomi un labbro. Quella sera avrei dovuto chiamare papà per informarlo della mia malattia, come avrebbe potuto reagire?

''Sai papà, sono un'autolesionista'' pensai. Non avrei di certo potuto comunicarglielo in quel modo, sarebbe collassato nel giro di qualche minuto.

Ripresi fiato osservando per la seconda volta il cielo buio, sentii un altro tuono, dopodiché composi il numero di mio padre prendendo a scendere fra la rubrica. Per un attimo il cuore mi si lacerò a metà, era così deprimente non ricordare il numero del proprio padre a sedici anni, lui era stato sempre così lontano che ogni forma di comunicazione era andata a farsi benedire.

Portai il display del cellulare sull'orecchio e aspettai che il suo ''Sì?'' potesse invaderlo completamente.

Non ebbe una bella reazione, solo sentii alcuni colpi di tosse che volevano significare dei singhiozzi silenziosi, mentre cercava di capire le mie parole sapevo che dentro di lui qualcosa si stava spezzando in due come in quel momento anche in me qualcosa stava morendo.

''Tesoro spero con tutto il cuore che guarirai presto'' disse una volta che un fiume di parole e consolazioni invasero la calma di quel momento.

''Lo spero anch'io'' mi limitai a rispondere dopodiché chiusi la cornetta e rimasi in silenzio ad ascoltare la pioggia schizzare l'asfalto della strada.

Harry fece ritorno nella stanza dopo qualche minuto con il cappuccio della giacca in testa. Sentii l'odore di pioggia invadere l'aria e le mie narici. Lo osservai a fondo in silenzio, per un attimo mi parve strano che avesse indossato una giacca, di solito non era il tipo che sentiva troppo freddo.

-Hai parlato con tuo padre vero?- mi chiese avvicinandosi alla mia figura. mi vennero i brividi, come faceva a sapere sempre tutto quello che mi succedeva?

Sorrisi seppur con un macigno sullo stomaco.

-Sì e non l'ha presa molto bene-

-Chi la prenderebbe bene? Nessuno – si diede una risposta, poi prese a stringere le mie mani cautamente e sentii il cuore battere più forte.

Era così bello inzuppato d'acqua, il suo inconfondibile profumo tardava ad andar via, mi osservò per un po' con gli occhi più profondi di un cielo stellato.

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