''Ci stai provando, ma non lo stai facendo realmente''
Quelle furono le parole che mi rimbombarono in mente tutta la notte, notte che in realtà non avevo passato molto bene, avevo ancora gli occhi incrostati di lacrime, forse quella era la miliardesima volta che piangevo ormai.
Harry mi aveva detto quelle quattro parole la sera prima, mentre mi aveva trovata con la lametta in mano tormentata da troppi demoni, con una voglia matta di farla finita e due occhi gonfi che facevano raggelare il sangue, mi aveva detto quelle parole, le quali mi avevano fatto riflettere tutta la notte.
Era vero, era come se cercassi di farlo, ma non lo facessi realmente. Erano due vie opposte, una conduceva alla semplice prova, l'altra al traguardo e come di mia norma io sceglievo sempre quella sbagliata. Sempre.
E ancora mi chiedevo per quale motivo la vita di conduce a dover soffrire così tanto e soprattutto ad odiarti così tanto. Forse ormai, siamo arrivati ad un limite nel quale è più importante il giudizio degli altri che noi stessi, ci facciamo del male e ci costringiamo ad essere l'opposto di ciò che siamo realmente.
Non ho mai capito la gente, i loro pensieri, le loro gesta. E in quel periodo stavo incominciando a non capire neanche me stessa.
Sentii ancora un dolore immenso. Ma perché mi odiavo così tanto? Harry mi aveva detto che ero speciale, anche se quel ''speciale'' io lo avrei messo fra virgolette. Ma in un certo senso le sue parole mi facevano sentire meglio, forse era vero?
Vero? Era vero che fossi speciale?
''No'' pensai stringendo l'angolo del cuscino. Non avevo chiuso occhio, non volevo raccontare nulla a mia madre e non volevo andare da Stefy. Sarebbe stato un tormento sentirsi dire sempre le stesse cose e cioè ''Fatti forza'', ''Non devi arrenderti'', ''Devi guardare avanti''.
''Stefy, sapessi quanto lo vorrei , sapessi quanto desidererei farlo, ma tu non sei me, non sei Madison''.
Era difficile, troppo difficile.
Quella mattina sentii le braccia di Harry intorno alla mia vita che premevano forte, molto forte. Era un segno per proteggermi, era chiaro, sembrava così ovvio quando lo faceva, quando compiva quelle dolci gesta che mi facevano riflettere sul suo amore.
Sentii la saliva asciutta e così diedi un colpetto di tosse soffocando il viso nel cuscino. Incominciai a sudare, di sicuro sarebbe stata una giornata afosa e avrebbe peggiorato le cose più di quanto esse lo fossero già.
-Hey- disse carezzandomi un fianco.
Non risposi, non ne avevo le forze né il coraggio. Dopo quello che aveva scoperto la sera scorsa, dopo tutte le mie lacrime e il mio dolore, non me la sentivo di parlare.
-Come va Maddy?- mi sussurrò in un orecchio.
Sentii il suo fiato inumidirmi il lobo, sentii solletico, ma rimasi comunque immobile. Prese ad accarezzarmi i capelli tirandone le ciocche all'indietro. Eravamo stretti, così uniti, faceva caldo e ancora non capivo il motivo per il quale dovevamo dividere lo stesso letto, non lo avevo mai capito, anche se in fondo mi piaceva un sacco stare accanto a lui la notte.
Ma sapevo, che se soltanto lo avessi raccontato in giro, mi avrebbero scambiata per una pazza, più di quanto lo ero già.
Sì, perché mi reputavo una pazza ormai.
-Stai ancora male? Ehi, piccola- mi scosse.
Mugugnai e mi portai una mano sul viso giusto per non farmi vedere conciata in quel modo di prima mattina e anche perché stavo soffrendo.
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REMEMBER [IN FASE DI REVISIONE]
Roman d'amourOhio, America. Madison Anderson, una sedicenne dal carattere introverso, con poche aspettative e con alle spalle un passato tumultuoso, cerca di vivere la sua quotidianità con la dolce compagnia della giovane e squilibrata madre, reduce da un divorz...