CAPITOLO 9

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Una settimana di scuola è andata. Ero di nuovo in ritardo. Corsi verso la fermata del pullman, in mano avevo dei libri che non mi sono stati in cartella. La scuola era appena iniziata e ci avevano già caricato di compiti.
Arrivai appena in tempo, salii con il fiatone. I posti erano tutti occupati, tranne uno. Cosa ci faceva qui Gabriele?!
Da dietro delle persone mi spinsero verso il fondo. Arrivai vicino a lui.

"Ti vuoi sedere?"- mi chiese mezzo addormentato.
"No, grazie"- risposi freddamente.
"Guarda che non ti mangio eh!"- che frasi fatte...
"Lo so"- mi guardó negli occhi e si incantó per una frazione di secondo facendomi accelerare il battito cardiaco.
Stavo facendo finta di guardare il paesaggio fuori dal finestrino, il sole era fioco e si vedeva ancora una stralcio di luna.

"Come va? Hai studiato latino?"- mi chiese all'improvviso.
"Bene...si, ho studiato"- ero intenta a rispondere a un messaggio di Niccoló.
"Brava"- grazie? Vabbè. - "comunque potresti anche ascoltarmi con più attenzione. A chi stai scrivendo così concentrata?"- mi chiese con impertinenza.
"Un amico."- risposi frettolosamente.
"Un amico..."- silenzio. Credevo che la conversazione fosse finita.
"Beh, questo amico potrà aspettare, immagino!"- disse e mi prese il telefono dalle mani.
"Lascialo, è mio!"- gridai.
Mi stavo allungando per cercare di prenderglielo dalle mani tenendomi simultaneamente all'asta per non cadere.
"No, prenditelo da sola."- ora eravamo un po' troppo vicini, i nostri occhi si incrociarono. I miei sull'azzuro-grigio e i suoi, color mare.
Mi persi nei suoi occhi come ci si puo' perdere guardando le onde infrangersi sugli scogli. I miei pensieri furono interrotti quando sentii il pullman fermarsi. Dovevo scendere e doveva scendere anche lui.

Lui si alzó e si diresse verso le porte del pullman. Io lo guardai sconcertata per un attimo e poi lo seguii.
Stavamo camminando quando io mi ricordai che lui non mi aveva ancora restituito il telefono.
"Ehm...il telefono...potrei riaverlo?"- chiesi timidamente, senza guardarlo in faccia.
"Non sono mica una professoressa che te l'ha sequestrato"- stava ridendo...
"Quindi me lo ridarai?"- smise di ridere e mi fissó per un attimo.
"Promettimi di ascoltare me e di non scrivere al tuo amichetto del cazzo."- ma che cazzo di reazione è?!
"O...kay"- risposi perplessa.
"Bene, tieni."- le nostre mani si sfiorarono per un secondo, quanto bastó a provocare in me un miscuglio stranissimo di sentimenti.
Amore, odio, agitazione, sicurezza, eccitazione, tristezza.
Ho notato che anche lui per un secondo fu attraversato da una scarica di energia.
Ci stavamo fissando, ancora.

"Gabriele, che ci fai con la Lipari?!"- Madeline arrivava sempre al momento sbagliato. E poi si facesse i cazzi suoi!
"Abbiamo preso il pullman insieme."- rispose Gabriele - "Cioè, ci siamo incontrati sul pullman per caso, non è che ci siamo organizzati..."- si affrettó ad aggiungere.
Ora ero davvero incazzata. Perchè avrebbe dovuto specificare che non era nei suoi piani incontrarmi e stare un po' con me?!

"Si va bene, ci vediamo a scuola. Ma solo incontri casuali, niente di programmato eh!"- dissi cercando di trattenere le lacrime.
"Li...Benedetta, aspetta"- replicó lui.
"Per me puoi anche cambiare posto così puoi fare a meno di parlarmi per tutto il giorno."- dissi incamminandomi.
"Ma...io..."- venne interrotto da Madeline - "Hai visto la Lipari che bella idea che ha avuto Gabri? Vieni vicino a me no?"- ecco, bravo, vai vicino alla tua puttanella.

DON'T GIVE UP || IsottaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora