Quando riapro gli occhi, ho la testa pesante.
Mi guardo spaesata attorno, ma quando mi rendo conto di essere nella mia camera tiro un respiro di sollievo.
La stanza è immersa in una luce soffusa, proveniente dalla lampadina sul comodino.
Un incubo. Solo un fottutissimo incubo.
Mi passo una mano sulla fronte gelida.
È stato tutto un incubo, vero? Eppure sembrava tutto così reale.
La stanza, i macchinari, le siringhe, il dottore, Liam...
Liam.
Mi alzo di scatto, provocando inevitabilmente un giramento del capo, che metto da parte.
Se è stato un incubo, tutto quello che mi ha detto e che ci siamo detti, non conta nulla. È stata tutta una finzione.
Facendo penzolare le gambe fuori dal letto, mi prendo la testa tra le mani.
Può un incubo essere un sogno?
Alzo la testa e vedo che il sole sta abbandonando il cielo nuvoloso, strano. Perché sono nel letto?
Non mi ricordo assolutamente di essermi addormentata. Ricordo benissimo che ho visto Louis e Jennif...
Mi blocco e spalanco la bocca!
No. Non può essere vero.
Mi alzo di corsa dal letto e mi affretto ad aprire la porta.
Mi fiondo verso le scale e quando giungo al piano di sotto sento vociferare dal salotto.
Ancora frastornata mi avvicino a passo felpato, ascoltando.
"Che dovremmo fare noi?" Domanda qualcuno, che dalla voce ovattata identifico in Eloise.
"Statele vicini" Risponde mio padre, freddo.
Perché il suo tono di voce è distaccato?
Perché ha la voce come se fosse di ghiaccio?
"Non c'è qualcosa che si potrebbe fare?" Domanda una voce che mi trafigge il costato.
Liam. Perché è qui?
"Purtroppo no, vi prego di non parlarne con lei. È un colpo duro"
E a un tratto rivedo tutto.
Rivedo il dottor Smith dall'altra parte della scrivania.
Rivedo la sua espressione mentre mi dice che non c'è più niente da fare.
Il respiro mi si mozza in gola e porto una mano nel mezzo del collo, come a voler spingere giù quella bile formatasi.
La consapevolezza della realtà di quell'incubo, che incubo non è, mi crolla tra capo e collo.
Ricordo il buio che mi ha colpito tutto a un tratto, dopo aver saputo la notizia.
Non riesco a crederci che il mio destino si è concretizzato.
E la cosa che mi colpisce di più, sono quelle persone li in quella stanza.
Vogliono veramente nascondermi la realtà dei fatti? Vogliono veramente che io non sappia niente dei loro piani? Davvero mi credono così ingenua?
Facendo cadere il braccio lungo il mio fianco, percorro quei pochi passi che mi separano da loro.
"Non mi serve la vostra compassione"
Tre paia d'occhi si voltano e si puntano su di me.
Liam, come se fosse stato punto da uno spillo, si alza in piedi, rimanendo inchiodato sui suoi piedi.
Eloise mi guarda e spalanca gli occhi rossi, mentre mio padre ingoia a vuoto la sua ansia.
"Come ti senti?" Domanda Liam, rimanendo fermo.
"Secondo te?" Domando a mia volta guardandolo, ma non vedendolo.
Sono arrabbiata, furiosa e triste.
Perché? Perché a me?
"Io..." Tenta di parlare lui, ma lo blocco sul nascere.
"Vi dico una cosa e non la ripeterò più" Dico, allungando una mano per bloccarlo, mentre ingoio quella sensazione di blocco in gola, che mi ricorda la sensazione che si ha prima delle lacrime.
Rimangono in silenzio e prendendo un respiro profondo, torno a parlare.
"Non mi serve la vostra compassione. Non mi servono sorrisi falsi e non mi serve la pietà. Ne ho avuta molta in diciotto anni. Quello che vi chiedo è di starmi vicino" Sento pungermi gli occhi e sento che le lacrime stanno tornando a galla, proprio come quella sensazione.
"Vi chiedo di far in modo che quest'ultimo mio anno sia meraviglioso. Perché non voglio avere rimpianti. Io... Sto morendo..." Ammetto a me stessa e alle persone, forse, più importanti della mia vita.
Eloise fa sfuggire un singhiozzo, mentre tira su col naso. Papà è fermo, mentre guarda per terra e Liam mi guarda angosciato.
"E' vero, sto morendo. Ma vi prego, vi scongiuro. Non trattatemi come una malata terminale, sono sempre Alyssa e per quest'ultimo mio anno, voglio solo... Vivere!" Ammetto sorridendo, anche se le mie lacrime si stanno affollando sul mio volto.
Nessuno parla, nessuno emette un rumore.
E non so perché, ma mi giro e corro nella mia camera, chiudendo la porta alle mie spalle scivolando su di essa, sfogandomi e lasciando campo libero a gocce salate.
Quando mi siedo per terra, sento bussare.
Mi asciugo gli occhi e mi alzo per sentire chi sia dall'altra parte.
"Alyssa, per favore aprimi" Sussurra la voce inconfondibile di Liam.
Abbasso la maniglia e la apro.
Con il cuore che mi batte, con gli occhi invasi dalle lacrime, mi beo di quella figura e so che mi mancherà dannatamente.
Lui con un passo entra nella stanza e dopo aver chiuso la porta, mi abbraccia. Mi tiene stretta, come a non volermi lasciare andare mai più.
Mi abbandono nelle sue braccia e appoggiando una guancia al suo petto, mi lascio andare al mio sfogo, alla mia rabbia e alla mia paura.
"Mi dispiace, mi dispiace tanto" Sussurro, tra le lacrime.
"Shhhh"
"Sono un mostro, non dovresti essere qui" Ammetto, cercando di divincolarmi nella sua stretta, ma lui non si muove minimamente scalfito.
"Sono esattamente dove voglio essere"
Come può essere vero? Come può essere che nell'incubo che ha appena preso forma, io veda una piccola luce?
"Ho paura" Ammetto, mentre le lacrime si quietano un po'.
"Ci sono io accanto a te Aly. Aggrappati a me"
Respiro il suo profumo e mi tranquillizzo e mi rendo conto che lui è realmente la mia ancora, il mio porto sicuro.
"Devi riposarti" Mi sussurra all'orecchio e io assecondo con la testa.
Sono stanca, ma non stanca fisicamente, lo sono emotivamente. È come se un tir mi fosse passato sopra al cuore.
Staccandosi da me, ma tenendomi per mano, si avvicina al letto e scosta le coperte per farmi stendere.
Quando lo faccio, subito la stanchezza piomba su di me e mi fa diventare le palpebre pesanti.
Liam mi rimbocca le coperte e si abbassa per lasciarmi un bacio sulla fronte.
"Non andare via" Lo trattengo per la giacca, quando lui si alza.
Mi sorride e facendo il giro del letto, togliendosi le scarpe e la giacca, rimanendo in jeans e maglietta, si stende accanto a me.
"Chiudi gli occhi. Io sarò qui quando ti sveglierai" Mi assicura, accarezzandomi i capelli.
E io mi fido. Mi fido della sua promessa.
L'ultima cosa che vedo, prima di chiudere gli occhi, sono i suoi arrossati, che lasciano cadere piccole gocce così simili alle mie.
Quando mi sveglio, un leggero respiro mi solletica l'orecchio destro.
Apro gli occhi e un leggero sole da il buongiorno dalla finestra.
Due braccia mi tengono stretta al petto dell'uomo dietro di me.
Con dovuta calma, mi giro e sbatto le palpebre un paio di volte per capacitarmi che lui realmente sia qui con me.
Liam dorme sereno, se non fosse per le sue sopracciglia riavvicinate tra loro.
Ha un'aria corrucciata, ma molto tenera.
È la prima volta che lo vedo dormire, sembra in un altro mondo e realmente è proprio così.
Un mondo in cui possiamo essere ciò che vogliamo, un mondo in cui potremmo volare e non aver paura di cadere, un mondo dove tutto si può.
Gli accarezzo i morbidi capelli e lo ringrazio mentalmente, per essere rimasto, per essere la mia ancora.
È proprio quello di cui necessito al momento, qualcuno che riesca a farmi mantenere a galla, mentre tutto il mondo, la realtà e l'inferno, mi tirano giù in profondità.
Facendo meno rumore possibile, mi alzo dal letto e a piedi scalzi, esco dalla mia camera.
Non so se c'è qualcuno in casa, ieri sera, dopo il mio discorso e dopo che Liam ha fatto irruzione nella mia camera, non ho più sentito nulla. Sono collassata a dormire.
Scendendo le scale, mi dirigo in una vuota cucina.
Appoggiato al bancone della cucina, trovo un biglietto di mio padre, che mi avvisa che è al lavoro e che quando tornerà, vorrebbe parlare con me.
Certo, un ennesimo discorso sulla prevenzione, sulle cure. Ma non ha ancora capito che ormai ciò che è fatto, è fatto? Non c'è più nulla da fare?
Alzando gli occhi al cielo, mi dirigo in salotto.
Trovo sul divano, Eloise che dorme in una posizione che sembra veramente scomoda.
Mi si stringe il cuore a vederla.
Lei è sempre accanto a me, in qualsiasi occasione e credo lo sarà fino alla fine, proprio come mi ha sempre promesso lei.
Avvicinandomi, sorrido a quella ragazza così spigliata, l'opposto di me, a cui sono fortemente legata.
"El! El, svegliati"
Lei emette un sospiro rumoroso, mentre si stropiccia gli occhi impastati dal sonno.
Quando apre gli occhi e mi trova accucciata all'altezza del suo visto, si mette dritta seduta.
"Aly, come ti senti?"
Le sorrido e alzandomi, mi siedo accanto a lei, prendendole le mani.
"Io sto bene. Tu come ti senti?" Le domando, un po' impaurita di sapere la verità.
Lei scolla le spalle e distacca lo sguardo dal mio.
È impacciata e taciturna, cosa che non è nella sua indole, ma la capisco.
Se fossi io nei suoi panni e mi avessero detto che di li a poco non avrei più la mia migliore amica accanto, probabilmente avrei dato di matto.
"Non lo so" Decreta lei, con voce roca e prende un gran respiro per mantenere la calma.
"Hei, guardami" La sprono ad alzare la testa e quando non lo fa, slaccio la mano dalle sue e con due dita posate sotto il mento, faccio pressione per farmi guardare.
"Se c'è una cosa che non voglio, è vederti triste. Non esserlo Eloise, ti prego. Io ora sono qui, è solo questo a cui devi pensare. "
"Ma io non voglio Aly... E'..." Dice lei, tra le varie lacrime che hanno preso a sgorgare sul suo viso.
"Lo so, non voglio nemmeno io. Ma è successo, non possiamo farci nulla. Quello che mi devi promettere è di stare bene, di divertirci come abbiamo sempre fatto e non voglio vedere più lacrime. Ci siamo intesi?" Le asciugo, con i pollici, quella sostanza liquida e salata.
Lei prende l'ennesimo respiro e asseconda con la testa.
Se una cosa è Eloise, di certo è quella di essere forte. È il mio bastone, lo è sempre stata e continuerà ad esserlo.
"Dov'è Liam?" Domanda, riprendendo il solito cipiglio, ma sempre con le ciglia colme d'acqua.
"E' su in camera" Ammetto, alzandomi in piedi e passandomi le mani sui pantaloni.
"Capisco"
Rimaniamo in silenzio, ognuna persa nei proprio pensieri.
"Vado a casa, i miei saranno in pensiero. Mi chiami dopo?" Domanda lei, alzandosi e prendendo la borsa dal tavolino.
"Certo"
L'accompagno alla porta e con un lungo e stretto abbraccio ci salutiamo.
Quando salgo sopra in camera, mi blocco dietro la porta.
Una parte di me spera stia ancora dormendo, per poterlo continuare a guardare e fissarmi la sua immagine in mentre, affinchè la possa tenere sempre con me anche quando non ci sarà.
Quando abbasso la maniglia della porta e la apro, lo trovo seduto sul letto che maneggia il suo telefono che il viso corrucciato.
Quando mi sente, si alza in piedi e porta il cellulare nella tasca posteriore del suo jeans. C'è qualcosa che non va, lo riesco a percepire.
"Hei" Mi saluta, venendo di fronte a me.
"Ciao" Rispondo timida, non sapendo come comportarmi.
Lui con un passo, allunga le braccia e mi trattiene in uno dei suoi abbracci che ho imparato ad amare.
"Come stai?"
È già il secondo che me lo chiede in mezz'ora, è esasperante.
"Bene Liam, tu?"
Rimane in silenzio e stringe di più la presa.
Questo silenzio, rimbomba nelle orecchie, facendo aumentare la percezione di prima.
"Liam..." Lo richiamo, cercando di muovermi nella stretta.
"Devo tornare a casa... Io... Devo sistemare delle cose" Dice, allontanandosi.
Non riesco a capire, perché si sta comportando così?
Ieri mi aveva assicurato che sarebbe rimasto, perché ora si sta comportando diversamente?
"Cioè?" Domando, inclinando la testa curiosa.
Lui si passa una mano tra i capelli e guarda verso la finestra.
Ad un tratto ripenso alla visione di prima: lui con il cellulare e col volto corrucciato.
"E' successo qualcosa a casa?" Domando.
"In un certo senso"
"E' successo qualcosa ai ragazzi?" Riprovo, in modo diverso.
"No, no"
"Allora che cos..." Mi blocco, capendo subito a cosa si riferisce.
"Oh..." Sussurro, voltando le spalle e aprendo l'armadio in cerca di vestiti puliti.
"Aly, devo andare, io..."
"Certo Liam, va pure" Lo blocco, rimanendo di spalle.
"Lei non conta niente, te l'assicuro" Mi alita sul collo, sentendo le sue braccia stringermi la vita.
"Ti capirei se volessi allontanarmi"
"Non lo farei mai. Credimi Alyssa. Ci devo solo parlare e farla finita"
Mi giro e lo guardo negli occhi.
"Pensaci bene" Lo richiamo, guardandogli le labbra rosse, così invitanti.
"Ho già deciso. Ci sei tu"
Detto ciò si avvicina e sigilla queste parole con un bacio.
Bacio che mi è mancato maledettamente tanto.
Non so se le cose saranno difficili, di certo non saranno in discesa, ma poco importa se ho dalla mia parte le persone che contano di più?
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Turn back time
FanfictionIl destino. Questa parola così comune, ma di difficile significato. Cosa celerà dietro una vita tormentata? Alyssa, passato e presente difficili. Ha paura di combattere, di uscirne perdente. Perchè sa, che qualsiasi cosa farà soccomberà in ogni caso...