Non ci credo, ce l’ho fatta. Non solo ho suonato e cantato davanti a gente che non ho mai visto prima, ma sono riuscita a raccontare la mia storia. Non ci posso credere.
Stacco le dita dai tasti e le guardo stupefatta. No, non può essere vero. Non sono realmente qui. Non posso aver fatto davvero come mi ha detto la psicologa.
Finalmente sono scesa in campo, finalmente ho combattuto, finalmente ho detto la verità, anche se nessuno mi capirà.
Fissando le mani sento le guancie umide. E ora perché le lacrime? Questa sostanza a me sconosciuta.
Non piango da quando mia madre è andata via, non piango più nemmeno quando ricordo a me stessa della mia fine. Sono diventata di ghiaccio, ogni sentimento, sensazione che mi si prospetta, mi scivola addosso come olio. Sono diventata un automa.
“Tutto bene?” Domanda qualcuno giù dal palco.
No, non va tutto bene. Però ora, in questo preciso momento, mi sento rinata.
Mi asciugo le lacrime e assecondo con la testa.
Sposto il banchetto e scendo i gradini, con ovviamente tutti gli occhi puntati addosso e vado a sedermi sulla poltrona dove ero prima.
Riprendo a respirare normalmente, devo stare calma, devo riprendere la situazione in mano.
Quest’attesa è diventata maledettamente snervante, hanno finito un’ora fa di esaminare tutti e ora siamo fuori in cortile ad aspettare il verdetto.
C’è chi fuma una sigaretta, c’è chi chiacchiera, c’è chi perde tempo con il cellulare poi ci sono io, sdraiata sull’erba sotto al salice con gli occhi chiusi, che ripenso a quello che mi è accaduto li dentro.
Che io abbia ripreso a vivere? E che il cuore abbia ripreso a battere?
“Aly” Eloise grida il mio nome.
Apro gli occhi e la vedo correre a perdifiato verso me, una grande folla si è formata in cortile.
“Cos’è tutta questa gente? E perché sei con il fiatone?” Domando.
Lei si piega sulle ginocchia per riprendere fiato.
“Le lezioni sono finite e ora tutti sono curiosi di sapere chi è stato scelto. Com’è andata?”
Si siede, tipo sacco di patate, accanto a me.
“Abbiamo finito un’ora fa e da allora si sono rinchiusi li dentro e non escono più. El, a me non interessa nessun risultato. Ma sono riuscita a cantare, capisci? Ho detto la verità attraverso la canzone. Mi sono sentita serena, a mio agio, viva. Il mio cuore batteva come un martello”
Lei rimane a bocca aperta per un po’, poi sorridendomi prende a parlare.
“Lo sapevo! Sapevo che dovevi partecipare. Alyssa è normale, hai fatto una cosa a cui sei devota, hai preso le redini in mano e hai affrontato una tua paura e hai vinto. Dovresti esserne fiera”
“Ma lo sono, infatti non riesco a crederci. Le mani avevano vita propria, cantavo senza accorgermene. Ero posseduta da una forza sconosciuta”
“E’ la volontà amica mia”
Le sorrido e capisco che ha ragione. È la volontà che mi manca, la volontà di rendere, quello che rimane della mia vita, degno di essere vissuto.
“I risultati sono pronti” Ci informa il professore di arte e tutti entrano in auditorium.
Affiancata da Eloise, entro anche io in quella enorme stanza.
I partecipanti sono tutti vicino al palco, mentre i ragazzi e i professori sono sul palco.
“Vai. E stai calma” Mi da un bacio la mia amica e mi avvio verso il resto del gruppo.
Sento un paio d’occhi puntati addosso, saranno sicuramente le centinaia di persone alle mie spalle.
Prendo un sospiro e guardo, affascinata, le punte delle mie scarpe.
“Silenzio ragazzi, silenzio” Rimbecca il professore, cercando di far tornare la quiete nella sala.
Ma il vociferare è assurdo, tenendo conto che c’è un gruppo di cantanti, a cui la maggioranza degli studenti in questa scuola è devoto.
“SILENZIO” Urla la preside e magicamente tutto tace.
Sorridendo alzo lo sguardo e rimango stupefatta, da quello sguardo che mi sentivo addosso proprio poco fa. Liam.
Mi sta guardando, con uno sguardo strano, che non ho mai visto addosso a nessuno.
Sembra: curioso, interrogativo, interessato. Un mix di emozioni gli passano su quegli occhi così profondi e bruni, che ci perderei le ore a fissarli.
Ma il contatto dura poco, perché il professore torna a parlare.
“Ragazzi, fate silenzio per favore. Lo so che ci sono questi cinque ragazzi che vi fanno sognare, ma oggi i protagonisti sono i vostri compagni. Si sono esibiti splendidamente, forse qualcuno un po’ meno, ma non hanno niente in meno a nessun altro. Perché la grinta è quella che sovrasta. Ci sarà solo un vincitore, come dal tronde capita sempre. Ma per chi non ce l’ha fatta, stia tranquillo perché ci saranno altre soddisfazioni. Ora i ragazzi vi diranno qualche parola e poi sapremo il nome del vincitore”
Si fa da parte e passa il microfono a Harry. Subito ridacchio ricordandomi il suo discorso di prima.
E degli urletti nascono in fondo alla sala.
Harry cerca di fare il serio e prende a parlare.
“Ciao ragazzi! Non facciamo troppo casino, altrimenti qua ci cacciano. Niente, volevamo dire che siete stati bravissimi, dobbiamo ammettere che è stato difficile decidere chi far passare. È la prima volta che ci troviamo in questi panni, ma questo progetto necessitava di queste misure. Bene, faccio il valletto. Ragazzi chi vuole pronunciare il nome?” Domanda guardando i suoi compagni.
Niall alza la mano e Harry gli avvicina il microfono. Niall sorride e dice l’ultimo nome che io potessi aspettarmi.
“Alyssa Miller”
No! Non è vero! Questi tizi sono completamente matti! Qualcuno ha fatto uno scherzo di cattivo gusto e ora diranno che è tutta una farsa, oppure qualcuno ha cambiato identità.
Torno momentaneamente in quella sala e sento tutti applaudire e una ragazza accanto a me mi spinge in avanti sorridendo.
Non so cosa fare, sono completamente spiazzata.
Mi invitano a salire sul palco e goffamente ci arrivo. Subito Harry mi abbraccia seguito dal resto del gruppo.
E non l’avrei mai detto, ma nei loro abbracci mi sento bene.
Si complimentano con me e subito dopo mi danno una busta contenente le “istruzioni” per il loro progetto.
Non mi resta che sorridere a tutti loro e scendere nuovamente tra le persone normali.
Subito qualcuno mi viene in contro e mi abbraccia.
“Io lo sapevo! Sei un mito” Eloise ha le lacrime agli occhi e trattiene a stento un pianto isterico.
“Che fai piangi?” Le domando sorridendo.
“E’ che… Oh, fatti abbracciare. Finalmente hai combattuto e hai vinto”
Si El, ho superato questa tappa. Ma la battaglia non mi vedrà mai vincente.
Rileggo quello strano biglietto che mi rigiro tra le mani.
“50 Underwood Street London”
Ore 10 a.m.
Sono fuori ad una villetta di medie dimensioni, ben curata e oggettivamente elegante e facoltosa.
Ho parcheggiato lo scooter, rinsavito, a un palo li vicino e con un sospiro suono il campanello del cancello in ferro battuto.
Sbuca fuori dalla porta sopra le scale, la testa di Louis che mi sorride e mi apre il cancello.
“Alyssa, vieni, ti aspettavamo”
Con passo fintamente sostenuto, salgo le scale e lui si fa di lato per lasciarmi entrare.
“Prego entra. Gli altri stanno ancora dormendo, ma io stavo preparando la colazione. Hai fame?” Mi domanda mentre mi guida verso una porta a sinistra dell’ingresso, intravedendo un salotto alla destra.
“Hem, veramente ho già fatto. Ti ringrazio”
Mi guardo attorno affascinata, la cucina è enorme e ultra moderna. E Louis sa destreggiarsi bene tra tutti quegli utensili.
“Siediti. Tanto tra poco qui sarà una bolgia” Mi sorride prendendo a trafficare con tazze e biscotti.
“Se vuoi ti aiuto” Mi offro, incapace di stare con le mani in mano, mentre sono totalmente a mio disagio.
“Perché no, tieni, metti le tovagliette”
Mentre posiziono quelle tovagliette con disegni divertenti e colorati, sento delle voci provenire dalle scale.
“Lou, spero tu abbia preparato la colazione più enorme della tua vita. Ho una fame” Si materializza, con le mani in quel cespuglio, Harry, che non appena nota una figura diversa da Louis si blocca, facendo sbattere alle sue spalle un assonnato Liam.
“Hazza, ma che cazz…” Non completa la frase perché anche lui si blocca non appena mi guarda.
Ovviamente io, super imbarazzata chiedo aiuto a Louis con lo sguardo.
“Ragazzi, vi ricordate vero, che oggi Alyssa doveva venire a casa per iniziare il progetto?” Domanda divertito lui ai suoi amici.
“Porca puzzola. Me ne ero dimenticato” Dice Harry sprofondando su una sedia.
Liam entra in stanza sorridendo.
“Ciao” Mi saluta.
“Buongiorno ragazzi” Ricambio.
“Ovviamente i due ritardatari stanno ancora dormendo. Vado a chiamarli” Si offre volontario Louis, sparendo fuori la stanza.
“Vivete tutti insieme?” Domando curiosa.
Harry cerca di bofonchiare qualcosa, ma è impedito dal cornetto che sta addentando.
“Quando siamo a Londra per lavoro si, altrimenti ognuno ha la propria abitazione” Risponde Liam squadrandomi da capo a piedi.
Mi sento tremendamente fuori posto, come una forchetta nel bagno.
Eppure dovrei sentirmi totalmente a mio agio, nei miei confortanti jeans e maglietta, mentre loro sono in pigiama. Dannazione!
“Capisco”
“Comunque sei stata un fenomeno l’altro giorno alle prove. Dio, ho amato la tua versione di quella canzone” Si complimenta Harry, deglutendo l’ultimo pezzo di cornetto.
“Mi sono sorpresa io stessa” Incredibile, c’è anche chi mi ha apprezzato.
Louis torna con Zayn e Niall che dopo avermi salutato, si gettano anche loro a fare colazione.
Questi ragazzi sono tremendi. Mangiano come se non ci fosse un domani.
“Alyssa, se vuoi accomodati in salotto. Noi ci cambiamo e arriviamo subito”
Detto questo spariscono sulle scale e io mi dirigo in quello che dovrebbe essere il salotto.
Un divano bianco è al centro della stanza, di fronte ad esso un camino e sopra un televisore capeggia tipo quadro, un grande tappeto ai piedi del divano, un’enorme libreria alle spalle di questo.
Ma la cosa che lascia senza parole, è una gigantesca porta finestra che parte dal soffitto, fin ad arrivare al pavimento, con una tenda bianca tirata sul lato e fermata con un cordone dorato, facendo vedere il panorama del giardino.
Ma la vista non termina qui, c’è un pianoforte a coda nero lucente che esalta la perfezione della sala.
Intimidita, mi avvicino a quest’ultimo e ne sfioro i tasti, senza emettere nessun suono.
“Ti piace?” Domanda qualcuno sulla porta.
Sobbalzo e mi volto a guardare Liam appoggiato con una spalla allo stipite della porta.
“E’ meraviglioso” Ammetto guardandolo avvicinarsi.
“Già, sono d’accordo”
Sorrido e torno a guardare il piano.
“Ami quello che fai, non è vero?” Domanda curioso, avvicinandosi e appoggiandosi al piano accanto a me.
“Cioè?”
“Quando suoni, si è notato. Nascondi qualcosa dentro, che va ben oltre la passione”
Non è possibile. Mi volto a guardarlo con gli occhi sbarrati.
Qualcuno ha capito cosa volevo dire con quella canzone? Qualcuno veramente è riuscito a percepire il mio grido d’aiuto?
“Allora! Siamo pronti qui?” Domanda Harry entrando con gli altri in salotto.
Spezzo il contatto visivo con Liam e sorrido ai nuovi arrivati.
Avrò sicuramente interpretato male, Liam sicuramente avrà capito qualcos’altro. Con la mia corazza mai nessuno è riuscito ad entrare nel profondo e vedere quello che realmente nascondo.
“Parliamo del progetto!” Esordisce Zayn, sedendosi sul divano e facendomi segno di accomodarmi.
Si, sicuramente avrò capito male.
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Turn back time
FanfictionIl destino. Questa parola così comune, ma di difficile significato. Cosa celerà dietro una vita tormentata? Alyssa, passato e presente difficili. Ha paura di combattere, di uscirne perdente. Perchè sa, che qualsiasi cosa farà soccomberà in ogni caso...