False convinzioni

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Arrivo a casa con un leggero ritardo. Mi guardo attorno ma non scorgo nessuna figura bionda all’orizzonte.

Apro il garage per parcheggiare lo scooter.

La macchina di mio padre come al solito manca. Sarà a lavoro, come sempre. Per lui lavoro, lavoro e solo lavoro, per non pensare e per dedicarsi, forse, a quello che non è riuscito a fare alla sua unica figlia.

Sospirando chiudo la saracinesca.

“Stavo diventando vecchio” Mi fa sussultare una voce alle mie spalle e nel girarmi faccio cadere le chiavi per terra, portandomi una mano sul cuore.

“Dio, Niall! Mi hai fatto prendere un colpo”

Lui scoppia a ridere, bello come il sole. Che ora ha lasciato spazio a un cielo che man mano sta diventando sempre più oscuro.

Niall è appoggiato alla Range Rover nera, indossa una polo celeste, che gli mette ancora di più in risalto quei pozzi azzurri che ha al posto degli occhi, un semplice jeans chiaro e per terminare le immancabili Nike Blazer.

“Scusami” Mi sorride e i suoi occhi brillano di luce propria.

“Fa nulla” Rispondo rigirandomi e chiudendo come si deve il garage.

Mi avvicino a lui e mi apre la portiera.

“Prego” Mi invita a salire con un cenno della mano.

“Dove andiamo?” Domando salendo sulla grossa macchina.

Lui fa il giro e si siede al posto di guida.

“Per prima cosa cibo! Poi in un posto” Mi strizza l’occhio.

Sorrido a quell’espressione. Sembra un bambino desideroso di far vedere il suo giocattolo preferito.

“Facciamo due passi?” Domanda, mentre addenta il suo hot dog riempito di non so cosa.

Accenno un si, sgranocchiando delle patatine fritte con ketchup in una vaschetta di alluminio.

Seguo Niall, mentre mangiamo senza emettere parola.

“Come va?” Domanda alla fine lui, pulendosi le dita in un fazzoletto, per poi gettarlo in un cestino di passaggio per strada.

Si è fatto buio, il sole è oramai tramontato e i mille colori sono spariti, lasciando spazio alle tenebre. Una luna piena è li sul cielo, ammirando la vita di quelle minuscole persone.

Sospiro e scrollo le spalle.

“Bene” Rispondo impacciata, mentre anche io getto la vaschetta ormai vuota.

“Non sembri convincente” Osserva lui, riprendendo a camminare.

“Dove andiamo?” Chiedo io, per cambiare discorso.

Lui si gira e mi sorride.

“Nel mio posto preferito. Vieni” Mi allunga una mano e mi tira, ridendo, verso un parco semi deserto.

Quasi corre verso una collinetta, mentre io incespico sull’erba non vedendo dove mettere i piedi.

Mi aiuta a salire, aggrappandosi a delle rocce e tirandosi su.

Finalmente arriviamo in cima e la vista mi lascia a bocca aperta.

“Ti piace?” Domanda emozionato, come un bambino.

La vista è spettacolare. Londra di sera è sotto di noi. Si può benissimo ammirare il London Eye illuminato, che ci saluta allegro circondato da altre mille lucine. Mi sento così piccola e impotente.

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