La cosa giusta

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POV LIAM

Quando apro gli occhi, sento un'altra presenza accanto a me. Una presenza totalmente diversa da quella che sono solito trovare.
Una chioma castana mi solletica il mento, mentre un fiato dolce e tranquillo mi accarezza il collo.
Non mi sono mai sentito in pace nella mia vita, forse solo una volta, con un'altra presenza anch'essa dannatamente importante per me.
Mi volto appena, per trovare Alyssa che dorme beatamente con una mano appoggiata al mio petto, proprio dove c'è il mio cuore.
È una presa delicata, come se, se ne stesse prendendo cura amorevolmente di quel cuore.
Ed effettivamente è proprio così, ho donato il mio cuore a questa splendida ragazza. Erroneamente?
Tutte le situazioni, casi e persone, potrebbero dire di si. Che è stato un errore, un tremendo errore.
Ma io non ho la forza di ammetterlo, non ora! Non qui guardandola dormire, così in pace con se stessa.
Ricordo quella volta in cui cadde, letteralmente, ai miei piedi. Quella volta a scuola.
Era così piccola, indifesa e timida. Un angelo. Una piccola ragazza d'amare subito.
Poi sentire la sua voce fu il colpo di grazia.
Quella voglia di parlare di qualcosa oscura, profonda, quella sensazione di dover capire il suo grido d'aiuto, ma non riuscire a mettere i pezzi al posto giusto.
Me ne innamorai all'istante.
Come non si fa ad amare una come lei?
Così perfetta, così angelica, ma forse di angelico non ha nulla.
E non per colpa sua, perché il fato le è stato avverso.
Con chi te la puoi prendere in questi casi?
Con Dio?
Con il destino?
Con la vita?
Cosa ha fatto di male, quest'angelo, per meritare ciò?
Devo ammettere che ho ancora pensato a come mi sento io.
Già, come ti senti Liam? Mi domanda sarcasticamente la mia coscienza.
Perché hai mollato quella donna, Sophia, per lei?
Questa domanda è fin troppo facile. Perché la amo.
La amo così tanto, ed è accaduto così velocemente che mi fa paura.
Paura che il cuore abbia capito fin dall'inizio che qualcosa non andasse, quale fosse il problema di Alyssa, così in fretta da non sprecare nemmeno un istante.
Se penso che tra un anno tutto cambierà, non mi sembra vero. Non può essere vero.
Credo di essermi rinchiuso nella consapevolezza che questa 'data di scadenza' come la chiama lei, sia tutta una cazzata.
Non è umanamente possibile.

Lei, come se avesse captato i miei pensieri, sospira e si gira di spalle abbracciando il cuscino.
Sorrido inevitabilmente a quella vista. Già, è proprio una piccola donna.
Silenziosamente, scendo dal letto per dirigermi nella sua camera.
Quando entro, sorrido a quel letto sfatto, contento del fatto che abbia deciso di venire a dormire da me.
Un'agenda rossa, attira la mia attenzione, appoggiata sul comodino.
Curioso, so che non dovrei, ma la apro e mi siedo sul letto.

I miei desideriRincorrere il giornoCorrere al parco con JenniferCantare insieme agli Imagine DragonsFare un bagno al mare a mezza notteIncidere una canzoneBallare fin quando i piedi non facciano maleSuonare il pianoforte davanti a tanta genteAndare in ItaliaComprare un caneAmareRivedere mia madreVivere


Mentre leggo, rimango stupefatto.
Sono desideri comuni, credo, a tutti quanti. Non capisco perché li abbia scritti qui, nero su bianco.
Dovrò approfondire.
Infilo l'agenda in borsa, prendo i suoi vestiti appoggiati sulla poltroncina accanto alla scrivania ed esco dalla stanza.
Quando torno in camera, lei dorme ancora e non ho nessuna intenzione di svegliarla. Ha bisogno di riposo.
Ne ha passate così tante dal mio compleanno.

Entro in cucina e trovo un assonnato Zayn, che gira convulsamente il cucchiaino nella sua tazza di caffè.
"Hei" Lo saluto, aprendo il frigo per cercare il latte.
"'Giorno" Risponde lui con voce atona.
Afferro il cartone bianco del latte e mi giro per trovare il bricco che lo possa riscaldare.
"Come va?" Domanda Zayne.
Sento i suoi occhi puntati alle mie spalle, in attesa di una mia risposta.
"Credo bene" Rispondo, scrollando le spalle, mentre riempio il recipiente con il latte.
"Credi o ne sei sicuro?" Domanda ancora.
Che cazzo è? Un interrogatorio di prima mattina?
"Sto bene Zayn. Sto fottutamente bene" Quasi urlo, voltandomi esasperato.
Lui mi guarda per un attimo indifferente e poi torna a girare il cucchiaino nella tazza.
"Non va bene" Decreta rassegnato.
"Secondo te?" Domando sarcastico, mettendo il latte sul fornello.
"Ho un'idea, ma spero di sbagliarmi"
Sbuffo esasperato, perché so benissimo quello a cui sta pensando e mi fa girare le palle.
È il mio migliore amico, ma alle volte vorrei tanto prenderlo a pugni.
"Avanti" Lo incalzo.
"Avanti, dimmi che me l'avevi detto. Dimmi che ho sbagliato. Dimmi che ho fatto la cazzata più grande del secolo. Avanti, dimmelo Zayn. Ma sai cosa? Non me ne fotte assolutamente nulla"
Detto ciò, mi volto e inizio a preparare la colazione da portare in camera.
Appoggio il tutto sul vassoio e lo alzo per dirigermi fuori.
"Sai che non te lo dirò" Risponde Zayn, dopo molto.
"Sbagli! Dovresti invece, perché è quello che stai pensando"
"Io penso solo al tuo bene Liam. È normale sia così. Non hai ancora pensato a quello che da ora accadrà. Cazzo, tra poco riprenderemo il tour, ci saranno gli eventi. E tu che fai? Molli Sophia, che stava per essere definita la tua ragazza ufficiale, ormai lo sapevano tutti. Invece ora stai iniziando una cosa totalmente diversa. Liam, Alyssa sta morendo. Come puoi fare una cosa simile?"
Questa è la goccia che fa traboccare il vaso.
Voglio un bene dell'anima a questo ragazzo. Ma alle volte non capisce che non me ne frega nulla delle etichette. Io voglio vivere come mi pare. E se questo consiste far vivere di conseguenza Alyssa, bhè... Preferisco abbandonare le dannatissime etichette di merda.
Mi avvicino a lui, trattenendo la rabbia a pugni chiusi.
"Non me ne frega un emerito cazzo di niente, se non lei! È l'ultima volta che te lo dico Zayn. Se non c'è lei, non mi importa di nulla"
Mi volto di spalle, ed esco dalla stanza in silenzio, mentre Zayn continua a fissare il vuoto davanti a se.

Quando apro la porta, spingendola con un piede, trovo Alyssa seduta sul letto che si guarda attorno.
"Buongiorno piccola" Le sorrido, con il mio solito sorriso ritrovato.
"Buongiorno" Risponde, stropicciandosi gli occhi.
"Ho dormito un sacco" Continua guardandomi.
"Eri in letargo. Ti ho portato la colazione. Vuoi mangiare con me?" Domando, posando il vassoio nel mezzo del letto.
"Wao, che meraviglia" Dice lei animata, guardando con occhi brillanti la colazione abbondante sul vassoio, proprio come una bambina.
Dio, potrei guardarla per sempre.
"Certamente" Risponde al mio invito.
"Hai portato tu le mie robe qui?" Domanda, indicandomi i suoi vestiti e la borsa sulla sedia accanto la scrivania.
"Si, sono andato a prenderli appena sveglio"
"Hai per caso preso un'agendina rossa?" Domanda, intimidendosi e abbassando gli occhi sulle sue mani perennemente intrecciate tra loro.
Potrebbe essere più innocente e delicata?
E per un momento mi dimentico di quello che c'era scritto li sopra, ma subito la curiosità riprende il sopravvento.
"Si, l'ho messa in borsa. Cos'era?" Domando.
Lei alza la testa, guardandomi seccata.
"Non dirmi che l'hai letta"
Merda! Merda. Merda. Merda.
Che diavolo le dico? Mentire o verità.
Mentire, significherebbe fare una cattiveria bella e buona.
Dire la verità, significherebbe sotterrarsi con le proprie mani.
Ma visto che stiamo percorrendo questa nuova strada, insieme, non voglio iniziare a prendere sotterfugi.
Mentre sto optando per la verità, lei mi spiazza e prende a parlare.
"Comunque, è un compito che mi ha dato la psicologa. Niente di interessante in verità" Ammette, riabbassando lo sguardo.
Oh no piccola, non è proprio 'niente di interessante'.
La psicologa, ora capisco.
Sorrido come un bambino, per aver letto e scoperto i suoi desideri più profondi. Perché il mio compito, ora, ha un ruolo ben stabilito.
Prima di sedermi anche io, mi abbasso e le lascio un leggero bacio sulle labbra, sorridendo.
Iniziamo a mangiare in silenzio, mentre lei con la coda dell'occhio mi guarda felice, riacquistando la spensieratezza di poco fa.
Gongolo felice, pensando di aver fatto la cosa migliore allontanandomi da Zayn quando eravamo in cucina e venire di corsa da lei.
Vederla felice è il buongiorno migliore che abbia mai avuto. E questa è la cosa importante: che lei sia felice.


Questa che sta per iniziare, sarà una giornata lunga e impegnativa e io già non vedo l'ora che arrivi la sera, per infilarmi nel letto e riuscire a dormire.
Alyssa è appena andata via, chiudendo la porta d'ingresso, accompagnata da un taxi.
Avrei voluto accompagnarla io, per tardare ancora di più il distacco, ma devo prepararmi per uscire e sono già in ritardo.
Mentre guardo ancora la porta che è stata appena chiusa dalla ragazza, sbuffo passandomi una mano tra i capelli.
Dio, non ho avuto un attimo di tempo per metabolizzare tutto. So che prima o poi dovrò farci i conti, so che prima o poi il mio naso si schiaccerà contro quella realtà che non voglio riconoscere, perché troppo dolorosa e so che quando me ne renderò contro farà male il doppio.
Ma riconoscere ora le difficoltà che le attendono, che mi attendono e che ci attendono, sarebbe come un omicidio.
So per certo, che fare i conti con la verità mi porterebbe sotto un treno, ed è assolutamente la cosa da non fare.
Perché l'unica cosa che serve a quella ragazza, che è appena andata via di casa, ma che non andrà mai via dalla mia vita, è coraggio e determinazione. E io sarò quella persona da cui avrà questi appigli.
"Hei, ti cerca Paul" Mi dice Louis, poggiandomi una mano sulla spalla, facendomi sussultare.
Sono stato impiantato li per quanto tempo? Non ho nemmeno sentito il telefono squillare, telefono che mi porge Louis con un sorriso tirato.
"Oh, grazie Lou"
Appoggio la cornetta all'orecchio, mentre guardo Louis andare in cucina sbadigliando.
Mi dirigo in salotto e mi siedo su una poltrona.
"Dimmi Paul"
"Hei Liam. Come stai?" Domanda la voce grotta dell'uomo, dall'altro capo.
"Insomma, mi cercavi?"
"Si, gli agenti ti vogliono parlare, ti hanno fissato un appuntamento oggi pomeriggio"
"Sai dirmi il perché?" Domando curioso.
Non ha parlato di tutto il gruppo, solo di me e la cosa mi inizia a sollecitare qualcosa in mente.
"No, mi hanno solo detto questo"
"Capisco, va bene"
"Ti serve un passaggio?"
"No Paul, ti ringrazio"
"Va bene, buona giornata Lee"
"Anche a te"
Chiudo la chiamata pensieroso, che diamine mi vorranno dire?
Mentre mi alzo dalla poltrona, noto la porta finestra aperta sul balcone. Strano, nessuno mai apre questa finestra.
Curioso mi avvicino e constato che qualcuno è fuori di essa.
Quando esco anche io sul balconcino, Harry è seduto per terra mentre guarda pensieroso il paesaggio davanti a se.
Non si è accorto della mia presenza, sembra immerso in un mondo tutto suo, non batte nemmeno le ciglia per quanto è concentrato.
"Hey" Lo chiamo io, mentre lui, finalmente si riscuote.
"Liam!" Dice, mentre sbatte ripetutamente le palpebre, per riprendere coscienza.
"Che ci fai qui?"
Lui stacca lo sguardo da me e lo riporta sull'orizzonte, facendo un sospiro che non sfugge alle mie orecchie.
"Pensavo" Finalmente ammette, dopo alcuni attimi di silenzio.
So per certo, dopo tre anni di convivenza forzata, con i suoi pregi e difetti, che quando Harry pensa è presagio di conflitto interiore, che lo farà stare con il broncio per giorni e giorni.
Poi quel broncio, proprio come è venuto, andrà via da solo, sotto una forte dose di chiacchiere e di caffeina.
"A cosa?" Domando, mentre mi siedo accanto a lui, sul freddo pavimento di cotto del balcone.
Incrocio le gambe e appoggio le mani sulla pancia. La mia abituale posizione d'ascolto insomma.
"Alla vita"
E mi spiazza.
Perché diamine tutti quanti mi vogliono così male? Che ho fatto di così sconvolgente da trovarmi la realtà, quell'ammasso enorme, definito ostacolo, sempre davanti il cammino?
Sarà un segno? Il fatto che non devo aggirarlo ma affrontarlo?
Cazzo! Non va bene.
Con tutto il bene che voglio al riccio, ma oggi non è giornata e lui se ne esce con questa domanda esistenziale a cui io, realmente, non so dare una risposta.
Sospiro pesantemente e aspetto che continui, con nessuna voglia di proseguire io il discorso.
"Ieri Alysaa, bhè lei... Ci ha detto che..."
"Lo so Harry, lo so" Lo blocco, chiudendo gli occhi e appoggiando la testa sul muro.
"E'... Strano" Ammette, con tono di voce preoccupato.
Strano?
Quasi non gli scoppio a ridere in faccia.
Strano è esattamente l'ultima parola che mi aspettavo per descrivere tutta questa merda.
"Sai, non me l'ero proprio aspettato. Pensavo che Eloise mi avrebbe detto qualcosa, invece saperlo così, mi è caduto il mondo addosso"
"Credo che Eloise non ti abbia detto niente perché non spettava a lei dirlo"
"Hai ragione. Non è questo il problema"
"E qual è?"
Harry rimane in silenzio e riflette su quello che andrà a dire.
Dopo vari sospiri, dopo vari tentativi di far uscire qualche parola, inutilmente, dalle sue labbra, sbuffa e si spettina i ricci ribelli.
"Harry" Lo anticipo.
"E' una questione delicata e non ti sto dicendo di cambiare il tuo atteggiamento verso Alyssa, perché credo che tu debba fare quello che ti senti di fare, ma qualsiasi cosa tu faccia, io ti prego solo di una cosa. Non farle, come dirò anche agli altri, pesare la sua malattia. L'ultima cosa che dovremmo fare è compatirla"
Il mio amico rimane in silenzio, assorbendo le mie parole.
Lo vedo combattuto e mi chiedo come mai lui l'abbia presa così forte.
Ma subito la risposta è chiara. E' Harry Styles, è l'uomo più emotivo che ci possa essere, prende tutto a cuore, maggiormente se si sta parlando di un'amica.
"E tu? Liam? Tu come stai?" Domanda il riccio, volgendo i suoi occhi verdi nei miei come a volermi studiare.
"Prendo quello che viene Hazza. E oggi mi si presenta una giornataccia. Perciò alziamoci e affrontiamo una cosa per volta" Svincolo, tirandomi su e spazzolandomi i pantaloni.
Allungo una mano ad Harry, che l'afferra e mi sorride.
"Sei una grande persona Lee, sei quella giusta per lei"
Già, è vorrei esserlo per sempre.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 15, 2017 ⏰

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