Affare fatto

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“Raccontami di questo ragazzo” Mi sprona la psicologa, seduta dietro la sua solita scrivania, con il block notes a portata di mano, penna tra le dita e occhiali posati sul naso adunco.

Mi agito sulla mia poltrona verde, cigolando, a disagio.

Le ho raccontato di quello che mi è capitato in questi giorni, l’audizione, la canzone, le lacrime fino ad arrivare alla mia fuga di questa mattina.

“E’ un ragazzo simpatico” Dico io, mentre prendo a torturarmi le dita.

“Alyssa” Mi rimbecca lei, guardandomi da sopra la montatura degli occhiali.

Sospiro e mi perdo, come sempre, a vedere lo spettacolo fuori la finestra. Se c’è una cosa che odio è passare due pomeriggi a settimana qui dentro, però mi piace ammirare come cala il sole a quest’ora. E la stanza della dottoressa offre un quadro reale sul mondo.

Un colpo di tosse e torno in quella maledetta stanza piena di libri che incutono noia non appena ci poggi gli occhi sopra.

“Lei mi sta chiedendo troppo, non so nemmeno io cosa raccontarle di Liam. Non lo conosco. Posso solo dirle quello che ho potuto notare di lui in questi giorni frammentati. Ho visto e ne sono certa, che è una persona fantastica, squisita. Ho visto i suoi occhi e parlavano da soli. Sa, io credo che gli occhi di una persona siano lo specchio della sua anima. E l’anima di Liam è pura. Sorride e sembra sprigionare luminosità. Mi è piaciuto il suo non giudicare quando le ho raccontato di mia madre. Mi è piaciuto anche quando siamo rimasti in silenzio a guardare l’acqua del fiume scorrere sotto al ponte. Non mi sono sentita a disagio. E non mi sono sentita giudicata”

Lei sorride e scarabocchia chissà cosa su quelle pagine bianche. Ad un tratto alza la testa e mi scruta.

“E del suo lavoro cosa ne pensi?”

Scuoto la testa e torno a guardare fuori la finestra.

“Non ci penso, è semplice. Stiamo parlando di un idolo per un sacco di gente li fuori. Gente normale, che canta, balla, si diverte con loro e senza di loro. Poi ci sono io, sono quella che sono, tutt’altro che normale. Perciò me e lui non siamo assolutamente compatibili. Mi farò male e sono stanca di sentire solo dolore”

Lei si toglie gli occhiali e gli appoggia accanto al block notes, posando anche la penna e appoggiando le mani sulla scrivania. Ad occhi chiusi mi domanda.

“E allora, quel’è il suo progetto?”

Quasi soffoco in un risata isterica.

“Il mio progetto? Nessuno. Non sapevo di dover costruire un progetto”

“E il destino?” Domanda ancora lei, aprendo gli occhi.

“Le ho già risposto l’altra volta. Non ci credo nel destino. Guardi lei stessa, ci ho provato, ho provato a buttarmi nella mischia, mettendomi la corazza ed espormi a dei sconosciuti e guardi lei il risultato” Dico, riuscendo a stento a trattenere le urla.

“Io vedo solo progressi. Lei Alyssa, tende a vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto. Lo veda per una volta mezzo pieno. Si renda conto che con quella canzone ha avvicinato persone nuove, indipendentemente dalla loro fama, ho capito che si è trovata bene, che sono persone affidabili e perché non dargli il beneficio del dubbio a una persona in particolare di questi?”

Sgrano gli occhi e la bocca incredula.

Il beneficio del dubbio? Ma di cosa stiamo parlando? È una cosa che non ci sta ne in cielo ne in terra.

“Ci provi Alyssa. Cosa può perdere?”

Cosa posso perdere? Nulla. Ho già perso tutto, compreso la cosa più preziosa di questo mondo: la vita.

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