Distanze da abbattere

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“Sei stata una grande. Dio, ho pianto così tanto” Si complimenta con me Eloise, stringendomi in uno dei suoi abbracci stritola budella.
Credo abbia preso questo vizio da Harry. Sorrido al pensiero di quel ragazzo ricciolino che mi manca, come tutti gli altri.
“Oh, non esagerare. Non ho detto chissà che” Rispondo dopo che mi lascia respirare liberamente.
“Ha ragione Eloise, sei stata splendida” Mio padre si aggiusta la cravatta e mi sorride, passandomi un braccio sulle spalle.
Adoro quei momenti, le due persone più importanti della mia vita qui con me.
Siamo fuori in cortile, con il ciuffetto del cappello ormai posto alla destra, per simboleggiare il traguardo raggiunto, per confermare i nostri sacrifici.
Qui, sotto il cielo di Londra, in questa giornata di sole, abbastanza singolare, una parte della mia vita si è conclusa. Probabilmente sono sempre più vicina alla mia personale fine, ma per una volta, una sola singola volta, non mi importa. Perché sto così bene. E se deve finire così, sono contenta.
“Che ne dite se vi invito a pranzo?” Domanda Eloise, mettendosi le mani sui fianchi fronteggiandoci.
“Non lo so, che dici papà?”
Lui guarda l’orologio infastidito.
“Piccola lo sai che vorrei tanto, ma ho un’operazione tra mezz’ora. Perché non vai tu? Quando finisci prendi un taxi e torni con calma?” Si giustifica mio padre.
Ecco li, il solito omone, pronto a salvare vite, mai una volta che si tira indietro. È anche questo che mi piace di lui.
“Certo papà, sta tranquillo”
“Scusami Eloise, salutami tanto i tuoi genitori”
“Lo farò Michael”
Mio padre mi lascia un bacio sulla fronte e scusandosi ancora, si congeda.
Certo, amo quell’uomo. Ma mi chiedo perché non ha potuto salvare anche me.
 
“El, non riesco più a mangiare altro. E sai che se mi sforzo, come va a finire” Sussurro alla mia amica, mentre la madre mi riempie nuovamente il piatto di dolcetti alle mandorle.
Per quanto invitanti possano essere, preferisco non fare visite inaspettate al bagno, solo perché il mio corpo si ribella.
“Mangio io, tranquilla” Risponde lei.
Il resto del pranzo si svolge allegramente, con i genitori di Eloise che si congratulano, con il gatto Mofo che vuole essere fatto i grattini, mentre si acciambella sulla pancia e con la sorellina di Eloise di undici anni, che ovviamente, ci riempie di filmini e dvd della sua cara e vecchia band, ormai famosa anche a me.

“Poi che hai fatto con Harry?” Domando alla mia amica, mentre siamo stese da sole sul suo letto, con Mofo acciambellato in mezzo a noi.
“Che dovevo fare?”
“Dico, come siete rimasti? Siete usciti nuovamente?”
“Dopo la premier non ci siamo più visti” Decreta lei, guardando il soffitto con le braccia dietro la testa.
Rimango in silenzio, ascoltando il ronfare del gatto peloso.
“In verità ci sentiamo” Aggiunge lei.
“Cosa? E perché non me l’hai detto?” Mi giro a guardarla appoggiandomi su un gomito.
“Bhè, sei stata male, poi il fatto del discorso. Non abbiamo avuto modo di aggiornarci”
“Capisco, allora?”
“Allora che?”
Sbuffo e torno a distendermi.
“Allora come va?”
“Va bene, cioè ci sentiamo solamente. Di certo siamo più spensierati di te e Liam”
Aggrotto le sopracciglia e rifletto su quello che mi sta dicendo.
“Che c’entra ora Liam?”
“Vuoi negare l’evidenza?”
“El, ti prego, di che stiamo parlando?”
Lei si alza e si mette a sedere a gambe incrociate sul letto.
“Parlo del fatto che dovreste parlare, parlo del fatto che lui è sprecato con quella li. Parlo del fatto che dovresti provarci”
Seguo i suoi movimenti, mettendomi seduta di fronte, facendo incavolare Mofo, mentre con un balzo scende giù dal letto.
“Ne abbiamo parlato El, basta!”
“Però non affronti la situazione” Alza le braccia al cielo, come per sottolineare la mia scemenza.
“Sto affrontando troppe cose ultimamente. Prima il progetto, ora il discorso, tra un po’ le analisi. Sono stanca  Eloise, arriverò al punto di mollare. E dire a Liam che mi sono innamorata di lui è l’ultima cosa che voglio fare”
“Fa strano sentirlo dire lo sai? Tu che non ti sei mai innamorata di nessuno”
“E così devo continuare. Lo devo dimenticare, devo completare questo progetto, dire addio a tutti loro e riprenderò la mia vita” Sentenzio, senza voler sentire ragioni.
“E’ questa, quella che credi la via giusta?”
“No, è quella che credo essere la più facile per la mia anima”
 
Mentre guardo la tv, impostata su un talkshow,  sul mio divano, sento vibrare il telefono accanto a me.
“Niall?” Rispondo dopo aver letto il mittente.
“Aly, mi puoi aprire? Sono fuori casa tua e ho compagnia”
“Come? Aspetta, vengo ad aprirti”
Chiudo la chiamata e a piedi scalzi mi avvio alla porta. Quando l’apro trovo lui, Harry e Louis, insieme a Eloise.
“Mi sono persa qualche passaggio?” Domando, facendomi di lato e lasciandoli accomodare.
“Dovevamo parlare di una cosetta” Spiega Louis, fiondandosi sul divano.
“Ok, di cosa?”
“Posso vedere la tua stanza della musica? Eloise me ne ha tanto parlato” Domanda, con le fossette in bella mostra, Harry.
“Prego, è tutta tua” Gli faccio segno con la mano e lui, accompagnato dalla mia amica, si dirige verso la stanza.
Sorrido alla loro unione delle mani. Certo, loro sono molto più avanti di me e Liam.
Cavolo Alyssa, sei incorreggibile.
“Di che dovevate parlarmi?” Domando, sedendomi accanto a Louis.
“Innanzitutto complimenti per il diploma. Eloise ci ha avvisati troppo tardi. Perché non ci avete detto niente?” Mi interrompe Niall, ancora in piedi, mentre si affianca a me, sedendosi sul bracciolo del divano.
“Bhè… Noi… Non volevamo disturbarvi, non vi sarebbe interessato”
“Spero tu stia scherzando Alyssa! Come cavolo puoi pensare una cosa del genere?” Domanda incavolato il biondo.
Non l’ho mai visto così. Sembra essersela veramente presa, come se avesse mancato un appuntamento importante.
Senza sapere cosa dire, mi blocco e prendo a giocherellare con le dite, intrecciandole e strizzandole.
“Hei, Horan! Non c’è bisogno di prendersela tanto. Alla fine è stata una loro decisione. Ci offriranno qualcosa a giorni. No Aly?” Domanda Louis, appoggiandomi una mano sulla spalla, facendomi un occhiolino.
“Non è per questo!” Brontola Niall, sospirando.
“Aly, quella stanza è stupenda. Voglio una così nella mia” Torna in sala Harry, con occhi brillanti, seguito dalla mia amica sorridente.
“Che succede?” Domanda ancora lui, guardando noi tre sul divano: Niall arrabbiato, Louis divertito, me spaventata.
“Niente Hazza, Niall stava un attimo sclerando. Allora ragazze, noi e questi due siamo in missione speciale oggi” Cerca di cambiare discorso, mentre guardo di sottecchi Niall, che è ancora assorto nei suoi pensieri.
Allungo una mano e stringo la sua, affinchè lui posi lo sguardo su di me.
Quando lo fa, sorrido scusandomi, sperando che lui possa capire e capendomi, lo vedo rispondermi allo stesso modo. Rimango spiazzata nello constatare quanto io e questo ragazzo riusciamo a capirci.
Mi stringe la mano e torniamo a guardare il resto del gruppo.
“Di che si tratta?” Domanda Eloise, sedendosi a gambe incrociate sul tappeto.
“Tu che sei una nostra fan dovresti saperlo” La rimbecca Harry, rimasto in piedi alle spalle della ragazza.
“Non capisco”
“Il compleanno di Liam, tra due giorni”
Mi irrigidisco al sol pronunciare di quel nome. Possibile che il destino mi porti sempre in quella direzione? O sarà semplicemente sfortuna?
“E’ vero! Me n’ero dimenticata” Spiega Eloise, battendosi una mano sulla fronte.
“Stavamo pensando di fargli una sorpresa” Aggiunge Niall.
“Di che genere?”
“Di qualsiasi genere. Lui festeggerà con la propria famiglia al mattino, poi la sera ha prenotato al Funky” Spiega Louis, ma viene bloccato da Eloise, che si alza e a quanto pare, è presa dagli spasmi.
“Funcky?! Tu hai appena detto Funcky?”
“El…” La riprendo io, consapevole del fatto che stia facendo una figuraccia.
Louis e gli altri la guardano abbastanza sconvolti, credo per il fatto di non averla mai vista così, tranne in alcuni casi estremi.
“Hem… Si”
“Eloise stai bene?” Domanda Harry mettendole una mano sulla spalla.
“Zitto tu!” Lo rimbecca, scrollandosi la sua mano.
Io ridacchio in silenzio, è incorreggibile! Ha il suo sogno vivente a distanza di palmo, ma le viene l’infarto al sol pronunziare il locale più in voga di Londra a cui cerca di entrare da tutta la vita.
“Avete la minima idea di che significa per noi comune mortali entrare li dentro?”
“Non proprio” Biascica Niall divertito.
“Ecco. Perciò la mia reazione è più che ovvia. Stavolta la fa Liam a noi la sorpresa”
“El, non siamo state invitate. Smettila” La rimprovero.
“Oh” E’ la sua risposta, che la fa tornare normale.
“Veramente vi ha messo in lista” Spiega Louis.
Io e Eloise ci guardiamo consecutivamente. Lei eccitata, io sconvolta. E no, non è una reazione positiva.
 
È passata un’ora da quando i quattro sono andati via.
Al momento sono stesa sul letto con le cuffie nelle orecchie e gli Imagine Dragons con Bleeding Out, mi fanno compagnia in questa serata di rilassamento.
Sto pensando da un po’ a quella persona, che probabilmente, è diventata un chiodo fisso nella mia mente.
Come ha fatto a inserirci nella lista per i festeggiamenti del suo compleanno, se non ci sentiamo da più di una settimana?
Probabilmente è rimasto sconvolto dalla me pazza, che cambia idea nel giro di poche ore.
Se penso a quello che è capitato alla premier, mi scaverei la fossa con le mie stesse mani.
Come abbia fatto a dare sfogo a quello che avessi dentro, io ancora non me lo so spiegare. E per fortuna, ho richiuso il tutto dentro di me, perché quel confronto riavvicinato la notte a casa sua, è stato destabilizzante e devo ammettere di aver avuto il sangue freddo per essere letteralmente scappata.
Ma si può considerare una risposta lo scappare dalla realtà? Certamente no.
Sbuffando, presa dalla noia, accendo il pc e lo appoggio sulle mie gambe, iniziando a navigare in rete.
Aggiorno Tumblr, e con se anche Twitter. Nelle notifiche vedo che i follower sono aumentati e curiosa ci clicco sopra, rimanendo piacevolmente colpita quando constato che i cinque ragazzi, che ora potrei considerare amici, mi hanno aggiunta alle persone seguite.
Sorridendo entro nel profilo di Liam e indecisa sul da farsi, faccio andare avanti e in dietro la freccetta del puntatore.
Sospirando e mandando a quel paese il bicchiere mezzo vuoto, apro la finestra di dialogo e ci mando un semplice messaggio.
 
A Liam Payne: Ciao!
 
Aspetto un po’, ma non ottenendo nessuna risposta scrollo le spalle e scendo dal letto, trascinandomi in cucina per la mia tisana ai frutti di bosco della sera. Quando torno in camera, noto con sorpresa un riscontro. Appoggio la tazza sul comodino.
 
Da Liam Payne: Aly. Ti stavo pensando sai? I ragazzi mi hanno avvisato. Congratulazioni per il diploma.                                                                                                                                         Come stai?
 
Effettivamente, ci sono rimasta male per il fatto di non sentirlo, da quando andai via dalla loro abitazione, provata.
 
A Liam Payne: Molto meglio, grazie dell’interessamento (anche dopo una settimana) sto scherzando Liam. Grazie.
 
Da Liam Payne: Scusami, veramente! Sono stato impegnato col nuovo cd, io e Louis stiamo scrivendo la maggior parte delle canzoni e sono incasinato. Però ti ho pensato.
 
A Liam Payne: Non importa Liam, tranquillo. Ora che fai?
 
Mi prenderei a calci da sola. Dannazione Alyssa, perché svolti sempre quando si prende in considerazione la voglia di combattere e partecipare alla battaglia? Ti ha detto che ti ha pensata e indubbiamente anche tu lo hai fatto. Perché svincoli in continuazione?
Bene, sto avendo anche un dibattito con la mia mente.
 
Da Liam Payne: Sono a casa con gli altri. Sei sola?
 
Domanda pericolosa, nello stesso momento che inizio a scrivere un’eventuale ipotesi sul fatto di farmi far compagnia da quel ragazzo, mio padre gira le chiavi nella toppa della porta al piano di sotto. No, questa non è sfortuna, è decisamente il destino che mi sta urlando di rimanere alla larga da lui.
 
A Liam Payene: No, è appena tornato mio padre. Notte Liam.
 
Scendo dal letto, per andare a salutare mio padre appena tornato.
Quando scendo le scale lo trovo seduto al tavolo della cucina, che sorseggia un bicchiere d’acqua, assorto nei suoi pensieri.
Si è cambiato dal completo di stamani della seduta, ha ripreso la sua vita reale e con se i soliti abiti da lavoro.
“Ciao papà” Lo saluto lasciandogli un bacio sulla guancia.
“Ciao piccola” Risponde assente.
Qualcosa bolle in pentola e curiosa, gli appoggio una mano sul suo braccio.
“Cosa c’è papà?” Domando preoccupata.
“Aly, ho prenotato la visita in ospedale tra quattro giorni”
Sento indistintamente le fiamme prendere possesso del mio stomaco. Come sarebbe a dire? Perché ha prenotato senza avvisarmi? Perché mi fa questo?
“Perché?” Domando con un filo di voce.
“E’ passato troppo tempo dall’ultima volta Alyssa, sai come vanno le cose. Dobbiamo controllare”
Scuoto la testa e nello stesso momento in cui mi rendo conto che vorrei solo scappare, sento gli occhi inumidirsi.
“Dovevi avvisarmi papà, è la mia vita”
“Non iniziare, so benissimo che non vuoi farti controllare! Maledizione Alyssa, io lo faccio per te”
“Davvero vorresti fare una cosa per me? Lasciami vivere in pace. Non mi importa nulla delle visite”
“Non ti importa?” Urla lui alzandosi di scatto dalla sedia, facendomi indietreggiare.
“Se a te non importa il fatto che tu stia morendo, a me si maledizione!”
Rimango spiazzata da quelle parole. Le lacrime prendono a scendere senza nessun mio permesso.
MorendoSto morendo. E probabilmente sto iniziando a farlo proprio dall’interno.
“Grazie papà, per il bel regalo” Sussurro, voltandomi e scappando in camera.
 
Chiudo la porta alle mie spalle e mi sento stravolta. Perché? Perché non posso avere una giornata tranquilla? Perché l’inferno deve sempre farsi sentire in qualsiasi momento?
Asciugandomi le lacrime afferro il pc per spegnerlo, ma vengo distratta da una nuova notifica.
 
Da Liam Payne: Mi sarebbe piaciuto parlarti, anzi, dobbiamo farlo al più preso. Mi manchi Alyssa, mi manchi e non capisco come sia possibile. Comunque tieniti libera per sabato, mi piacerebbe che tu venissi al Moncky per festeggiare il mio compleanno. Ci conto. Buonanotte.
 
Anche se inconsapevolmente, questo ragazzo riesce a lenire le mie cicatrici e a farmi credere che l’inferno sia meno pericoloso di quello che realmente sia.

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