Arriviamo agli studi di registrazione, mentre una pioggerella fine inizia a bagnare su i tetti delle case e delle macchine.
Il tempo è in perfetta sincronia con la me interiore. Ecco perché si spiega il suo perenne malcontento. Se trae energia da me, possiamo stare sicuri che vedere splendere il sole sarà una cosa più unica che rara.
Per la durata del viaggio, Harry ha cercato di risollevare il morale, inventando al momento qualche battuta di poco conto. Ma si è subito spento, quando ne io ne Niall gli davamo corda. Perciò, per riempire quel vuoto assordante, ci ha parlato solo la radio. Con canzoni troppo vecchie, che hanno composto la storia. E queste mi hanno rilassata, come solo il potere della musica sa fare.
Ma non appena Niall svolta l’angolo e mi appare un comprensorio immenso bianco, con giardinetti tutto intorno, la strana sensazione che avevo addosso ritorna.
Un cancello di ferro inizia a scorrere, facendo entrare l’auto, che viene subito parcheggiata nello spiazzale dedicato alla sosta.
Quando Niall tira il freno a mano, usciamo tutti.
“Andiamo” Mi si avvicina Harry e mi appoggia una mano alla base della spalla per invitarmi a precederlo.
Arrossendo, per questa vicinanza insolita, abbasso il capo e mi avvicino insieme ai due alle porte scorrevoli.
“Dove vado io?” Domando incerta guardandomi attorno.
Siamo al secondo piano dello stabile, dove ci sono una serie di porte chiuse bianche, che riportano i nomi dei ragazzi. I camerini.
“Perché non ci aspetti qui?” Mi indica Niall, un salottino dai colori tenui.
“Noi arriviamo subito, ci cambiamo e siamo da te” Aggiunge Harry, incamminandosi verso il corridoio.
Appoggio la borsa e mi siedo vicino ad essa sul divano più piccolo.
“Facciamo presto” Niall si allontana anche lui, voltandosi un’ultima volta per accettarsi che io stia bene.
“Vai tranquillo biondo” Lo rassicuro.
Non appena sparisce nel corridoio, sospiro e mi alzo in piedi.
Non me la sento di stare seduta qui, mentre l’adrenalina mi circola in corpo.
Mi avvicino alla finestra, un’enorme lastra di vetro che percorre la parete per tutta la sua lunghezza e larghezza, si estende dal soffitto al pavimento.
Si affaccia sul giardinetto degli studio. Rimango in attesa che la mia testa viaggi indietro a pochi attimi fa.
Sentire quel dolore al petto, non me lo so proprio spiegare. È come se il mondo mi fosse caduto addosso, ma allo stesso tempo sentivo un vuoto dentro, percorso da una corrente gelida.
Perché me la prendo così tanto? Dopotutto questa non è la mia vita! Come posso, anche solo lontanamente, pensare a un’eventualità che non potrebbe mai essere presa in considerazione? Perché mi aggroviglio così tanto la testa per lui? E perché continuo a pensare che, quella che ha accanto non sia degna di lui?
Non lo conosco nemmeno, ma sento qualcosa. Qualcosa di fastidioso, di opprimente, ma allo stesso tempo familiare, dolce. So che è sbagliato. So che non fa per me. Ma è così forte che mi succhia linfa vitale, e so per certo che non è il demone. No, lui stavolta non c’entra niente. È sempre li che veglia, in attesa che quest’altro sentimento opposto mi faccia a pezzi. Ma che nome dare a questo nuovo arrivato? Che emozione sarà questa sconosciuta?
“Alyssa?” Domanda una voce alle mie spalle.
Mi giro di scatto e trovo Louis a fissarmi, mentre due ragazzi alle sue spalle stanno salendo i gradini scherzando e ridendo tra di loro.
![](https://img.wattpad.com/cover/15076355-288-k148615.jpg)
STAI LEGGENDO
Turn back time
FanfictionIl destino. Questa parola così comune, ma di difficile significato. Cosa celerà dietro una vita tormentata? Alyssa, passato e presente difficili. Ha paura di combattere, di uscirne perdente. Perchè sa, che qualsiasi cosa farà soccomberà in ogni caso...