CAPITOLO 13

2.2K 194 8
                                        

Era notte e nel letto sentivo James era affianco a me.

Immagini apparivano nella mia mente: un ragazzo, alto con dei capelli biondi lunghi fino alle spalle, una barba incurata, e il viso sporco.
Aveva un'aria determinata e sembrava avere fretta.
Scalava rocce, sfidava boschi e correnti troppo forti.

Una strana sensazione si faceva sempre piú forte.

Ed eccomi di nuovo sveglia nel cuore della notte.

Mi alzai spostando il braccio di James che era pogiato sulla mia vita e andai nel piccolo bagno collegato alla camera.
Aprí nervosamente il rubinetto del lavandino e mi sciacquai il viso, osservandomi allo specchio.
-Megan- mi chiamó il vampiro.
Mi fece sobbalzare la sua voce.
-Va avanti cosí da una settimana-
James era con la schiena contro l'entrata del bagno.
Aveva un'aria davvero preoccupata.
Ma non volevo farlo preoccupare più di quanto già non lo fosse.
-Cosa ti succede?
A me puoi dire tutto, lo sai- sussurró accarezzandomi le spalle.
-Niente di importante, forse é solo la memoria che cerca di ritornare-

-Dai vieni qui- disse porgendomi la mano e abbracciandomi.
-Passerà- mi tranquillizzó.

Le notti non erano un granché ma dopo dell'alba andava tutto decisamente meglio.
Tra bagni freddi e asciugamani
avevo ripreso il controllo delle mie capacità di dominatrice dell'acqua.
Ma avevo ancora molta strada da fare.
Mi sembrava di essere come un bambino con capacità che non sa di avere o tanto meno usare.

La nostra casa era ben nascosta dagli occhi dei turisti da una flora molto fitta e rigogliosa.
Sembrava di stare all'interno di una bolla che ci rendeva invisibili e intoccabili.

Andai sul balcone della casa e mi pogiai pensierosa alla sbarra di legno.

James era piú tranquillo quando andava a fare i suoi giri di ricognizione ora che avevamo trovato un posto tranquillo ed ora che avevo un lago a mia disposizione per difendermi.
Sarebbe tornato presto, almeno cosí diceva ogni volta.

Intanto io non potevo essere vista ma potevo vedere gli altri.
In lontananza scorgevo bambini giocare a rincorrersi, genitori appollaiati sulle tovaglie da picnic e persino qualche cane rincorrere frisbee o scoiattoli.
<Venite a trascorrere un meraviglioso weekend al lago, l'habitat naturale per le famigliole felici>: questo avrebbe dovuto dire la brochure.

Ma l'argomento famigliole felici non era proprio il migliore da tirare fuori.

Abbassai lo sguardo triste quando qualcosa catturó la mia attenzione.
La figura rapida di un uomo col volto coperto da un capuccio, come un flash.

-Cara testolina, mi giochi brutti scherzi ultimamente- mi dissi.

Ma la convinzione forzata che cercavo di autoapplicarmi non fu sufficiente a placare il mio senso di inquietudine.

Avevo decisamente bisogno di una passeggiata per rinfrescarmi la mente.
Se c'era davvero qualcuno, se la sarebbe dovuta vedere con una Megan diversa.

Camminavo lungo le rive del lago.
Circondata da bambini che scorrazzavano allegri e tante coppiette che si scambiavano parole dolci e baci.
"Chissà se, se fossimo stati normali io e James, avremmo fatto anche noi un romantico picnic" pensai.

Pensando ad una vita normale, riuscí a prendere sonno sui prati verdeggianti.
A portarmi alla realtà questa volta fu un urlo stridulo e acuto.
Una mamma urlava e chiedeva aiuto.

Alcuni bambini facevano un bagno nelle acque del lago e tra essi anche quello che probabilmente era il figlio, che si era spinto un pó troppo verso l'interno.
Il bambino stava annegando.

Alcuni ragazzi si tuffarono in acqua per andare a riprenderlo ma sapevo che non sarebbero arrivati in tempo.

Presa d'istinto corsi dietro una canoa accostata sul bagnasciuga e cercai di concentrarmi.
Dovevo agire o quella madre non avrebbe mai più riabbracciato il figlio.
Con un movimento lesto delle mani le acque sotto al bambino si levarono portandolo in superficie.
Mossi il letto d'acqua e lo riportai sulla terra ferma.
Il bambino tossí e la mamma si precipitó da lui ad abbracciarlo.
Un cerchio di persone curiose e basite si formó intorno ai due mentre io traevo un respiro di sollievo.
Il bambino era salvo e fortunatamente nessuno mi aveva visto.

In quell'istante qualcuno mi prese il polso.
-Ma che cosa fai?!- mi rimproverò James.

Neanche il tempo di elaborare una risposta che mi prese in spalla e in un batter di ciglia mi riportó all baita.

-Ti ha visto qualcuno?-mi chiese preoccupato.
-No, no! Tranquillo.
Sono stata attenta- ribadí.
-Che cosa volevi fare?!-
-Non ho fatto niente di male!-
-Non puoi andare in giro e usare i tuoi poteri in mezzo agli umani!-
-James, quel bambino sarebbe morto!-
-Qualcuno lo avrebbe salvato andando a nuoto!-
-Non ce l'avrebbero mai fatta, credimi lo so...-
-Okay Megan, le tue intenzioni erano buone, lo so.
Ma se ti scoprono l'intero mondo cercherà di stanarti come si fa con una bestia indesiderata, di fare esperimenti o Dio solo sa cosa!-

Stavo per rispondere che non avrebbe dovuto stare così in pena quando un sentí un fischio stridulo.
"Una freccia?!" realizzai.

-James!- la freccia si era conficcata nella sua spalla.
Il vampiro si contorse dal dolore lasciandomi sconvolta.
"Non avrebbe dovuto fargli cosí male!"

Mi voltai nella direzione in cui era venuta la freccia.
Un ragazzo era in piedi di fronte a me e teneva in mano ancora l'arco lucente e dorato.
Di sicuro un'arma speciale per aver ferito James.
Aveva un cappuccio in testa ma sentivo di riconoscierlo ugualmente.
"Il flash di prima.
Allora non sono pazza, é già qualcosa" pensai.

Rapida levai dal lago una scia d'acqua che serpeggiava intorno al mio corpo pronta a schiantarsi sul nemico.
-Chi sei!?- dissi con tono fermo.
-Calma, non sono qui per farti del male- disse.
Aveva una voce grossa e roca, quasi da cavernicolo.

-Arrivi in casa mia aggredendo il mio ragazzo e ti aspetti che ti creda!- dissi arrabbiata.

Un brivido come una scarica elettrica mi salí dalla schiena a finire nelle mani che scattarono lanciando il turbine d'acqua sul ragazzo.

Lo intrappolai in una bolla d'acqua impedendogli di respirare.

Si stringeva la gola con entrambe le mani e l'arco si dissolse, cosí anche la freccia nella spalla di James.

Mi avvicinai alla bolla.

Il ragazzo si agitava e il cappuccio gli scivoló di dosso lasciando il viso scoperto.

"Oh cazzo!" esclamai nella mia mente.

Lasciai andare l'acqua che si infranse sul terreno liberandolo.
Cadde sulle ginocchia tossendo.
Poi alzò il viso sorridendo.

-Era ora che ti ricorddassi di me!-disse.
-Troy?!- esclamai.

LOST WINGSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora