36. Game

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Justin

Prima di aprire gli occhi seppi di essere in pericolo. Il sonno non mi aveva ancora abbandonato e avevo la vista annebbiata. Giacevo su qualcosa di duro e il freddo mi si insinuava nelle ossa attraverso la maglietta.
Il collo piegato in un'angolazione innaturale mi faceva male, così mi sforzai ad aprire gli occhi.
Mi sembrava di essere seduto su una sedia, la stanza era buia.
O forse non vedevo ancora bene.
Per un attimo tutto mi parve stranamente immobile.
Poi la vista mi ritornò. Ero in una stanza buia, sentivo una puzza di bagnato.
Cercai di muovermi, ma le mie mani erano legate dietro la schiena.
Anche le mie caviglie erano legate ai piedi di ferro della sedia.
Lottando per contrastare la confusione che ancora mi appannava la mente, guardai intorno a me cercando di capire dove fossi.
Tutta la stanza era in ombra, una striscia di luce veniva da una piccola finestra rettangolare in alto.
Fuori era notte, la luce veniva da un palo sulla strada. Era tutto silenzioso, persino l'aria era silenziosa.
Mi parve di riconoscere quel posto, ma era ancora un pensiero sfuggente. Non riuscivo a concentrarmi a causa del terribile dolore che mi martellava il cranio. Cercai di levare quella dannata corda legata alle mie mani, ma era troppo dura, tanto che mi arrossai i polsi. Ringhiai dal dolore e guardai meglio intorno.
Quel posto era completamente deserto e spaventosamente silenzioso.
Il dolore mi pulsava nel cranio scendendo verso il collo e tutto il corpo. La nuca, il punto in cui mi avevano colpito, faceva malissimo e avrei preso a pugni chiunche lo avesse fatto.
Mi ricordai di Kate...
Era scappata? L'avevano presa?
L'ansia saliva sempre di più in me.
Sperai con tutto me stesso che fosse riuscita a scappare.
Non avrei sopportato l'idea di vederla fra le mani di quei coglioni, soprattutto di Mark.
Io avrei subito ogni sofferenza e dolore per lei, sarei rimasto lì legato in quello spazio chiuso per sempre.
Ma lei doveva essere al sicuro...
Mentre pensai alla mia Katy, si sentì un suono di scarpe dietro la porta.
Poi udii un secondo suono, il lieve cigolio di una porta che si apriva.
Qualcuno rimase fermo sulla soglia della porta, che era spalancata, ma dall'altra parte non si vedeva nulla.
Completamente buio, così come quella fottuta stanza.
La porta si chiuse lentamente, facendo un rumore fastidioso.
Chiusi gli occhi sentendo crescere il dolore al cranio.
L'ombra si avvicinò fino a quando no apparve un volto sotto la luce.
Quel volto che avrei preso a pugni un sacco di volte, fino a vederlo con gli occhi chiusi.
Strattonai i polsi, sperando che la corda si staccasse per poter andare da lui a strozzarlo.
《Dov'è lei?》dissi.
Mark schioccò più volte la lingua sul palato scuotendo la testa.
《Sta bene. È al sicuro adesso.》
Mi prese una fitta allo stomaco.
《Che vuoi dire con "adesso"? Dove cazzo è?》ringhiai.
Cominciò ad avvicinarsi e la voglia di rompere quelle dannate corde cresceva sempre di più in me.
Mark cominciò a girare intorno a me, facendomi perdere la pazienza.
《Sai... mi ricordo di una volta in cui avevo detto a Kate che l'avrei lasciata stare...》
Iniziò a raccontare per poi fermarsi di fronte a me. Si piegò con le mani poggiati sulle ginocchia, per essere alla mia altezza.
《Ma io non posso starle lontano. Lei è mia.》ridacchiò.
Continuai a guardarlo sentendo le cazzate che diceva. Aveva problemi seri, doveva farsi curare.
《Non sarà mai tua.》dissi.
La rabbia che sentivo in quel momento era indescrivibile e lo avrei ucciso se non avessi le mani legate.
Lui scoppiò a ridere e si allontanò.
《Sei così sicuro di te. Mi fai pena.》
continuò a ridere mentre girava intorno a me.
《Dov'è?》ripetei cercando di non urlare.
Lui scosse la testa avvicinandosi ad un tavolo sotto la finestra.
Stavo perdendo la pazienza, dovevo capire dove caspita era Kate.
Avevo paura che non fosse riuscita a scappare.
Quando mi accorsi di quello che aveva in mano mi si gelò il sangue nelle vene. Si avvicinò con la siringa in mano e non osai immaginare cosa c'era all'interno di quel tubetto di plastica. La rabbia mi pulsava nelle vene mescolata nel frattempo con la paura di quello che poteva fare.
Ero legato e privo di forze e per la prima volta ebbi paura.
Ebbi paura di Mark.
Lui sorrise compiaciuto, come se mi avesse letto nel pensiero e si chinò di nuovo verso di me.
《Che dici di fare un gioco?》
La sua domanda mi spiazzò completamente. Cosa intendeva?
Inarcai le sopracciglia. La sua proposta non primetteva nulla di buono. Vedendo che non rispondevo, continuò a parlare.
《Appena ti sveglierai non sarai più in questa stanza, ma in un'altra. L'edificio è enorme. Trova l'uscita e sei fuori. Ma peccato che non sarà così anche per Kate.》
Sbiancai sentendo il nome di Kate.
《Cosa le hai fatto?》strattonai i polsi, avendo voglia di menarlo.
Ridacchiò.
《È qui, da qualche parte e sono sicuro che non la troverai.》
Improvvisamente il mio cuore perse un battito. La speranza che Kate fosse riuscita a scappare si frantumò come un cuore freddo di ghiaccio.
Il disgusto e l'ira che provavo per quell'essere umano davanti a me erano indescrivibili. Come poteva fare una cosa simile?
Una scarica elettrica mi attraversò il corpo, sentivo come se stessi per esplodere da un momento all'altro.
《Quindi...》riprese a camminare intorno a me, facendomi imbestialire.
《Ci sono tre stanze chiuse a chiave in quest'edificio, ciascuna contenente l'uscita. Appena entrerai in una di queste quella sarà la tua decisione. In una ci sarà Kate, in un'altra troverai una piccola sorpresa e nell'ultima non si sa. Una volta entrato in una di queste stanze, non potrai ritornare indietro.》
Ascoltai scioccato le sue parole.
《Non voglio fare nessun gioco!》strinsi i denti.
Mark alzò le sopracciglia con un sorriso diabolico stampato in faccia.
《Oh ma tu giocherai. Lo farai eccome, altrimenti non vuoi che accada qualcosa di brutto alla bambolina. Non è così?》piegò la testa da un lato.
《Tu sei pazzo.》ringhiai.
Mark si piegò in due dalle risate, come se gli avessi appena fatto un complimento.
Con ancora in mano la siringa si avvicinò a me.
《Quindi? Vuoi giocare o no?》chiese.
Mi ci vollero tre secondi per pensare.
Se non lo avrei fatto Kate sarebbe passata nei guai ed io non volevo questo. L'avrei trovata.
E, se non ci fossi riuscito, almeno sarei morto con la consapevolezza di averci provato.
《Gioco.》risposi semplicemente alzando la testa per dimostrare il mio coraggio.
Anche se in quel momento tremavo cone una foglia, dovevo farlo per Kate. Una fitta dolorosa mi attraversò il braccio, lasciando una scia di calore fino alle dita. Sentii il caldo liquido espandersi per tutto il corpo.
La testa cominciò a girare e il bordo della sagoma di Mark si muoveva come l'acqua.
Le palpebre diventarono troppo pesanti e, per quanto mi sforzassi a tenerle alzate, si chiusero di un botto.
Il buio mi abbracciò.

Love is Impossible || JB [REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora