Kate
Aprii gli occhi di scatto.
Respiravo affannosamente mentre mille puntini bianchi danzavano davanti alla mia vista.
Il cuore mi martellava nel petto, minacciando di uscire fuori.
Feci una serie di respiri brevi, cercando di capire dove caspita fossi.
Non mi ricordavo nulla dal momento in cui scappai dalle mani di Mark.
Mi avevano presa.
E mi avevano rapita, ne ero sicura.
Mi piegai, puntando le mani sul pavimento freddo e duro. Sentivo le lacrime bruciarmi in fondo agli occhi. Il pavimento iniziò a oscillare, ero in un vortice nauseante e il sudore mi imperlava le tempie.
Mi sentii soffocare, sembrava che improvvisamente tutto l'ossigeno fosse sparito dall'aria e più cercavo d'inspirare, più mi si chiudevano i polmoni.
Cercai di convincere me stessa che fosse tutto finto, ma non riuscivo a mantenere l'equilibrio su quel pavimento che tremava e ondeggiava sotto i piedi. Mi misi in ginocchio e avanzai a carponi sulla sporcizia che mi si attaccava ai palmi delle mani, cercando di fermare la testa, che sembrava oscillare insieme al pavimento. Reggendomi sulla parete riuscii ad alzarmi in piedi.
Fui invasa da una sensazione di calore, di sonnolenza. Raddrizzai le gambe fino a raggiungere una posizione eretta, sebbene malferma, ma le pareti avevano qualcosa di strano. Si erano allungate e ristrette in modo anomalo, come se le stessi guardando in uno di quegli specchi delle case degli orrori.
Sbattei le palpebre diverse volte, nel tentativo di mettere a fuoco. Le ossa divennero pesanti come piombo rifiutandosi di muoversi, le palpebre mi si chiusero. Presa dal panico, ordinai loro di aprirsi, ma il corpo ebbe il sopravvento.
Caddi con un tonfo per terra, non sentendo più alcun suono.
Che diavolo mi avevano fatto?
Mi sentivo più stordita che mai, sembrava fossi stata drogata.
Non potei descrivere la sensazione.
Passarono diversi minuti, forse più di una mezz'ora per passarmi il giramento di testa e la nausea.
Intorno a me tutto stava diventando più chiaro e lucido.
Solo in quel momento mi resi conto che la stanza era illuminata solo da una piccola luce che proveniva da un quadretto nell'angolo.
Ma era un pc?
Mi avvicinai a carponi strisciando le ginocchia su quell'ammasso di polvere e arrivai davanti a quel pc.
Mi accorsi che lo schermo era diviso in quattro parti, che dimostrava immagini diverse.
La prima era una stanza, la seconda anche, la terza un corridoio e l'ultima era una porta.
Corrugai la fronte non capendo.
Erano immagini dalle telecamere dell'edificio. Era tutto buio, ma le telecamere vedevano ad infrarossi.
Non capivo che diavolo ci faceva lì un pc con le immagini delle telecamere.
Cercando di fare luce con lo schermo verso la stanza mi accorsi che era infinita. Era buia pesta e non sapevo dove finiva.
Era spaventosamente inquetante.
Mi accuciai all'angolo guardando quelle immagini immobili.
Era tutto silenzioso e la cosa mi spaventava. Rabbrividendo mi strinsi su me stessa cercando di darmi calore e mi guardai ancora intorno con la paura che spuntasse qualcosa da quel buio.
Aspettando per altri minuti ad un tratto si sentirono dei rumori.
Mi staccai dal muro raddrizzando le orecchie e cercando di capire il suono.
Qualcuno stava parlando. Erano tante voci, mischiate fra loro, sembrava che qualcuno stesse litigando.
Le voci divennero più fredde e dure, mettendomi paura. Erano lamenti pietosi e a volte si sentirono delle urla, da far venire i brividi.
Sussultai quando vidi sullo shermo del pc muoversi qualcosa.
Nel terzo quadrato, dove c'era il corridoio, qualcuno stava camminando e mi dava le spalle.
Mi arrivò il cuore in gola.
Era Justin!
Non potevo sentire niente, ma quando si girò notai la sua faccia spaventata, scioccata direi.
Mi tremarono le mani e sussurrai il suo nome. Ma non poteva sentirmi.
Lo vidi accasciarsi per terra attappandosi le orecchie e il mio cuore accellerò. Gli occhi pizzicavano e presto mi ritrovai a piangere silenziosamente, per la paura che potesse accadergli qualcosa.
All'improvviso da qualche parte sentii un urlo orrendo. Sussultai non sapendo da dove venisse e mi abbracciai da sola. Ero spaventata e confusa, che diamine stava accadendo?
Probabilmente anche Justin avrà sentito l'urlo, perché ad un tratto cominciò a correre lungo il corridoio.
Scattò una luce e Justin si fermò.
《Justin.》lo chiamai sussurrando.
Sembrava mi avesse sentito perché continuò ad andare avanti.
Lo richiamai un'altra volta e lui fu davanti la porta. Cominciò a dare spallate alla porta per aprirla.
Mi resi conto che nel quarto quadrato del pc, l'ultimo, la porta si stava muovendo. Senza muovere un dito il quadrato si ingrandì espandendosi per l'intero schermo.
Mi accorsi che Justin cercava di aprire una porta dove io non c'ero.
Probabilmente c'era una telecamera o un altro pc in una stanza e Justin sentiva la mia voce.
《Justin, no! Non farlo!》urlai con voce strozzata.
Lui credeva che io fossi in quella stanza, dato che sentiva la mia voce.
Che razza di trucco era questo?
Era tutto un gioco di Mark?
Quando vidi la porta spalancata e un Juatin ansimante urlai.
《No!》le lacrime mi scesero.
Justin mi guardava direttamente negli occhi dallo schermo.
Doveva esserci un altro pc nella stanza in cui Justin era appena entrato. Era così scioccato e demoralizzato che mi sentii male.
Si avvicinò poggiando le mani sul tavolo e continuò a guardarmi senza dire nulla.
Sussultai poi sentendo la sua voce.
《Dove sei?》la voce tremava e mi venne da piangere ancora di più.
《Justin...》singhiozzai.
Avevo la pelle d'oca e la testa cominciò a girarmi.
La sua espressione addolorata dimostrava quanto stesse soffrendo.
Non capivo dove fosse e neanche lui sapeva dove fossi io.
Era tutto un piano di Mark e al solo piensero mi si drizzarono i peli sulle braccia. Mi salii la rabbia sapendo che ci trattava come se fossimo i suoi giocattoli.
L'espressione di Justin cambiò e divenne seria, come se stesse ascoltando qualcosa. Io continuavo a piangere in silenzio non capendo più cosa stesse accadendo.
La confusione ebbe il meglio di me, mi sentivo sperduta e abbandonata.
Vidi Justin piegarsi per vedere qualcosa sotto il tavolo ed io agrottai la fronte confusa.
E ciò che vidi non mi rilassò per niente. Potei leggere il panico negli occhi di Justin mentre mi guardava e non sapevo cosa avesse visto.
Continuai a guardarlo aspettando che mi dasse una risposta, ma niente.
Se ne scappò semplicemente.
Passarono giusto due secondi.
Lo schermo divenne grigio e in contemporanea si sentì anche un botto tremendo nell'edificio facendo tremare il cemento sotto i miei piedi.
Sussultai guardandomi intorno nel pesto buio.
Riguardai lo schermo grigio con mille puntini bianchi e neri e mi prese il panico. Era stata una bomba?
Per quello Justin si era spaventato?
Mi salirono di nuovo le lacrime agli occhi e cominciai a sentire la disperazione in me.
Justin era uscito in tempo? Si era salvato?
Cominciai a singhiozzare disperatamente, pensando al peggio.
Doveva essere salvo, doveva essere uscito fuori. Piansi disperatamente ricordando le sensazioni che provai quando era in coma. La paura mi passava attraverso le vene come lava incandescente, tremavo come una foglia e non potei fermare le lacrime amare che scorrevano come cascate lungo il viso.
《Justin.》mormorai sperando che fosse da qualche parte a sentirmi.
Silenzio.
Non si sentiva assolutamente niente.
Anche le voci, i sussurri, i lamenti e le urla non si sentivano più.
Passarono minuti e minuti e niente.
Guardavo quello stupido schermo sperando che si accendesse.
Rabbrividii quando mi arrivò un soffio d'aria fredda insieme al rumore di una porta che si apriva.
Mi strinsi al mio corpo dalla paura.
Non riuscivo a vedere chi fosse davanti a me, dato che avevo la debole luce dello schermo proiettata in faccia. Ma non avevo il coraggio di girare il pc verso la direzione della porta.
Qualcuno ridacchiò e strinsi i denti riconiscendo quella risata.
《Bambolina. Vedo che hai assistito alla bellissima scena.》
Non potei vedere la sua faccia, eppure ero convinta che stesse sorridendo come un andicappato.
《Cos'è successo?》la mia voce era ancora spezzata a causa dei singhiozzi.
I passi di Mark si avvicinarono ed io indietreggiai più indietro scontrandomi col muro.
Infine vidi davanti a me le sue scarpe, attraverso la luce del pc.
Mi schiacciai contro il muro avendo paura di quello che poteva farmi.
Si inginocchiò al mio livello e metà del suo viso uscì alla luce.
Aveva un ghigno maligno stampato in faccia e la cosa non mi piaceva.
《Non ti preoccupare, andrà tutto bene adesso.》sorrise.
La voglia di sputargli in faccia era assai alta ma mi trattenni, conoscendo il suo carattere.
《Dov'è Justin?》mi sorpresi del tono rabbioso della mia voce.
Lui scosse la testa diventando serio.
Il panico mi assalì.
No, non poteva essere.
La bomba non lo aveva ucciso, era scappato. Lo avevo visto!
La mia mente rifiutava di pensare ad una cosa simile.
《Justin non c'è più.》
Lo disse come se stesse parlando ad un bambino. Strinsi i denti.
《Menti.》ringhiai.
Cominciò a sorridere fino a ridachiare come un maniaco assassino. Beh, infondo lo era.
《Siamo solo io e te, Kate. Adesso non ci separerà più nessuno. Hai capito? Saremo felici finalmente.》
Dal suo volto sembrò così felice, che mi fece paura. Il suo sorriso lungo fino alle orechie era inquetantissimo.
《Che diavolo ti stai inventando?》
La rabbia mi pulsava nelle vene, lo avrei preso a pugni se non mi sentissi così debole in quel momento.
《Saremo di nuovo come prima.》mormorò sul punto quasi di piangere, allungando una mano verso la mia guancia per accarezzarla, ma d'instinto mi scansai.
La sua espressione divenne dura e mi afferrò per il retro del collo avvicinandomi a lui.
Cercai di ritirare la testa indietro, ma la presa era troppo forte.
《Tu sei mia.》mi guardò negli occhi.
Due spari si sentirono in lontananza.
Sussultai e Mark sorrise.
Corrugai la fronte. Cos'erano stati?
《Sarai mia per sempre.》
Furono le ultime parole prima che le sue labbra si posassero sulle mie.
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Love is Impossible || JB [REVISIONE]
FanfictionPenserete che la vita di Kate Jonson sia quella che ogni diciassettenne vorrebbe, ma non è così. Tormentata dal suo passato Kate vive ancora con la paura di rivivere tutto, e vorrebbe dimenticare. Ma non può. Mentre Justin Bieber, il ragazzo che tu...