Capitolo 28

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28.


Non compresi bene cosa fosse successo, in un primo momento. Il dolore surclassava qualsiasi altra cosa.

Quando però scorsi il sangue sulla punta dell'attizzatoio, sul mio braccio grondante e sulla spalla di Jerome - che macchiava il suo pelo fulvo - capii.

I miei occhi si puntarono sul cielo oscurato dalle nubi e, come un magnete, avvertii una forza prepotente spingere il mio cuore a battere con maggiore frenesia.

Le mie ossa cominciarono a muoversi in modo innaturale, e i miei muscoli presero ad allungarsi e tendersi fin quasi a spezzarsi.

Jerome uggiolò nuovamente, fissandomi addolorato e sorpreso.

In quell'istante di comprensione reciproca, la luna piena fece capolino oltre il muro di nuvole temporalesche, chiamandomi a sé.

Fu a quel punto che anche Patrick capì e, correndo come un indemoniato verso il camino, prese una ciotola di legno riccamente decorata.

Senza stare troppo a pensarci, me la tirò addosso urlando: "Non avrai la mia carne, bestia immonda!"

Starnutii un paio di volte, quando la polverina contenuta all'interno della ciotola mi colpì.

L'istante successivo, il mio corpo si fece pesante, come se d'improvviso ogni forza fosse venuta meno.

Ringhiai, urlai, mi dimenai freneticamente nonostante fossi sempre più debole.

Il mio corpo si fece sempre più incontrollabile e, prima di chiudere gli occhi, preda di un sonno innaturale, udii Gordon urlare il mio nome.

Eccoti, finalmente!, gridò una voce sconosciuta e famelica nella mia mente.

Poi, fu il nulla.

***

Sentivo caldo. Ero al sicuro, accoccolata tra braccia amorevoli e protettive.

Sorrisi nel sonno, conscia di essere al riparo dai pericoli, in quell'abbraccio familiare.

Non dovevo avere paura del risveglio.

O sì?

Sbattei le palpebre un paio di volte, tramortita da un dolore fluido che mi percorreva il corpo per intero e, a fatica, cercai di mettere a fuoco quel che mi circondava.

Vidi sbarre, e pelle nuda.

Scossi il capo, intontita, e mi mossi per levarmi in piedi quando la voce ironica e spiacente di Jerome perforò la mia confusione, mettendomi in guardia.

"Fossi in te, non mi muoverei. Siamo conciati maluccio."

Mi volsi nella direzione da cui proveniva la voce, solo per scoprire che addosso non avevo nulla, e che Jerome mi teneva contro di sé, gli occhi pudicamente rivolti da un'altra parte.

Arrossendo copiosamente e tenendo saldamente lo sguardo sul suo viso – non che in quella posizione potessi vedere granché – esalai: "Che è successo?"

"Indovina un po'?" sogghignò, continuando testardamente a fissare la parete dietro di me.

Storsi il naso e celiai acida: "E' inutile che fai il falso puritano. Avrai guardato a tuo piacimento, mentre dormivo."

"Non è vero!" protestò con veemenza.

Un prurito al naso mi fece sobbalzare e, fissandolo con aperta sorpresa, esalai: "Hai mentito, vero?"

Occhi di Lupo - Trilogia Werewolves Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora