Capitolo 26

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26.


Una lama lampeggiò ferale di fronte al mio viso, mentre fulmini spettrali squarciavano il cielo, ombreggiato da ribollenti e minacciose nubi di pioggia.

Scrutai l'ampia porta-finestra della tetra stanza dove mi trovavo, i gelidi vetri rigati da scie di pioggia, in tutto simili a fiumi di lacrime salate.

Tutto era immerso nell'oscurità, la corrente elettrica era saltata a causa del violento temporale che imperversava fuori dalla casa in cui mi trovavo.

All'improvviso, la porta-finestra andò in frantumi.

Al suono delle mie grida, e di quelle di altre persone che non riuscii a scorgere, la figura di un enorme lupo si frappose fra me e la lama d'argento che mi minacciava.

Un urlo – il mio – e un dolore atroce al braccio.

A quel punto, la luna si aprì un varco tra le nuvole fosche, permettendomi di scorgere il lupo che aveva cercato di salvarmi la vita.

Jerome.

La lama venne estratta con forza dal mio braccio e, in quel preciso istante, le fiamme invasero mio il corpo.

La mia anima venne squartata al pari della mente, facendomi precipitare nell'oscurità più totale.

Gridai, svegliandomi di soprassalto in un bagno di sudore.

Ero certa che tutto ciò che avevo appena vissuto fosse un sogno, ma ero terrorizzata all'idea che potesse trattarsi di uno dei miei incubi premonitori.

Impiegai minuti interi, non seppi dire quanti, prima di riuscire a trovare la forza di riprendere a respirare in modo quasi normale, tale da consentirmi di alzarmi da letto.

Sapevo solo che dovevo farlo, e alla svelta, pur se il mio corpo non ne comprendeva i motivi.

Cercai a tentoni i miei abiti, ma l'ansia e il terrore erano così forti che le mie mani tremavano al punto da rendermi quasi impossibile muovermi con la consueta prontezza.

Impiegai quasi un quarto d'ora solo per abbigliarmi decentemente.

Quando fui finalmente pronta per correre verso la casa di Jerome, per assicurarmi che stesse bene, sentii dabbasso le voci concitate di Duncan e del suo Sköll.

Apparentemente, stavano discutendo.

Dei passi concitati, e la porta della mia stanza venne spalancata di getto.

Ne entrò Jerome che, pallido in viso e con i capelli ancora scompigliati dal sonno, mi raggiunse in due rapide falcate per poi stringermi a sé in un abbraccio.

Immediatamente, scoppiai a piangere, sentendolo vivo e tangibile sotto le mie dita tremanti.

"Ho avuto così tanta paura!" riuscii a dire, stringendomi a lui.

"A chi lo dici, principessa!" sussurrò, prima di scostarsi e chiedermi confuso: "Ma che diavolo era?"

"L'hai visto anche tu?" esalai, sgranando gli occhi per la sorpresa.

"Sì, e sono corso subito qui, non appena mi sono svegliato" mi spiegò con voce roca e tremula, scossa al pari della mia. "Vedrai che ne verremo a capo. Anche se tremo ancora al pensiero di quel che ho visto."

Annuii, ancora raggelata dai flash di quell'incubo orribile che mi bersagliavano il cervello come colpi d'ascia.

Accennando un sorriso, Jerome mi diede un casto bacio sulle labbra per confortarmi.

Occhi di Lupo - Trilogia Werewolves Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora