Capitolo 27

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27.

Il sedile posteriore dell'Audi A6 SW che Patrick aveva preso a noleggio per raggiungere Cambridge era morbidamente avvolgente, come se fossi circondata dall'ovatta.

Mi diede però l'impressione di essere simile all'imbottitura di una bara, specialmente quando quando lo sguardo di Patrick mi falciò dallo specchietto retrovisivo.

L'atmosfera all'interno dell'auto era funerea, mitigata soltanto dalla presenza di Mary B che, di tanto in tanto, cercava di spezzare quei silenzi tesi.

Heathrow si avvicinava a gran velocità, ma non sembrava mai abbastanza vicino, per i miei gusti.

Patrick si era mostrato gentilmente freddo e, dopo aver ringraziato i poliziotti che mi avevano preso in consegna, mi aveva praticamente caricata sull'auto.

Lo sguardo che mi aveva lanciato, l'aveva detta lunga su quanto fosse stato realmente preoccupato per me.

Quando infine raggiungemmo l'aeroporto, Patrick non aveva ancora aperto bocca, e io non avevo neppure tentato un minimo dialogo, con lui.

Mary B, in compenso, aveva tenuto un contegno eccezionale, non tradendo in alcun modo i suoi reali pensieri.

Stava davvero comportandosi egregiamente, nonostante non sapesse il perché del mio voltafaccia improvviso.

Sicuramente, si stava chiedendo cosa fosse successo di così tremendo da portarmi, così di colpo, ad abbandonare il branco di Matlock senza prima avvisarla di quella mia scelta.

Povera Mary B. Avrebbero dovuto farla santa.

Ero più che convinta che Patrick non si sarebbe lasciato scappare mezza frase, di fronte a Mary B, perciò occupai il tempo che mi restava per decidere sul da farsi.

Ora che ero lontana dai licantropi, il mio essere wicca non contava molto.

Pur se risvegliata al mio potere, percepivo senza sforzo che le mie energie erano ben misera cosa, visto che mi trovavo lontano dai licantropi.

Pensai a quello che potevo fare, con loro presenti.

Ero come essere una bambina alle prese con un gioco troppo difficile, e questo mi rattristò.

Ero una wicca dai poteri unici, ma avevo pur sempre bisogno di loro, per portarli al mio massimo fulgore e, soprattutto, avevo bisogno delle forze della Natura.

Senza la loro presenza, ciò che percepivo era così labile da farmi quasi ridere e, lontana da tutto ciò che era naturale e vivo, era peggio ancora.

Avrei riso davvero, se tutta quella situazione non fosse stata così tragica. Da sola ero menomata, con ben poche frecce al mio arco.

Non avevo mai voluto questo potere, ne avevo avuto paura.

Ora che però lo sentivo pallido e irriconoscibile nella mia mente, solo uno spettro vuoto e privo di forza, ne sentii la mancanza.

Ero davvero incontentabile.

L'essere rinchiusa all'interno di una gabbia di metallo, materiali plastici e vetro, poi, non fece che peggiorare la situazione.

L'aeroporto era come un inferno in terra, per me.

Ero una creatura legata alle leggi della natura non meno dei licantropi che amavo tanto, e ora ne pagago lo scotto nel modo peggiore

La civiltà era la mia nemesi, come l'argento lo era per i licantropi.

Occhi di Lupo - Trilogia Werewolves Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora