Capitolo 5

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In Maine faceva piuttosto freddo, o quanto meno abbastanza fresco perché andarsene in giro in moto con indosso solamente un vestito di cotone leggero non sembrasse a Frank la più brillante delle idee. Avrebbe voluto protestare con Leònidas, ma visto che aveva tanto ardentemente decantato le doti innate di quell'abito e che l'idea di andare a nord era stata sua, preferì tacere.

Il latino, del canto suo, non doveva passarsela molto meglio, visto che portava solamente una maglietta di cotone a maniche corte, ma Frank non l'aveva ancora sentito rabbrividire nemmeno una volta, a differenza di lei che invece stava quasi per battere i denti.

Non trattenne un sospiro di sollievo quando finalmente arrivarono nella minuscola cittadina di Alexander. Si fermarono un momento a chiedere indicazioni ad una passante e poi proseguirono lungo la stradina sterrata che un cartello sbilenco indicava essere Alexander Track. Dopo quasi dieci minuti di sobbalzi e scossoni, un'ultima curva rivelò loro una vecchia casa colonica di pietra chiara e legno sbiancato dal tempo e dalle intemperie.

Smontarono davanti all'ingresso, certi che chiunque ci fosse all'interno li avesse sentiti arrivare: il rombo della Ducati si propagava per miglia, nel silenzio assoluto di quelle verde periferia.

« Notkar! Notkar Heinrich! Sono Frank, la nipote di Jack! », gridò lei, avanzando verso la veranda.

Non era ancora arrivata ad appoggiare un piede sul primo gradino che Leònidas le urlò di fermarsi. Allarmata, Frank si girò verso di lui e vide che stava sguainando il suo pugnale da caccia, fissando una finestra al primo piano con uno sguardo che avrebbe potuto essere definito solo in un modo: molto pericoloso.

« Ho in mano un Sako TRG 42! », gridò ad un tratto una voce maschile dall'interno della casa, « Se davvero sei la nipote di Jack, sai che cos'è ».

Frank deglutì. A vuoto. « È un fucile ad altissima precisione. Un calibro 338 Lapua Magnum. Con quello vai a caccia d'elefanti. E li becchi da un miglio di distanza », rispose con la voce appena un po' incrinata.

« E indovina contro cosa è puntato ... ».

Frank non voleva nemmeno immaginare. « Leònidas, metti via il coltello », gli disse a denti stretti, senza muoversi nemmeno di un millimetro: meglio non far arrabbiare il pazzo col fucile da cecchino.

Il venezuelano esitò solo un momento prima di lasciar cadere a terra l'arma. « Bravo ragazzo », commentò la voce dall'interno della casa, e questa volta suonò molto più vicina. « Ed ora dimmi, Frank ... », calcò molto il suo nome, come se fosse tutt'altro che convinto che lei gli stesse dicendo la verità, « ... dov'è tua nonna? Perché non è con te? ».

« Perché Barnabas l'ha rapita », rispose la ragazza in fretta, perché i nervi stavano per cederle del tutto: ancora due minuti e sarebbe crollata nella più cupa crisi isterica della sua vita, « Ed io sono venuta a chiederti aiuto ».

L'uomo all'interno della casa rimase in silenzio. Frank sentì Leònidas muoversi a disagio, come se stesse valutando la possibilità di fare incursione nell'edificio senza essere tranciato a metà da un colpo di fucile, e stava per ammonirlo di non fare cazzate quando finalmente la porta d'ingresso si aprì. Un ometto piccolo, snello come un levriero e con un'incipiente calvizie comparve sulla soglia. Stringeva una comunissima beretta.

« E il Sako? », non si trattenne dall'esclamare Frank.

Notkar Heinrich fece spallucce. « Mai posseduto uno ».

Leònidas e Frank si voltarono a guardarsi negli occhi. E si trattennero a stento dal saltare alla gola dell'austriaco e squarciargliela coi denti.

NIGHTERS - La GuardianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora