Capitolo 23

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Si spostarono verso l'interno, arrivarono ad una stazione ferroviaria e presero un treno per Tripoli e di lì un altro per il Chad. Jack aveva detto di voler arrivare in Sudafrica il prima possibile, il che significava raggiungere Ndjamena, contattare un suo amico pilota da turismo e farsi dare un passaggio il più vicino possibile a Johannesburg.

Il treno era vecchio, le cabine strette e scomode, i binari risalivano all'epoca coloniale, il caldo era soffocante. Frank iniziò a desiderare di farsi tutta la strada a piedi - piuttosto che rimanere chiusa lì dentro chissà quante altre ore - dopo meno di dieci minuti di viaggio.

Era stanca: da quando la nonna li aveva raggiunti, sana e salva, l'adrenalina e la paura che l'avevano tenuta in piedi fino a quel momento erano evaporate, lasciandola completamente priva di forze. Nonostante il puzzo, gli scossoni e l'afa, non appena chiuse gli occhi sul sedile si addormentò di colpo e quando si svegliò - cinque ore più tardi - era notte e la minuscola cabina era vuota.

Aprì la porta dello scompartimento e guardò a destra e sinistra. Elathan era seduto al centro del corridoio e giocava con un paio di automobiline. A volte, per via del suo aspetto, Frank tendeva a dimenticare che era solo un bambino, e nel vederlo così per un momento rimase confusa. Poi però gli sorrise: era davvero un piccoletto adorabile! Squamoso, okay, ma adorabile! « Elathan, hai visto Jack? ».

Il mezzo-demone annuì. « È andata col papà e Cassandra a cena. C'è un vagone ristorante, più avanti, ma il cibo fa schifo. Io l'ho assaggiato. Adesso devo restare qui. La mamma sta riposando. Perché le mamme riposano sempre? Non è tardi! Insomma, io sono molto più piccolo della mamma e non sono stanco, perché lei sì? Hai visto le mie macchinine, nuove? Papà le ha comprate dall'omino col carrello dei giornali. Hai visto l'omino col carrello dei giornali? Ho provato a cantare su di lui per leggergli la mente, ma papà mi ha sgridato. Ha detto che non si fa. Anche la mamma me lo dice sempre. Dice che devo chiedere il permesso. Uffa. Vuoi giocare con me? », mitragliò, senza quasi prendere fiato.

« Dopo, magari. Ora ho un po' di fame », disse Frank, allontanandosi. Guardò l'orologio: erano appena le nove di sera.

Raggiunse il vagone ristorante - anche quello aveva tutta l'aria di risalire all'epoca coloniale - che era semivuoto, sicuramente a colpa dei prezzi esorbitanti che esibiva, o almeno così valutò Frank. Individuò immediatamente Damastair, Jack e Cassy ed un secondo dopo aggrottò la fronte. Quei tre erano rannicchiati ad un tavolino rotondo e sghignazzavano senza ritegno. Avevano dei bicchieri colmi di liquido ambrato ed un paio di bottiglie di liquore, già vuote, sul tavolo. Frank si mise la faccia di sua madre quando lei portava a casa un tre da scuola e si avvicinò a rapidi passi minacciosi. « Non sarete ubriachi, spero? ».

La nonna la fissò un momento, con una strana espressione, e solo dopo qualche istante Frank si rese conto che stava cercando di non scoppiare a ridere. « Bum! », esclamò e di colpo lei, Cassy e Damastair iniziarono a sghignazzare.

Il belfagor servì da bere a tutti e tre. « Siediti con noi, Frank! Oh, avanti, non siamo stupidi! Ci stiamo solo rilassando! Ehi! Non ti permetto di pensare queste cose di tua nonna... guarda che glielo dico, sai? ».

Jack fece un cenno con la mano. « Bah, che lo pensi pure! ».

Cassandra cinse la vita dell'amica con un braccio. « Vieni, Frank, festeggiamo! », esclamò.

Frank si liberò della stretta dell'Evocatrice, scrollò il capo e si allontanò borbottando. Era piuttosto delusa da Damastair. In effetti, capiva abbastanza bene perché Cassy e Jack si fossero date all'alcool: avevano qualcosa cui brindare. La nonna era scappata a Janis e Cassandra era stata salvata dalla Madre. Okay, quindi, un paio di bottiglie di Jack Daniel's ci stavano, ma Damastair? Che diamine gli era preso?

NIGHTERS - La GuardianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora