Leònidas bussò alla sua porta aperta prima di entrare. Un gesto carino, ma del tutto inutile visto che lei non aveva niente di anche solo vagamente somigliante ad un pigiama, per cui si era infilata sotto le coperte completamente vestita.
« Vieni », gli disse, cercando di non avere un tono scocciato: non era con lui che ce l'aveva. Era arrabbiata, questo sì, ma non con l'hombre. Era arrabbiata perché si sentiva impotente, perché Jack era in pericolo, perché sembrava che la situazione peggiorasse di minuto in minuto invece che migliorare e perché Loki non aveva ancora chiamato.
« Notkar ha detto che partiamo tra tre ore », le annunciò, entrando nella stanza ed appoggiandosi ad una parete con le braccia incrociate al petto nudo. Si era tolto la maglietta grigia e le scarpe ed era uno spettacolo a dir poco sublime. Era bello in quella maniera completamente virile che solo i latini riuscivano a possedere, chissà per quale motivo: un misto di forza ed eleganza che pareva trasudare sensualità allo stato puro. Frank dovette sbattere più volte le palpebre, scacciando la sua immagine dalla testa, prima di riuscire a mettere in fila qualche parola dal senso compiuto.
« Bene. Allora cerco di dormire un po'. Sono stanca ».
Leònidas annuì, si staccò dal muro ed uscì senza aggiungere niente. Soltanto qualche minuto dopo Frank riuscì a ragionare nuovamente con lucidità. Volendo guardare le cose obiettivamente, la loro era una situazione di merda: non solo avevano un branco di lupi che li aspettavano al varco con l'acquolina alla gola e con Jack come ostaggio, ma avevano anche affidato la loro vita e le loro speranze nelle mani di un uomo che avevano appena conosciuto. Certo, la nonna aveva sempre parlato con ammirazione di lui, ma non era proprio la stessa cosa di esserci cresciuta insieme. Frank, per quanto si ripetesse di stare tranquilla, non riusciva ad impedirsi d'essere nervosa.
Faticò ad addormentarsi e quando ci riuscì cadde in un sonno agitato popolato d'incubi. Si svegliò sudata e tremante con la certezza d'aver sognato qualcosa di veramente terribile, che però non riusciva a ricordare chiaramente. Scosse il capo, cercando di scacciare quella spiacevole sensazione di freddo che le pervadeva il corpo, e decise che le ci voleva una doccia. In bagno gettò uno sguardo alla piccola sveglia che Notkar teneva su una mensola e vide che mancavano meno di venti minuti all'ora concordata per la partenza. Si affrettò a sciacquarsi, ma l'acqua calda non le lavò completamente di dosso i residui dell'incubo. Sentendosi ancora in qualche modo sporca, Frank si rivestì e scese in cucina, dove trovò Leònidas e l'austriaco che mangiavano in silenzio una colazione fredda.
« Pronta? », le domandò Notkar.
Frank scosse il capo. « Sono disarmata ».
« Anch'io », disse Leònidas, come se se ne fosse ricordasse soltanto allora. In effetti, considerò Frank, Leònidas con solo il suo coltello da caccia era più pericoloso di quanto lei non sarebbe mai stata con un bazooka, ma non lo disse. Chissà perché, poi.
Notkar scrollò il capo. « Non vi servono armi. Se si arriva al punto di doverci difendere, siamo fregati con o senza le armi. L'unica differenza è che presentarci con le pistole li farebbe incazzare fin dal principio ».
« Chi? Chi farebbe incazzare? », domandò Leònidas.
« Lo vedrete », rispose l'austriaco alzandosi ed avviandosi verso l'uscita. Frank fece per seguirlo, ma il latino la bloccò mettendole una mano sulla spalla.
« Noi non veniamo ».
Notkar si voltò con un'espressione tra lo sbalordito e lo stizzito. « Che cosa? ».
« Finché non ci dici che stiamo per incontrare, noi non ci muoviamo ».
« Leònidas ... », cercò di farlo ragionare Frank, « ... non è che abbiamo molta scelta, ti pare? ».
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NIGHTERS - La Guardiana
ParanormalFrank non è una ragazza come tante. E' una Guardiana, uno sceriffo del soprannaturale, come sua nonna prima di lei. E quando si ritrova tra le mani una misteriosa reliquia che tutti sembrano volere, dovrà improvvisamente imparare di chi fidarsi. Tra...