Capitolo 26

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Alberto condusse gli stranieri nella sua capanna. Era buia e caldissima, col pavimento di terra battuta ed una bella stuoia colorata su cui il capo fece accomodare i suoi ospiti. Reggeva lo scrigno con l'elsa della Spada, portandolo con cautela e sacrale rispetto. Non appena tutti si furono accomodati, egli si inginocchiò di fronte agli stranieri e posò la cassa, si voltò e prese un rotolo di stoffa scura dall'aria consunta.

Damastair fece una smorfia. « È antico », commentò.

Come per confermare le sue parole, Alberto srotolò la stoffa e rivelò quello che aveva tutta l'aria di essere un manoscritto medievale, con tanto di lettere miniate e tutto il resto. Lo voltò verso gli ospiti, mostrandolo loro con un teatrale cenno della mano, ed iniziò a parlare.

« Pare che questo sia il libro della leggenda. Un uomo di magia, giunto con gli uomini del nord, disegnò qui sopra simboli mistici che raccontavano la sua storia. La storia dell'Uomo dalla Barba Bianca », tradusse il belfagor.

« Non conoscono la scrittura », intuì Frank.

« Beati loro », borbottò la nonna.

Kate le lanciò un'occhiataccia, ma non disse nulla. Nel frattempo Alberto aveva ripreso a parlare.

« Dice che questo libro... lui dice "codex", in latino, curioso no? ... beh, dice che questo libro racconta non solo del viaggio dell'Uomo dalla Barba Bianca per nascondere la Spada, ma anche la storia della Spada stessa ».

« Cioè racconta dell'Arcangelo Michele e compagnia bella? », domandò Jack.

Damastair tradusse la domanda ad Alberto. Quello allungò il libro verso la nonna. Lei si limitò ad annuire e a voltarlo lievemente verso il belfagor, mentre Alberto si alzava ed usciva dalla capanna, lasciandoli soli.

Sorprendentemente, Jack fece per imitarlo. Frank la afferrò per un lembo dei calzoni. « Dove vai? », le domandò.

« Saranno cinquecento pagine di latino, quelle lì. Lasciamo che Carletto qui si faccia un po' di cultura: io mi accontento del riassunto ».

« Carletto? », fece Leònidas, confuso.

« Il re dei Mostri! Cazzo, ma da dove spunti tu? », sbuffò Jack, ed uscì. Frank la sentì borbottare contro il caldo.

Anche Leònidas si alzò. « Non ha tutti i torti », ed uscì. Con uno sguardo d'intesa, anche Frank e Kate se ne andarono, lasciandosi alle spalle un Damastair silenzioso e corrucciato.

Una volta all'esterno, Frank sbatté più volte le palpebre, accecata dal sole, e quasi sussultò quando qualcuno le sfiorò una mano. Ma era solo Leònidas che le sorrideva.

« Ti va di fare una passeggiata? ».

« Volentieri ».

Si incamminarono fuori dal villaggio, superando Jack che stava sbraitando in un grosso telefono satellitare nel tentativo di spiegare a Marcus come raggiungerli al villaggio.

« È bello qui. È tranquillo ».

« È la madre », annuì Frank, « La nonna aveva ragione: anche se non ci sei mai stato, quando arrivi è come se stessi ritornando a casa ».

Camminarono per un po' in silenzio.

« Casa », ripeté dopo un po' Leònidas, mentre si sedevano sull'erba.

« Come si dice in spagnolo? ».

« Hogar ».

« Hogar... mi piace, ha un bel suono ».

NIGHTERS - La GuardianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora