Capitolo 30

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« Leònidas! ».

Il chico spalancò gli occhi di colpo, inarcando la schiena e inalando una lunga e profonda boccata d'aria, come uno che esce dall'acqua dopo troppo tempo.

Tossì e si rotolò sulla schiena, ansimando. Frank, quasi in lacrime per il sollievo, gli gettò le braccia attorno alle spalle e si appoggiò a lui, stringendolo come se temesse che potesse esserle strappato via.

« Mi hai fatto prendere una paura! », singhiozzò.

Lui scrollò il capo: si sentiva stordito e molto, molto debole. Faticò a mettersi seduto e dovette aggrapparsi a Frank per non ondeggiare come un ubriaco. Si passò una mano sul viso e sugli occhi, poi la tolse di scatto per guardarsi attorno.

« I vampiri... io... ».

« Tu ti sei rivelato più utile del previsto », lo prevenne la nonna, rimettendosi in piedi e spolverandosi i calzoni col braccio buono, « Ma a meno che tu non abbia anche preso una laurea in chirurgia, in questi ultimi dieci minuti, sarà meglio se ci sbrighiamo a trovare un dottore ».

Frank annuì: Jack in effetti era pallida ed anche Cassandra, per quanto si reggesse in piedi, non sembrava stare troppo bene. Si voltò in cerca di un mezzo di trasporto con ancora tutte e quattro le ruote appoggiate al terreno e vide un camion a circa cinquecento metri dal bordo del cratere.

Lo raggiunsero zoppicando, Leònidas si mise alla guida e Cassy gli diede le indicazioni necessarie per raggiungere Kate. Nel frattempo, raccontò loro da dove spuntava la jeep rossa fiammante.

« Quando abbiamo provato a raggiungere il villaggio, abbiamo incrociato questo secondo gruppo di vampiri e demoni. A quanto pareva, s'erano divisi in due colonne. Io stavo già chiedendomi come fare a seminarli... ma Kate si è svegliata... è saltata giù dal camion in corsa e, creature!, ha fatto cose che non credevo fossero umanamente possibili, nemmeno per una sirena! », scrollò il capo, ancora incredula al ricordo, « Uno dei decarabi guidava quella jeep rossa e siccome un cimeries aveva colpito con una testata il nostro autocarro, rovesciandolo di lato, io l'ho inforcata e quando mi avete chiamata... ».

« Credi che Kate sia ancora lì? », le domandò Frank. Era preoccupata per la giovane sirena, il cui dolore per la morte di Damastair era ancora troppo forte.

« No, credo sia andata da suo figlio ».

Frank annuì: sì, era logico. Un groppo le serrò la gola, al pensiero del belfagor. Ancora non riusciva a capacitarsi che fosse morto. La semplice idea le pareva troppo assurda, impossibile da accettare. Poteva solo immaginare come doveva sentirsi Kate.

Si voltò verso Leònidas. No, in effetti una vaga idea l'aveva. Quando, per una frazione di minuto, il cuore di Leònidas s'era fermato, lei aveva sentito il mondo crollarle addosso, come se ogni altra cosa svanisse e lei, d'un tratto, non avesse più alcun motivo per respirare. Senza Leònidas, non aveva più una ragione di vita. Melodrammatico, certo, ma era così.

« Buon Dio, inizio a sembrare mia mamma... oh, santo cielo, Charlie! », strillò, voltandosi di scatto verso la nonna.

Jack fece una smorfia. « Senti, è già stata una nottata pesante anche senza ch'io debba pensare a cosa dirò a quella strega di tua madre... ».

Cassandra aveva sgranato gli occhi. « Mi stai dicendo che non l'hai ancora chiamata? », Frank fece una smorfia imbarazzata, « Creatura! Charlie ti farà rimpiangere Bob! ».

« La vogliamo smettere di chiamarlo Bob! », sbuffò la nonna, « Mi fa sentire un idiota... ho sconfitto Bob... bah! ».

« In realtà non siamo state noi... è stato Kainus... dovremo almeno ringraziarlo », osservò Frank.

NIGHTERS - La GuardianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora