Capitolo 8

104 5 0
                                    


Yazmin ricomparve come dal nulla tagliando d'un tratto loro la strada. Frank strillò e Leònidas portò la mano al suo coltello da caccia, ma Notkar si affrettò a tranquillizzare entrambi.

« È qui solo per accompagnarci fuori. Vero? ».

La vampira annuì. Era bellissima, in una maniera quasi inquietante, ed osservandola Frank tornò a chiedersi perché mai i succhiasangue riuscissero a metterla tanto in agitazione, molto più dei demoni.

Ci rifletté per cinque minuti buoni, mentre percorrevano le magnifiche sale affrescate del palazzo, prima di riuscire a capirlo: perché i demoni non potevano renderla come loro. Potevano ammazzarla, certo, ma i loro morsi non erano contagiosi. Demone ci nascevi, vampiro poteva diventarlo. Ed era quello a terrorizzarla: l'idea che un succhiasangue potesse trasformarla in uno di loro. Solo il pensiero le fece correre un brivido gelido di terrore lungo la schiena e dovette aggrapparsi ancora più saldamente al braccio di Leònidas per non rischiare di cadere col culo per terra.

« State bene? Siete pallida », le chiese l'hombre. Sembrava costantemente preoccupato per lei. Dopotutto, si ricordò Frank, era il suo lavoro, no?

« Sto bene, grazie ». Avrebbe voluto dirgli di smetterla di chiederglielo, ma sarebbe stato terribilmente maleducato, e poi non le dava così fastidio. La metteva in imbarazzo, quello sì, ma poteva sopportarlo.

« Ci dispiace che siate giunti proprio in questa notte », esclamò Yazmin, quando ormai erano quasi arrivati alle scale che conducevano al salone d'ingresso, « Non fosse stato per gli ospiti, avremmo potuto offrirvi qualcosa ».

La sola idea di mettersi a tavola a bere in compagnia di due o tre vampiri le mise i brividi. « Non fa niente ».

« Non siamo venuti qui per i convenevoli », commentò Notkar. Non sembrava minimamente intimorito da Yazmin che, anzi, trattava con una certa famigliarità.

« In tal caso non mi dilungherò oltre con essi ».

La vampira affrettò il passo, senza aggiungere altro. D'un tratto, sembrava impaziente di sbarazzarsi di loro. Una volta arrivati alla grande scalinata dorata che dava sul salone d'ingresso si bloccò e si voltò a guardarli.

« La strada la conoscete », disse, fissando Notkar.

« Sì », rispose semplicemente l'austriaco e, senza nemmeno accennare un saluto, Yazmin se ne andò nel più perfetto silenzio.

Frank dovette ammettere di esserne sollevata: forse non era potente come Serafim, ma era pur sempre dannatamente antica e pericolosamente contagiosa. Riprendendo a respirare normalmente - in realtà si accorse soltanto allora d'aver avuto il fiatone - scese le scale, sempre al braccio di Leònidas e senza mai smettere di lanciare occhiate sospettose a Notkar. Alla fine, dovette costringersi a smettere: avrebbe finito per insospettirlo! E poi, non poteva essere così stupido da assalirli mentre erano ancora in casa di Serafim. Non che si aspettasse che il vampiro li difendesse, ma Frank sospettava che si sarebbe arrabbiato, se qualcuno avesse versato del sangue sul suo tappeto. Specie se quel qualcuno in questione non era lui.

« Adesso che facciamo? », domandò il venezuelano mentre finalmente uscivano all'aperto, « Andiamo in Italia? ». Non fece nemmeno finta di non aver origliato.

Frank scosse il capo. « No, è fuori questione ».

« Perché? », domandò Notkar, come se si fosse aspettato che lei ordinasse a tutti di correre all'aeroporto.

« Perché il punto della questione non è la reliquia: è mia nonna. Siamo venuti fin qui perché credevamo che scoprire che cosa diamine fosse questo dischetto potesse aiutarci a liberare Jack. Ebbene, così non è stato », sospirò, « In effetti, è stata solo una gran perdita di tempo. Tempo durante il quale mia nonna è rimasta alla mercé di Barnabas! ».

NIGHTERS - La GuardianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora