Capitolo 21

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L'auto correva veloce verso il piccolo aeroporto fuori Parma: Damastair aveva telefonato a Del Ponte che - pur scocciatissimo per essere stato nuovamente disturbato - aveva accettato di far preparare per loro un piccolo aereo, anche se solo dopo aver saputo quello ch'era successo a Cassandra.

Leònidas non aveva praticamente aperto bocca da quando erano partiti: si limitava a guidare e a tener d'occhio Frank, che stringeva la mano di Cassandra e continuava a ripeterle che tutto sarebbe andato bene. Le tre ragazze erano sul sedile posteriore e Kate stava cantando una nenia in francese con la quale aveva rimesso a posto arterie e muscoli dell'Evocatrice, ma era come accostare le due estremità di un tubo rotto: per un po' avrebbe potuto andare anche bene, ma certo non per sempre. Presto o tardi la sirena avrebbe dovuto smettere di cantare ed allora l'emorragia avrebbe ucciso Cassandra.

Questo lo sapevano tutti, dentro l'auto, ed era per quello che Leònidas guidava senza badare ai limiti di velocità. Per fortuna fino a quel momento non avevano incontrato nessuna pattuglia della polizia stradale.

Damastair gli sedeva accanto, stringendo fra le braccia Elathan ch'era crollato addormentato, prostrato dalla paura e dalla forte emozione. Il piccolo mezzo-demone di tanto in tanto gemeva nel sonno e rannicchiava la coda attorno al corpo come se volesse proteggersi. Allora il padre lo stringeva più forte e si domandava per l'ennesima volta quale essere potesse mai essere in grado di possedere un arioch e un'umana senza che né lui né Kate se ne accorgessero.

« Dio, se fa male! », gemette Cassandra dal sedile posteriore. Da quanto Kate cantava su di lei l'Evocatrice aveva ripreso colore e le erano tornate un po' di forze, ma le ferite le facevano passare le pene dell'inferno. Frank all'inizio aveva pensato di portarla in ospedale, ma sapeva che nemmeno un chirurgo avrebbe potuto salvarla: no, la loro unica possibilità era la Madre. Era l'Africa.

« Tranquilla, siamo quasi arrivati all'aeroporto... vero Leònidas? ».

Il latino annuì, e proprio in quel momento svoltò in una strada secondaria che si apriva dalla provinciale. Proseguì a curve e svolte secondo le indicazioni di Damastair - che reggeva una cartina - per quasi mezzora, fino a giungere in vista di una piccola pista d'atterraggio, di quelle usate dagli aerei da turismo.

Una donna li attendeva all'ingresso, tenendo aperto il cancello di rete. Leònidas parcheggiò l'auto vicino all'unico casotto e spense il motore. Balzò giù ed andò a prendere in braccio Cassandra, che riuscì a mala pena a cingergli il collo.

Kate li seguì da vicino, continuando a cantare sommessamente.

La donna che aveva aperto il cancello si avvicinò a Frank tendendo una mano. « Anna Valsecchi, piacere ».

« Io sono Frank, piacere mio. Scusi se sono un po' brusca, ma andiamo di fretta ».

Anna annuì: portava dei calzoni da uomo, una giacca da aviatore e degli stivali stringati alti a metà polpaccio. « Ho già fatto il pieno. Possiamo partire non appena siamo tutti a bordo », ed indicò un piccolo bimotore al centro della pista.

« Perfetto ».

« In teoria sarebbero solo quattro posti, più me e un copilota... ma visto che avete con voi un bambino, credo che non dovrebbero esserci problemi ».

Frank annuì. « Allora sbrighiamoci ». Salirono tutti velocemente sull'aereo: Leònidas portò Cassandra in braccio e la distese sui sedili. Kate si inginocchiò a terra e prese il figlio in braccio. Frank e Damastair si sistemarono sull'unico sedile rimasto libero, mentre Leònidas sedette in cabina di comando, al posto del copilota.

NIGHTERS - La GuardianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora