Capitolo 28

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Kate fu la prima a vederlo. Frank stava fasciando la spalla della nonna e Cassandra era occupata a non vomitare per il dolore della frattura esposta e nessuno per un po' si accorse dell'espressione della sirena, almeno fino a quando Frak non si alzò in piedi e si guardò in giro, decisa a trovare Leònidas.

« Kate, che c'è? », e seguì la linea del suo sguardo.

Svolazzava ad un mezzo centinaio di metri, rosso ed inconfondibile, impigliato in quello che aveva tutta l'aria d'essere ciò che restava dell'asse di un autocarro.

« Oh, mio Dio... è l'abito di Damastair », e subito si portò una mano alla bocca, come per bloccare le sue stesse parole. Fissò Kate ad occhi sbarrati, senza sapere cosa dire. La sirena osservava l'abito e non si muoveva, a mala pena respirava.

« Kate... », lei però non l'ascoltò. Iniziò a camminare in direzione dell'asse accartocciato, piano e senza fretta, gli occhi fissi sulla fluente stoffa scarlatta.

Frank le andò dietro. Sapeva cosa stava per accadere. Lo sapeva perché era una delle poche persone al mondo a conoscenza del fatto che i belfagor, una volta morti, svanivano senza lasciare alcuna traccia, nemmeno uno sbuffo di cenere.

« Damastair? », chiamò piano Kate. Afferrò l'abito e lo liberò dall'angolo di lamiera in cui si era impigliato. Strinse la stoffa al petto, guardandosi attorno. « Damastair? ».

Frank chiuse gli occhi e lasciò che due calde lacrime le corressero lungo le guance. Non serviva più chiamare. Damastair era morto. Era un suo amico, forse il suo miglior amico su quella terra, ed era morto. Per un momento, a Frank sembrò di soffocare. Com'era possibile? Si guardò attorno, disperata, nella disperata speranza di vederlo comparire da sotto una maceria, ma la vallata africana era vuota e silenziosa.

Damastair era morto. Ed era colpa sua. Se solo non l'avesse strappato alla casa di Serafim, trascinandolo in quell'avventura pazzesca, se solo l'avesse costretto a rimanere al villaggio a badare a suo figlio... il pensiero di Elathan la colpì come un maglio. Mio Dio! Elathan! Aveva reso orfano quel povero bambino! « Oh, Kate... mi dispiace così tanto.. ».

« Damastaaaaair! », la voce di Kate spazzò la prateria, travolgendo i resti dell'esplosione come lo sbuffo di un uragano. Frank si sentì sbattere a terra, mentre l'asse metallico dell'autocarro veniva sollevato e lanciato per quasi trenta metri, prima di atterrare con un tonfo sordo.

« Damastaaair! », urlò ancora la sirena. Il suo dolore si insinuò nel petto di Frank, dandole l'impressione che qualcuno le rigirasse un pugnale fra le costole.

« Kate... Kate basta! Kate! Kate... la tua voce!», ma la sirena non era in condizione di controllarsi. Gridò ancora, squartando la terra in lunghe falcate che parvero i segni di decine d'aratri. Jack rotolò di lato appena in tempo per non essere tagliata a metà.

« Cazzo, fermala! Fermala! », urlò a Frank.

« Kate, basta! Zitta! Finirai per ammazzarci tutti! », la supplicò Frank. Cassandra iniziò a pregare silenziosamente, levando una barriera attorno a sé ed attorno alla nonna, ma l'urlo di Kate la sbriciolò come se fosse stata fatta di carta velina. L'Evocatrice fu travolta dall'ondata di potere della sirena e fu gettata all'indietro e trascinata nella polvere per quasi una decina di metri, prima che la sirena si fermasse per riprendere fiato.

« Frank! », tuonò la nonna.

Frank era ancora a terra, schiacciata dal peso dell'energia che la sirena le rovesciava contro. Frugò con la mano fino a trovare un grosso sasso e, mormorando una rapida scusa, colpì con quello Kate alla base della nuca. La sirena si interruppe a metà di un urlo disperato e crollò a terra, svenuta.

NIGHTERS - La GuardianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora