Capitolo 27

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Le orecchie le fischiavano. Un sibilo assordante, che cancellava ogni altro suono al mondo. Frank tossì, rotolandosi nella terra polverosa e coperta di sassi smossi e piccoli lapilli ancora in fiamme. Cercò di alzarsi in piedi, ma riuscì a mala pena a mettersi su quattro zampe, prima di essere colta da un altro attacco di tosse. Le bruciavano gli occhi. Se li sfregò, sporcandosi il viso di terriccio scuro e di sangue. Si guardò le mani ed aggrottò la fronte, confusa, nel vedere la lunga ferita che le attraversava il palmo destro, snudando il muscolo fino all'osso. Non le faceva alcun male.

Frank scrollò il capo, guardandosi attorno. La vallata era stata dilaniata da un enorme cratere, che si estendeva tutt'attorno a lei. Qua e là qualcosa bruciava: un rametto, un cespuglio, il copertone di uno degli autocarri di Marcus.

E Marcus.

Il prete giaceva a terra, supino ed immobile, le fiamme che consumavano la sua tonaca. Attorno a lui giacevano i resti di quello che aveva tutta l'aria di essere un corpo umano. Un braccio, una gamba e qualcos'altro, che Frank non riuscì a distinguere. L'autocarro che Marcus aveva fatto avvicinare era rovesciato su un fianco, simile ad una grossa bestia ferita, e pareva integro, a parte il fatto che gli mancava completamente l'asse posteriore.

Frank tossì ancora e si mise in ginocchio. Il fischio non era ancora passato e lei continuava a sentirsi intontita, quasi ubriaca. Scrollò il capo, nel tentativo di schiarirsi le idee, e per la prima volta la mano le diede una fitta. Strappò un lembo del suo vestito e lo usò per fasciare la ferita. Finalmente si alzò in piedi, barcollando, e scoprì di avere anche il più terribile mal di testa della sua vita. Si portò una mano alla tempia, gemendo, e si guardò ancora in giro. La nonna giaceva circa venti metri più in là, e si stava riavendo in quel momento.

« Leònidas! », chiamò Frank. La voce le riuscì rauca e le graffiò la gola, come se l'avesse grattata con la carta vetrata. Tossì contro la mano e quanto la ritirò la trovò sporca di polvere. Aveva la gola piena di terra. « Leònidas! », gridò ancora.

« Frank... ».

Lei si voltò di scatto, un po' troppo in fretta e quasi perse l'equilibrio. Quando riuscì a rimettersi stabile, vide Kate, che l'aveva chiamata, a meno di cento metri da lei. Era in piedi, immobile, e cantava. La sua voce le arrivò pian piano, cancellando il fischio all'orecchio, e la fece barcollare di nuovo. C'era tutto il suo potere di sirena, in quel canto, e Frank impallidì e tremò, sentendo che la temperatura crollava di colpo. Il peso del canto di Kate le mozzava il fiato: era come trovarsi nel bel mezzo di una valanga, che forse non puntava proprio lei, ma minacciava comunque di strapparla via. Già, a proposito: chi stava puntando?

Frank iniziò ad arretrare, muovendosi piano per non acuire l'emicrania lancinante, e nel frattempo si sfregava gli occhi irritati, cercando di distinguere oltre la patina di lacrime che le offuscava la vista. Aveva terra anche negli occhi e se li sentiva arrossati e feriti. Pian piano si portò abbastanza distante da Kate da poter respirare normalmente e da non essere squassata dal suo potere.

La nonna nel frattempo si era messa seduta e scrollava la testa. « Mio dio... Frank! Stai bene? », la chiamò, voltandosi a cercarla. Vide prima Marcus ormai avvolto dalle fiamme, poi il camion ed infine Kate. Ed oltre la sirena, Lorenzo del Ponte.

« Bob... », ringhiò Jack, cercando di rimettersi in piedi. La colse un capogiro e ricadde a terra, sentendosi completamente senza forze.

La testa le girava e le pulsava a tal punto che dovette chiudere gli occhi per non essere vinta dalla nausea. Senza accorgersene perse l'equilibrio e piombò scomposta sulla terra squartata dall'esplosione, la bocca spalancata per prendere fiato ed i polmoni che le bruciavano come se avesse respirato fuoco. Per la prima volta in vita sua, si sentiva veramente vecchia.

NIGHTERS - La GuardianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora