Capitolo 7

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Serafim li affidò alle cure di Yazmin: aveva ancora i suoi ospiti a cui badare e non voleva perdere altro tempo con loro. Frank ne fu sollevata la vampira era potente, questo era vero, ma nemmeno lontanamente paragonabile a Serafim, e se proprio lei doveva scegliere tra un succhiasangue e l'altro, allora voleva quello più semplice da battere, s'il vous plaît.

Non che si sentisse in pericolo: anzi, al momento, con Leònidas al fianco, le sembrava che niente e nessuno potesse farle del male. E che diamine, quell'hombre aveva fatto fuori un vampiro e un licantropo in meno di cinque minuti e armato solamente di coltello, per di più! Frank iniziava ad intuire perché Lucas avesse voluto proprio lui, per fare la guardia alla reliquia.

« State bene? », le domandò ad un tratto Leònidas, facendola quasi sussultare.

« Sì ».

« State tremando », le fece notare lui.

« No, non è niente. Sto bene », si voltò verso di lui. « E tu? Come stai? ».

Il latino fece spallucce e sorrise. « Bien. Non preoccupatevi per me ».

« Dopo stasera ho davvero smesso di farlo », ammise, facendolo ridacchiare soddisfatto.

Yazmin si fermò davanti ad una porta alta fin quasi al soffitto - e quello non poteva essere a meno di quattro metri dal pavimento - e coperta da fini decorazioni di scene di caccia dipinte così realisticamente che per un momento Frank pensò di trovarsi di fronte a delle fotografie.

« Siamo arrivati », annunciò, « Qui vi lascio ».

Frank avrebbe voluto protestare, ma non lo fece perché era sollevata di veder andar via la vampira. Coi demoni, per quanto assurdo, si sentiva a suo agio, ma i succhiasangue le mettevano una paura dannata. Non sapeva perché, ma era così. Aspettò che la figura ancheggiante di Yazmin scomparisse dietro una svolta del lungo e magnifico corridoio quindi si voltò a guardare Leònidas.

Il latino annuì e aprì la porta. Entrarono in silenzio, guardandosi attorno circospetti, aspettandosi un attacco da un momento all'altro. I belfagor non erano tra i demoni più pericolosi al mondo, ma erano pur sempre maledettamente forti e veloci.

E poi, come diceva sempre Jack, di prudenza non era mai morto nessuno.

« Vi manda Serafim ».

La voce risuonò nella stanza buia come un rullo di tamburo portato dal vento. Frank riconobbe immediatamente il suono sibilante con cui venivano graffiate le consonanti. Era una pronuncia che nessuna gola umana avrebbe mai potuto imitare.

« Damastair? ».

« Tu sei la nipote di Jack », disse la voce nell'ombra, « Hai ancora il suo odore addosso ».

« Damastair, gradiremmo un po' di luce », esclamò Notkar.

« Lo so ».

Frank fece per ribattere qualcosa, ma in quel momento la stanza fu rischiarata da un improvviso chiarore. Alzò gli occhi e vide che uno dei grandi lampadari dorati aveva improvvisamente iniziato a brillare, le centinaia di candele accese. Magia. E non del tipo che possedevano i belfagor.

Spaventata, si guardò attorno. Vide Damastair seduto su una poltrona che li fissava sogghignando. Era identico agli altri belfagor che aveva incontrato nella sua vita: sembrava il frutto di una unione tra un uomo e un serpente, con le mani dalle dita lunghissime e sottili, la testa da rettile munita di corna simili a quelle delle mucche e occhi enormi senza palpebre. Brutto, ma niente di terribile. Frank passò oltre, frugando la stanza con lo sguardo. Sembrava uno studio: a parte gli scaffali pieni di libri, la scrivania e alcune poltrone, non c'era niente di sospetto.

NIGHTERS - La GuardianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora