1. Giorgia

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-"Ti ho detto che non ho nessuna intenzione di comprarla!"

Guardai Dalila truce, teneva in mano quella camicetta bianca che avevo appena finito di provare e mi bloccava dentro il camerino.

I suoi grandi occhi nocciola erano fissi sui miei leggermente ambrati, il peso spostato sulla gamba sinistra e l'anca destra in fuori, braccia conserte e nessuna intenzione di spostarsi, stava cominciando a darmi sui nervi.

-"Te la sei provata e ti sta bene, ora tu la compri e ce ne torniamo a casa!"

Le presi il capo d'abbigliamento di mano e andai verso la cassa sorpassandola, lei mi seguì con le carnose labbra inarcate in un sorrisetto compiaciuto.

Mentre aspettavo che la fila scorresse guardai fuori dal negozio, seduti sulle panchine e con la voglia di vivere di un marciapiede c'erano i ragazzi mentre le altre mie amiche conversavano tranquillamente. Dalila dietro di me seguì il mio sguardo, suo fratello Omar si era sicuramente stancato di stare seduto e alzandosi aveva cominciato ad importunare il povero Toni, perennemente bloccato al telefono e con le cuffiette nelle orecchie. Sorrisi, si vedeva che era il mio migliore amico.

-"Oh, vedi che tocca a te"

Pagai la maglietta e insieme raggiungemmo gli altri.

-"Ma dove eravate finite? Dovevate comprare una maglietta non tutto il negozio!"

Sorrisi a Omar e lui mi prese sottobraccio, ormai si era abituato e sapeva fin troppo bene che quando mettevo le scarpe alte avevo bisogno di un appoggio per camminare senza sembrare un ebete.

-"Dove andiamo adesso?"

Nessuno rispose a Gabriele. Un suono aveva attirato la nostra attenzione e quella di tutti i presenti, sembrava una sirena anti-incendio e tutti adesso guardavamo gli altoparlanti come se potessimo vedere qualcosa.

-"ATTENZIONE! È IN ATTO UN EVACUAZIONE PREGHIAMO I PRESENTI DI RAGGIUNGERE LE USCITE DI EMERGENZA SENZA CREARE CONFUSIONE, LE CAUS-"

Un urlo agghiacciante riempì il centro commerciale e dopo un po di rumori confusi si sentì chiaramente qualcuno masticare, i gemiti di dolore dell'uomo erano accompagnati da scricchiolii di ossa rotte. Eravamo tutti con la stessa espressione di disgusto mentre cercavamo di capire cosa stesse succedendo, finchè una voce di donna non spezzò il silenzio con un altro straziante urlo.

Fu un attimo e ci fu il caos.

Le persone andavano a destra e sinistra correndo e non curandosi di seguire le norme di sicurezza, i bambini piangevano cercando di stare al seguito dei genitori e i cani abbaiavano in preda al panico scappando spesso dalla presa dei padroni che non si curavano di loro, se Omar non mi avesse tenuta probabilmente sarei stata spazzata via anche io a forza di urti e spintoni.

Noi eravamo lì in mezzo al caos bloccati esattamente nelle posizioni che avevamo prima che la voce di quell'uomo annunciasse l'evacuazione in atto.

-"Cosa cazzo sta succedendo?!"

Con le sue urla fu Chiara a sbloccare lo shock generale, teneva il braccio di Andrea stretto a se e il suo volto aveva assunto un colore pallido e malaticcio, l'ansia stava prendendo il sopravvento su di lei e la cosa non poteva far altro che finire male.

-"Raggiungiamo le uscite di emergenza, adesso!"

Dopo lo strattone di Omar capì che dovevamo correre e io mi costrinsi a farlo nonostante il dolore acuto che le scarpe alte mi provocavano. Uscita dopo uscita la massa si accalcava sempre di più e noi eravamo ancora in trappola a scappare da un pericolo che nemmeno conoscevamo. Ci fermammo davanti all'ennesima porta bloccata dalla gente e osservammo quello spettacolo raccapricciante.

Infection #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora