27. Giorgia

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Tic-tic-tic.

Il rumore delle mie dita che ticchettavano sul finestrino mi era entrato in testa già da un bel pezzo, ma era rilassante vedere come quel ticchettio andasse al tempo del mio cuore finalmente calmo.

Guardai Omar seguire in soldati in silenzio, con il suo martello stretto in una mano ed un coltello nell'altra, prima di tornare al rifugio dovevano finire ciò che avevano iniziato e il marocchino aveva deciso di aiutarli.

Anche io avrei voluto dare una mano, dovevano scovare gli zombie rimasti e ucciderli per poi posizionarli sulla strada dove una seconda squadra sarebbe andati a raccoglierli, ma il mio aiuto non era stato accolto di buon grado, io infondo sono una ragazza ed in teoria le ragazze non sono in grado di uccidere quei cosi.

Cazzate, tante, tante cazzate, ma Omar mi aveva intimato di star zitta dato che stavano facendo già tanto per noi, ed anche se normalmente non lo avrei ascoltato dovetti costringermi a farlo.

Sbuffai, mi stavo annoiando a morte e non avevo neanche avuto il tempo di chiedere a quegli uomini se il gruppo di sopravvissuti che avevano lasciato in quel palazzo, o in qualunque cosa fosse quel posto, era già stato portato in salvo.

Il telefono di Omar poggiato al mio fianco cominciò a vibrare e lo afferrai subito, il sorriso che si era allargato sul mio volto si spense di poco quando invece di vedere il numero di mia madre o di mio padre lessi quello di Dalila ma risposi lo stesso con un tono contento, loro non sapevano ancora di chi avessimo incontrato e sicuramente non vedendoci tornare la preoccupazione li stava logorando.

 -''Per fortuna hai risposto, dove siete? Avete trovato qualcosa? E' già tardi, tornate indietro.''

-''Si, abbiamo trovato qualcuno, venite qui, così andiamo al porto e fanculo tutto questo schifo!!''

Dall'altro capo del telefono sentii un chiacchericcio confuso e poi la voce autoritaria della marocchina imporre silenzio, aveva messo sicuramente il vivavoce.

-''In che senso qualcuno?''

-''C'erano dei soldati qui, hanno detto che ci accompagnano al rifugio, siamo salvi, venite in piazza, hanno una macchina enorme, ci entriamo tutti!''

Ci fu confusione, urla, dal rumore capii anche che il telefono era finito a terra per poi essere raccolto da qualcun altro che non era la mora dato che la voce che uscii dall'apparecchio era tutt'altro che femminile.

-''Sapevo che una botta di culo doveva arrivarci prima o poi! Arriviamo subito!''

Risi quando sentii Dalila imprecare e riappropriarsi del suo cellulare, la mora mi salutò in fretta e poi la chiamata si chiuse lasciando che il silenzio tornasse sovrano all'interno dell'auto.

Mi guardai intorno confusa, non conoscevo affatto che tipo di vettura fosse ma era la classica auto verde scura dove ti aspetti di vedere dei militari, con il muso grosso ed il dietro privo di sedili in modo da fare spazio e contenere così più persone possibili, chissà se ci saremmo entrati in quattordici, i militari in cinque stavano più che comodi, ma noi eravamo in nove.

Guardai il cielo attraverso il finestrino giallognolo, nove, e pensare che eravamo partiti in tredici, ne avevamo fatta di strada e qualcuno era rimasto indietro, Roberta, Chiara e Andrea per fortuna erano in buone mani, ma Vittorio, non mi sarei mai perdonata di non essere al suo fianco, di provare a salvarlo o di ucciderlo nel modo più veloce ed indolore possibile.

Lui, come Salvatore, era un mio rimpianto, sapevo che la colpa non era mia ma il fatto di non essere presente mi distruggeva, perché forse avrei potuto fare qualcosa e non avrei mai più avuto modo di scoprire cosa.-

Infection #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora