16. Giorgia

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Lo schermo del telefono squarciò il buio fitto della camera, che in alcuni punti era interrotto solo dalla flebile luce della Luna proveniente dalla piccola finestra alla nostra destra, ci vollero un paio di minuti prima che i miei occhi si abituassero a quella forte lucentezza poi riuscii finalmente a scorgere l'ora.

2:30 del mattino e Morfeo non si era ancora deciso a venirmi a prendere.

Mi misi seduta cercando di non svegliare Dalila che dormiva beatamente al mio fianco, i suoi riccioli neri ancora umidi dopo la doccia ricadevano disordinati sul cuscino sgocciolando quà e là anche il materasso. 

Avevamo deciso di condividere il lettino singolo lasciando la possibilità alle altre tre di dormire in quello matrimoniale, stavamo un po' strette ma almeno potevo godere della sua compagnia e il suo respiro regolare rompeva quel silenzio che se ci fosse stato avrebbe reso la mia ennesima notte insonne un inferno.

Mi alzai scostando il piumone che fino a quel momento mi aveva cullata con il suo tepore e l'aria gelida mi investì nonostante i vestiti pesanti. Decisi lo stesso di andare per la mia strada e agguantai uan felpa da uno dei borsoni. Aprii la porta e mi ritrovai in corridoio, mi sarebbe bastato percorrerlo per raggiungere il salone.

L'appartamento del secondo piano era della stessa grandezza dei due ai piani inferiori ma la sua disposizione lo faceva sembrare nettamente più piccolo. Le stanze erano otto in tutto, sei erano disposte lungo il corridoio tre per ogni lato mentre le altre due erano agli estremi dell'appartamento. Una delle due era la camera da letto dove riposavano Carlotta, Giuliana e Roberta mentre l'altra era quella che dava sul balcone.

Strinsi il corpo con le mani e mi maledissi mentalmente per non aver preso qualcosa di più pesante della felpa che indossavo, in fin dei conti eravamo agli inizi di Marzo e ci trovavamo ad un'altitudine elevata, le temperature basse non dovevano essere di certo una sorpresa, soprattutto a quell'ora della notte. 

La luce della mia matissima Luna illuminava poco quel lato della villa ma nonostante il buio fitto, ai miei occhi, il panorama non poteva essere definito lugubre. Potevo sentire gli uccelli notturni volare sopra la mia testa mentre le stelle cercavano invano di compensare la mancanza della regina della notte che in quel momento era impegnata a iluminare l'altro lato della casa.

Dall'altezza in cui mi trovavo potevo intravedere le sagome dei tetti degli altri villini che solitamente, guardati dal basso, erano coperti dall'imponenza dei pini cresciuti nel giardino che delimitavano il lato sinistro del villino isolandolo dal resto del complesso di case.

Quegli alberi, li avevo visti crescere giorno per giorno e adesso potevo osservarne le fronde che si allungavano e che si intersecavano quasi come se volessero raggiungere quel cielo nero puntellato di stelle.

Erano un po' come noi quei rami: annaspavano, lottavano e si allungavano con tutte le loro forze anche se quello che avrebbero raggiunto sarebbe stato solo nero, un nero certe volte interrotto da quegli astri brillanti come gioielli ma pur sempre nero. Un traguardo oscuro, vuoto e privo di certezze.

-''Ci avrei giurato. Se nel bel mezzo della notte Giorgia non si trova è sicuramente da qualche parte ad osservare il cielo.''

-''Non volevo svegliarti, scusa''

-''Il letto mi sembrava troppo vuoto, non sei stata tu, tranquilla''

Tornai ad osservare il panorama ripoggiando i gomiti sulla lastra di marmo del balcone e Dalila fece lo stesso illuminandosi il viso con la fiamma dell'accendino per potersi accendere uan sigaretta. 

L'acre odore del tabacco giunse alle mie narici e una nuvoletta di fumo mi svolazzò leggera davanti distraendomi da ciò che già da un bel po' stavo osservando.

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