6. Tonino

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Quattro giorni. Quattro fottutissimi giorni a fare sempre le stesse cose senza concludere mai nulla.

Il nostro rifugio era pieno di provviste e oggetti vari, ormai l'unica cosa che riuscivamo a fare era alternarci per andare al Mini Market e rifornirci. Solitamente erano Vittorio e Gabriele ad andarci dato che Alessandro non si era ripreso del tutto, ma ci andammo anche io Giorgia e Omar in un paio di occasioni, dato che un po' per noia, un po' per necessità, eravamo costretti a recarci lì più volte al giorno. 

Avevamo esplorato così tanto in giro che eravamo riusciti a recuperare persino un'ascia per Fabio, strano ma vero tra gli attrezzi di giardinaggio c'era anche quella, anche se probabilmente la vendita era limitata prima che la normalità andasse a farsi fottere.

Eravamo riusciti a recuperare qualcosa anche per Roberta e Chiara che nonostante la loro riluttanza nel combattimento e la loro paura per il sangue si sentivano più al sicuro brandendo dei bastoni sui quali avevamo attaccato dei grossi coltelli. 

Io invece mi ero ritrovato con una mazza da baseball, e che dire, non era così scomoda, e mi permetteva di stare precariamente lontanto da quei mostri puzzolenti e decomposti.

Avrei pagato oro per avere un telefonino, o qualunque apparecchio elettronico. Anche se ero fondamentalmente inutile in combattimento, la teconologia era il mio asso nella manica. Sin da piccolo avevo avuto un debole per videogiochi e simili e crescendo cominciai a occuparmi di cose più complicate come software e programmazione, riuscendo ad utilizzare anche apparecchi con poco campo o poca linea ma purtroppo un telefono spento risultava inutile anche per me.

Il punto focale era l'elettricità. Ripensandoci avevamo avuto molte informazioni da Salvatore riguardo l'andamento degli avvenimenti accaduti durante il primo giorno di sopravvivenza e da quello che riuscivo a ricordare lui per primo non ci aveva fornito nessuna informazione riguardo l'assenza di corrente.

-''Salvatore, potresti avvicinarti un secondo? Dovrei parlarti''

Salvatore annuì e si avvicinò a me, aveva fatto cenno a Dalila che sarebbe tornato presto.

Era strano per me vedere Dalila in buoni rapporti con una persona conosciuta da meno di due giorni ma ero molto contento di vederla sorridere. Giorgia mi aveva detto che la riccia si era confidata con il moro riguardo le varie tragedie accadute nella sua famiglia e che il ragazzo si era dimostrato vicino e molto comprensivo senza però provare pena per lei, atteggiamento che a Dalila avrebbe dato parecchio fastidio.

Omar e sua sorella erano sempre stati le colonne portanti del nostro gruppo di amici, sorvolando quando le litigate giovavano alla ragazza facendola divertire e intrattenere, erano proprio loro due a mettere fine ai bisticci per cose futili.

I due ragazzi nella loro infanzia avevano dovuto patire gli atroci dolori di perdere una madre, e più di recente quelli di perdere una zia ed una nonna, e proprio a causa di tutto questo dolore erano i migliori in consigli e soluzioni.

-''Dimmi pure.''

Il ragazzo adesso indossava una t-shirt come quasi tutti noi, ma i suoi pantaloni erano gli stessi di quando aveva salvato la vita Giorgia.

Un altro grosso problema era l'igiene infatti, cercavamo di lavarci a pezzi e al meglio ma una calda doccia era un sogno che condividevamo tutti. Fortunatamente avevamo smesso di rimuginare ed espriemre le nostre voglie ad alta voce per evitare di deprimerci, ma la situazione era ovvia: stavamo cercando di salvarci nascondendoci, e sarebbe stata questione di tempo prima di rimanere completamente soli in mezzo ai morti, e a quel punto ci sarebbe stato poco da fare. Dovevamo darci una mossa al più presto ed io ero la persona giusta per poter organizzare una fuga dall'inferno che prima era un meraviglioso centro commerciale.

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