13. Gabriele

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-''Tutto bene?''

Mi guardai intorno sperando di scorgere Fabio. Durante tutto quel tempo che avevamo speso a combattere non aveva fatto altro che parlare ed il suo improvviso silenzio mi stava facendo preoccupare.

Un alito fetido mi costrinse a concentrarmi di nuovo in quello che stavo facendo, non eravamo del tutto circondati, il pullman aveva creato abbastanza rumore e calore da allontanare un buon numero di zombie ma di certo non potevamo definirci in una buona situazione.

-''Si sono qui!''

Sospirai di sollievo e riuscì a concedermi un attimo per poter osservare il ragazzo che mi faceva segno sbucando da dietro una macchina ma poi dovetti nuovamente concentrarmi nell'uccidere quei maledetti che erano ancora troppo vicini a me.

Le mie orecchie si erano ormai abituate al rumore di ossa rotte e cervelli spappolati ma la puzza di sangue stava cominciando a darmi il volta stomaco. Ero quasi del tutto imbrattato di quella sostanza densa e calda e la mia pelle bruciava dal bisogno di una doccia, ma ovviamente dovevo prima pensare a salvarla, la pelle.

-''Cerca di non morire!''

Mi scansai di lato e colpì le gambe a due morti-viventi facendoli cadere rovinosamente a terra, li scansai per evitare che mi mordessero le gambe e con una delle lame più lunghe recisi il collo ad uno zombie finendo si staccargli la testa colpendolo con il manico.

Mi girai cercando Fabio e lo osservai mentre alzando l'ascia staccava le teste ai due mostri che tentavano invano di rialzarsi da terra.

Sospirai rilassando i muscoli e anche il mio amico barbuto fece lo stesso, lasciò scivolare il braccio stanco lungo un fianco e con l'altro si asciugò la fronte piena di sangue e sudore.

-''Perciò...''

Feci un giro su me stesso guardandomi intorno, gli altri zombie erano parecchio lontani e per il momento potevamo stare tranquilli contando sul fatto che avremmo fatto sicuramente silenzio.

Spostai di nuovo l'attenzione sul mio amico che aveva cominciato ad armeggiare con lunghi capelli lisci per natura, li stava legando come al solito dietro la nuca con un piccolo elastico che portava sempre al polso.

-''Dimmi.''

Passai anche io una mano tra i miei capelli cercando di non farli appiccicare tra loro ma capii che sarebbe stato impossibile, erano ricci e appiccicosi quindi provare di fare qualcosa senza acqua e sapone sarebbe stato inutile.

Mi guardai ancora intorno, il pullman era scomparso alla nostra vista già da cinque minuti e sicuramente la nostra priorità era quella di raggiungere gli altri, ma come?

-''Che si fa adesso?''

Scrollai le spalle. Gli occhi chiari di Fabio mi scrutarono capendo al volo che non avevo idea di cosa fare e cominciò a camminare senza una meta trascinandosi dietro la sua ascia.

-''Dove vorresti andare?''

-''Oh non lo so, ma meglio di stare fermo non credi?''

Sbuffai e gli andai dietro.

Era incredibile come in meno di una settimana tutto fosse cambiato. Il centro commerciale era un luogo in cui io e la mia comitiva ci recavamo spesso eppure guardando il parcheggio adesso potrei anche dire di non aver mai visto un luogo del genere.

La luce del sole, che si era ormai nascosto dietro una montagna, arrivava fioca e il rumore che quei mostri procuravano serviva a dare al tutto un aria più tetra. Ad ogni passo sangue e cadaveri riempivano l'asfalto e le auto. Peggio di un horror.

Infection #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora