12. Giuliana

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Mi costrinsi a star ferma al mio posto, per quanto la preoccupazione mi stesse mangiando viva, se Vittorio aveva deciso di non farsi controllare io non ero di certo nessuno per costringerlo a fare il contrario.

Avevo visto la scena chiusa nel pullman, che in quel momento poteva definirsi l'unico posto sicuro. Il mostro che Vittorio non aveva intercettato lo aveva sbattuto violentemente contro l'auto e sulla schiena, oltre al livido ancora chiaro e non del tutto visibile, aveva lasciato un graffio orizzontale non molto profondo ma sicuramente molto doloroso.

Mi accasciai su un sedile a caso e cercai di lasciarmi cullare dalla musica spegnendo i pensieri: se il ragazzo dai capelli chiari riusciva a stare in piedi senza lamentarsi nonostante gli strattoni continui del pullman, dovuti ai morti-viventi che spesso il muso del veicolo investiva, allora non doveva essere nulla di grave e la colonna non era nè schaicciata nè fratturata. Non che avessi pensato cose del genere dovute semplicemente a dei colpi contro un auto, ma non potevo sottovalutare la forza degli zombie, non dopo quello che stava accadendo.

Per ciò che mi riguarda ormai tutto è possibile.

-''Giuli...''

Carlotta scivolò al mio fianco, buttandosi di peso sul sedile e strappandomi dal flusso dei miei pensieri. Potevo notare quanto fosse scossa dal'espressione del suo viso: le palpebre abbassate leggermente, la testa a penzoloni da un lato e gli angoli della bocca incurvati all'ingiù.

-''Tutto bene?''

Mi maledissi mentalmente. Era ovvio che nulla andasse bene.

La ragazza dagli occhi verdi sbuffò e sprofondò ancora di più sul sedile blu, le mani poggiate distrattamente sul grembo non ne volevano sapere di stare ferme e si muovevano freneticamente giocherellando con gli innumerevoli bracciali che lei indossava.

-''Più o meno... E' colpa mia vero?''

I suoi occhioni mi fissarono lucidi e io dovetti trattenermi dall'abbracciarla, volevo affrontare con lei un discorso abbastanza complicato e non avevo nessuna intenzione di darle una via di fuga facendole capire che mi stavo addolcendo.

Purtroppo la ragazza al mio fianco ha sempre avuto la brutta abitudine di sviare le conversezioni che non le convengono senza neanche fartene accorgere e lasciandoti solo in seguito con l'amaro in bocca.

-''No, non è colpa tua...Ma a questo proposito, cosa è Gabriele per te? Non mentirmi come fai sempre quando cerco di aprire questo discorso.''

Avevamo affrontato parecchie volte quell'argomento, prima che il mondo finisse, e lei lo aveva sempre ignorato o affrontato con poca serietà.

-''Cosa c'entra questa domanda in un momento del genere? Credo sia normale rimanere scossi dopo quello che è successo, non credi?''

Sbuffai e piantai i miei occhi nei suoi. Possibile che la sua testardaggine le dettasse sempre di non confidarsi del tutto con me? Nonostante fossi la sua migliore amica?

-''Capisco quanto tu possa sentirti in colpa e diciamoci la verità, ti conosco meglio di chiunque altro Carlotta. So per certo che se lì fuori fosse rimasto qualcun altro tu non staresti così, ammettiamolo, i nervi ti avrebbero fatto fare avanti e indietro mille volte e tutte le tue paranoie e preoccupazioni sarebbero scappate fuori senza freni. Guardaci, tutti soffriamo, ma tu sei distrutta.''

Lei di tutta risposta distolse lo sgaurdo, coem se quel gesto bastasse a chiudere la discussione. Eppure quello era proprio ciò che mi aspettavo e per me valeva più di qualunque risposta positiva, avevo colto nel segno, ovviamente.

-''Io non volgio forzarti, ma sono sicura che prima o poi me ne verrai a parlare. A te Gabriele piace e più starai in silenzio più io crederò fermamente alla mia idea, infondo guardati un po', non hai neanche provato a negare!''

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