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Mi sono addormentata esausta.
I sogni poi non mi hanno aiutata.
Ho passato la notte tra urla e pianti. Anche adesso un incubo mi scuote.
Dimitri è in piedi difronte a me, furioso, cerco di parlargli, spiegargli, ma lui è sempre più lontano e arrabbiato.
Cerco di correre ma sembra che abbia le gambe di cemento.
Mi smuovo frenetica nel letto, finché non sento un corpo caldo e familiare che mi abbraccia.
Mi sveglio e lui è qui accanto a me.
"Ehi piccola, che cos'hai? Sembravi in preda a un dolore straziante" è preoccupato.
"Ho avuto un incubo, sono felice che tu sia qui", ed è la verità.
Lo stringo più forte che posso e infilo il mio viso nell'incàvo del suo collo.
L'odore della sua pelle unito alle sue carezze mi calmano all'istante.
Le lacrime cominciano a scendere e lui mi stringe più forte.
Aspetta che mi sfoghi e poi mi alza il viso.
"Che sta succedendo, Tai? Non ti ho mai vista così."
In quel momento vorrei dirgli tutto, che mi ha spezzato il cuore tempo fa, ma non ho coraggio.
Lo conosco troppo bene, se gli svelassi il mio stupido piano mi disprezzerebbe.
Così come mi disprezzo io.
Aspetta che gli risponda, così, su due piedi prendo una decisione.
"C'è una cosa che devo chiederti. Voglio che tu sia assolutamente sincero va bene?" Dico mentre mi metto seduta sul letto.
"Certo, non ti ho mai mentito. Lo sai" mi risponde.
"Sei mesi e passa fa, ti ho sentito parlare con Gloria. Lei ti chiedeva se io ti piacessi, visto che mi difendevi sempre.
Ho sentito cosa gli hai risposto.
Visto che ero brutta e grassa, oltre che la figlia di mio padre, ti sentivi in dovere di essere gentile con me.
Perché lo hai fatto? Perché quelle brutte parole?"
Ci siamo, adesso dipende tutto da lui.
Lui si fa serio, mi guarda fisso, ma non c'è né colpa né imbarazzo nel suo sguardo.
"Vedi, io ho sempre avuto un debole per te. Anche se tu ti vedevi brutta e grassa. Ti ho sempre ammirata per il tuo carattere.
Eri sempre così buona, dolce e incline a perdonare e aiutare tutti.
Poi del tuo aspetto fisico non mi sono mai curato molto. Mi piacevi come eri. Gloria si era accorta di tutto questo.
La sera di cui parli, l'avevo trovata nella tua camera a rovistare nelle tue cose.
Aveva in mano il tuo diario, quello dove scrivevi le tue confidenze.
Voleva leggere quello che scrivevi su di me, davanti a tutti.
L'ho scoperta e l'ho portata via.
Non riuscivo a convincerla a desistere, quindi ho pensato che se ti avessi umiliata ti avrebbe lasciato perdere.
So che ti sembrerà una cazzata, ma è la verità.
Volevo solo proteggerti.
Adesso capisco che ho fatto male.
Immagino che questo sia il motivo per cui sei andata via.
Mi dispiace, ma perché non mi hai affrontato?"
Non so cosa rispondere. Sentire queste parole mi fa provare ancora più schifo nei miei riguardi.
Gli credo, su ogni singola parola.
E finalmente decido di smettere col mio piano di vendetta.
Il problema è che non posso dirgli quello che ho fatto.
Però posso spiegargli cosa ho provato, quanto mi ha ferita.
Magari se poi scopre il mio piano, sono certa che Alex non esiterà a dirgli tutto, mi saprà perdonare prima o poi.
"Ero troppo sconvolta per parlarti.
Ti ho sempre adorato. Tu eri il punto fermo in una vita costantemente in movimento.
Quando ho sentito quelle parole, il cuore mi si è sbriciolato.
Ero annientata.
Così, con la mamma, ho deciso di andare in un centro specializzato nella cura dell'obesità.
Non ero a uno scambio studio.
Sono andata in clinica per dimagrire e prendermi la rivincita su tutti. Tutte le persone che mi avevano derisa e umiliata.
E tu eri in cima a tutti. Ero così accecata dal rancore e dalla rabbia, che te la dovevo far pagare a tutti i costi.
Sono tornata con l'intento di farti innamorare per poi respingerti."
Confesso, sentendo il peso farsi più leggero.
Lui mi guarda attento e in collera.
Ha ragione ad essere arrabbiato.
Però proseguo, lui è stato onesto e merita la mia onestà.
"Il punto è che non avevo messo in conto un fattore molto importante.
Il fatto che i miei sentimenti per te non fossero mai cambiati.
È vero ti odiavo, ma ogni volta che stavamo insieme l'amore prendeva il sopravvento.
Mi costava sempre più fatica fingere. Sono sempre stata bene con te, e quella sera nel boschetto mi ha aperto gli occhi.
Ti ho donato la mia verginità e me stessa. Non per uno stupido piano, ma perché lo volevo, ti volevo più di ogni altra cosa al mondo.
So di non aver giustificazione, se non mi vorrai più lo capirò. "
Finalmente sono libera.

È assorto nei suoi pensieri. Si alza dal letto e comincia a camminare avanti e indietro.
"Devo uscire da qui, ho bisogno di riflettere e con te presente non posso farlo.
Sono deluso, arrabbiato, ma devo prendere in considerazione quello che hai passato.
Vado a farmi un giro, ci sentiamo più tardi."
Faccio cenno di sì con la testa e mi asciugo le lacrime
Lo guardo uscire dalla mia camera con le spalle curve.
Mi alzo e vado in doccia.
Non sono felice, anche se adesso mi perdonasse, non appena scoprirà di Alex mi darà il benservito. Come ho potuto essere così stupida!
Mal voluto non è mai troppo, dice il detto.
Mi asciugo in fretta e decido di raccontare tutto all'unica persona che mi potrà capire.
Scendo e cerco mia madre.
La trovo in cucina che impasta, un po' troppo energicamente, la pasta frolla.
"Ciao, posso parlarti mamma?" Chiedo salutandola.
Alza lo sguardo e mi sorride.
"Certo tesoro, cosa c'è che ti angustia?"
Capisce sempre tutto subito, è la migliore delle mamme!
"Ho combinato un casino mamma e non so come uscirne", inizio tra i singhiozzi. Lei si siede accanto a me e mi prende le mani.
Ed io come un fiume in piena, straripo e le racconto tutto.
Proprio tutto!

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