Chapter twelve

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"Giro!" dico a voce alta, spostando la visiera della sdraio e girandomi finalmente sulla pancia. Mi sento il ventre completamente bollente. Incrocio le braccia e vi appoggio sopra la testa, rimanendo con gli occhiali da sole ancora abbassati sugli occhi. Il sole picchietta sulla pelle della mia schiena, mentre la mamma si sdraia sulla pancia come me per i prossimi cinque minuti. Sento i gabbiani volare sopra di noi, un leggero vento che accarezza i nostri corpi e la risacca del mare sul bagno asciuga che culla la mia mente, distraendomi da ogni preoccupazione.
La mamma si toglie gli occhiali da sole e se li appoggia sul fianco, facendo un grosso respiro. Non incrocia le braccia, le lascia prive di forza accanto al suo busto abbronzato. Sapevo benissimo che la mamma mi avrebbe portato in spiaggia, ecco perché ho portato un bel po' di costumi in valigia. Mi lecco le labbra secche, sentendo già la schiena accalorarsi. Fra circa tre minuti devo di nuovo rigirarmi.
"Quindi com'è Harry?" mi chiede la mamma dalla sdraio affianco, gli occhi socchiusi nella mia direzione. Ci sono molte persone in spiaggia, bambini che giocano sulla riva dell'oceano e rinfrescano la loro pelle accalorata dal sole. Quando venivo a passare l'estate su questa spiaggia, mi divertivo a fare tantissimi castelli di sabbia, ma poi Jennifer me li calpestava. Ha sempre avuto un debole nel darmi fastidio.
Mi metto sul fianco, tenendomi la testa sul braccio piegato. Sollevo gli occhiali da sole e sorrido impercettibilmente. "Impossibile tu non l'abbia visto" dico, alzando un sopracciglio.
Mamma ruota gli occhi, poi imita la mia posizione, gettandomi i suoi occhi azzurri addosso. "Intendo caratterialmente."
Ci penso un po' su, ricapitolando quanto ho imparato da Harry. "E' simpatico, intelligente, attento e a tratti serioso. E' sexy, delicato-"
"Ok, basta così."
"Ma me l'hai chiesto tu!"
"Non ho intenzione di sapere nient'altro sulla tua vita sessuale."
Guardo la mamma, sgranando gli occhi. "Ma non ho detto niente al riguardo" rispondo, dubbiosa. Lei mi guarda, poi sposta lo sguardo da me al mare e si sofferma sulla linea dell'orizzonte. Il colore dell'acqua è scurissimo da questa distanza, e il riflesso si specchia sulle superfici riflettenti dei grattacieli costruiti sulla costa. La notte questo posto diventa più illuminato di quanto possa mai fare il sole, le luci che si scontrano tra loro e che sembra ti trasportino su un altro mondo.
"Mamma?"
Lei si gira, stringendo le labbra. "Oh, andiamo. Non dirmi che non sei andata a letto con lui!" dice, poi prima che possa risponderle solleva una mano. "Non credere di potermi confermare o negare una cosa del genere, ti proibisco di fare anche gesti del capo al riguardo."
Scoppio a ridere, sollevando le ginocchia verso il petto come una bambina. La mamma incrocia le braccia sotto al seno messo in risalto dal push up del costume, poi sorride a sua volta, come se non sapesse che la sto osservando. Mi metto seduta, facendo appoggiare i piedi sulla sabbia bollente. Mi passo i capelli su un'unica spalla, guardandomi la pelle leggermente arrossata delle cosce, del petto e della pancia. Mi metto in piedi e inizio a saltellare da un piede all'altro, senza che la sabbia possa bruciarmene ulteriormente le piante. "Vieni in acqua?" chiedo alla mamma, ma lei fa un cenno di assenso con il capo.
"Devo leggere" dice, sporgendosi verso un piccolo tavolino in legno e recuperando il libro con il segno. Annuisco con il capo, togliendomi gli occhiali dalla fronte e lanciandoli sulla sdraio mentre inizio a correre verso l'acqua. Molte persone si girano a guardarmi, ma non me ne frega niente. Sicuramente ci saranno tantissimi paparazzi appostati sulle cime degli alberi, tutto pur di avere una mia nuova foto, ma sinceramente non voglio perdere tempo a pensarci su. Corro incontro all'acqua, poi appena il freddo mi lambisce le cosce mi tuffo in avanti. L'acqua è gelida - ovvio, dopo essere stata minimo quarantacinque minuti stesa sotto il sole bollente delle undici - e la sento aderire alle pelle, rinfrescandomi e rigenerando le mie membra. Quando riemergo dall'acqua, sento i capelli pesanti contro la schiena, e mi giro verso la spiaggia. Mi stendo sul pelo dell'acqua, allargando le gambe e le braccia e mi lascio smuovere delicatamente dal moto ondoso. Di tanto in tanto sollevo la testa per accertarmi che la corrente dell'oceano non mi stia portando via.
Quando riabbasso le palpebre, penso ad Harry.
Chissà come sarebbe se lui, proprio adesso, stesse con me. E' uno di quelli che non ti lasciano mai in pace, schizzandoti come i bambini? Oppure è uno che si lascia andare a momenti di dolcezza e romanticismo in acqua?
Immagino di essere esattamente accanto a lui, mano nella mano, entrambi stesi sul pelo dell'acqua. La sua mano grande tiene ben salda la mia, il suo profilo si staglie contro la linea retta dell'orizzonte e un leggero sorriso gli increspa le labbra. Poi il momento di pace finisce qualora mi attiri a sè e mi baci, lasciando che l'acqua ci avvolga, sommergendoci e nascondendo i nostri corpi dal resto delle persone accanto.
Sorrido leggermente a questi pensieri, quando sento la corrente farsi più rapida e l'acqua che mi spinge indietro. Mi rimetto in piedi, galleggiando ad un pelo dalla sabbia sul fondo, mi giro e noto un'onda gigantesca che mi si riversa contro. Distinguo appena una tavola da surf prima che la schiuma mi sommerga e mi costringa ad andare sott'acqua. In un gesto infantile, mi tappo il naso con la mano, poi riemergo e prendo una grossa boccata d'aria. Degli schizzi mi colpiscono il viso prima che possa aprire bene gli occhi.
"Non posso crederci" dice una voce femminile, al che strofino rapidamente le mie palpebre chiuse e apro gli occhi, notando Elizabeth che ha un braccio appoggiato sulla tavola da surf, i capelli corvini stropicciati sulla fronte e gli occhi scuri fissi su di me. Rimango qualche secondo ferma, prima di avvicinarmi a lei e stringerla con un braccio. "Non posso credere di verderti dal vivo, e non tramite delle fotografie ritoccate!"
Scoppio a ridere, stampandole un bacio sulla guancia. Elizabeth - da me sempre chiamata Lizzie - è stata la mia prima amica a Miami. Siamo sempre state insieme, sebbene a scuola non frequentassimo le stesse classi. Al college ognuna di noi ha preso strade diverse, eppure abbiamo continuato a sentirci tramite messaggi e qualche video chiamata. Lei si è diplomata in Letteratura Inglese e insegna proprio qui, mentre io..beh, credo che la mia storia ormai la conoscano tutti. Si stacca da me.
"Ma guarda come sei bella al naturale" mi dice, guardandomi in viso. "Mi sono mancate queste piccole lentiggini, sai?" continua, toccandomi con l'indice le piccole lentiggini che ho sul ponte del naso e appena sotto gli occhi.
"Anche tu mi sei mancata. Come stai e cosa ci fai qui?" dico, rivolgendomi verso la spiaggia.
Fa finta di pensarci su, poi mi guarda scuotendo il capo. "Okay, non riesco a mentire nè a fare la finta tonta, ma mi ha avvisato tua madre. Voleva che ti facessi una sopresa."
"Ed è riuscita?" dico, abbozzando un sorriso. Lizzie scuote le spalle.
"Diciamole di sì." Ride. I suoi denti risaltano sul suo incarnato leggermente abbronzato. "Ma parliamo un attimo di te" dice, dando uno scrollone alla sua tavola da surf per avvicinarla al suo corpo. La picchietta e mi istiga ad appoggiarmici sopra, incrociando le braccia sotto al petto per reggermi, così ci troviamo appoggiate sulla tavola una accanto all'altra, mentre la corrente ci spinge verso la spiaggia, lentamente.
"No, sono stanca di parlare di me."
Lei scuote la testa. "Tu non parli mai di te. Sono i giornali, le foto e le fan a farlo al posto tuo. Mi puoi dire che minchia sta succedendo? Tu e quel tizio, Harry, state insieme, sì o no?"
Alzo gli occhi al cielo. Chissà perché a tutti importa se io stia con lui o meno.
"Anzi" dice, picchiettandosi l'unghia dell'indice contro l'incisivo su cui è presente un piccolo brillantino. "Dimmi, ci sei andata a letto?"
La guardo, con gli occhi che parlano al mio posto. Fa per scrutarmi, e poi mi sorride. "Bene, bene. Molto bene. Mi basta sapere se è bravo e giuro che la smetto."
Mi lecco le labbra. Senza che le abbia risposto, riprende: "Perfetto. Tranquilla, non ne farò parola con nessuno."
"Ti prego, Lizzie" le dico, cercando di tenere gli occhi puntati nei suoi. "Non voglio che le fan possano saperne qualcosa."
"Ti pare che non lo sappiano già?" chiede ironica. Faccio una leggera smorfia, poi mi stacco dalla tavola perché ormai siamo arrivate in prossimità della riva. Lizzie la afferra e se la mette sotto al braccio, facendo ampie falcate per uscire dall'acqua. Mi strizzo leggermente i capelli, spostandomeli sulla schiena sebbene mi dia fastidio la sensazione di averli appiccati alla pelle. Quando mi avvicino alle sdraio, vedo mamma che mi sorride compiaciuta, come se credesse che la sopresa sia riuscita. Mi avvicino e le do un rapido bacio.
"Grazie" le dico.
Poi Lizzie scoppia a ridere, sbattendo per caso la testa contro il bordo della tavola. La mamma la vede e ride per empatia, mentre io sposto lo sguardo dall'una all'altra.
"Ehm" cerco di dire, "dovrei ridere anche io?"
"Io sto ridendo perché lei ha sbattuto la testa" mi risponde mia madre tra le risate, così vedo Lizzie che pian piano riacquista la calma.
"Io ho riso" tenta disperatamente di dire tra un respiro e un altro, "perché ci hai creduto."
"A cosa?" diciamo io e mia madre simultaneamente.
"Al fatto della sopresa. Ho visto le foto su Twitter e sono venuta qui di mia spontanea volontà, tua madre non c'entra niente" mi risponde, e mi schiaffeggio la fronte. "Scusami, Karen" continua.
"Figurati" risponde mia madre, poi mi prende per il gomito e mi sposta il braccio. "E fattela una piccola risata, tesoro!" mi dice, sorridendo.
Scuoto la testa. "Siete incredibili."
Lizzie si prende in mano una ciocca bagnata e se la sposta rapidamente con fare teatrale. "Lo so!" dice, poi la quiete viene smorzata da una specie di cigolio che cattura la nostra attenzione. Una valanga di paparazzi sposta violentemente il cancelletto in legno del recinto della spiaggia e si fionda sulla sabbia, venendomi incontro con i microfoni in mano e le telecamere sulle spalle. Sono tutti sudati, come se avessero aspettato sotto il sole per tutto questo tempo. La mamma mi affretta a raccogliere tutte le cose che avevamo portato con noi, infilandole nella borsetta che si era portata appresso, prende poi un asciugamano abbastanza largo e me lo spinge contro per farmi coprire immediatamente. Me lo attorciglio sopra al seno, mantenendomelo con le braccia.
"Signorina Lawrence" urlano gli uomini, mentre la mamma mi spinge e mi fa procedere verso l'uscita. Lizzie ci segue, utilizzando la tavola da surf come scudo protettivo. "Jessica, si giri!" continuano mentre varchiamo il secondo cancello. La mamma mi supera, mentre gli uomini purtroppo mi circondano totalmente. Ormai sono loro preda. Le urla si sovrastano, poi uno di loro cerca disperatamente di incitare al silenzio per farmi parlare. Non posso più fare a meno di rispondere loro. Sono in trappola.
"Perché è qui a Miami?" mi chiede uno, e gli altri rimangono in silenzio per registrare le mie parole.
Mi stringo l'asciugamano. "Sono qui per mia madre" rispondo, poi altre domande mi vengono gettate addosso. "E perché Harry non è con lei? Sappiamo che siete molto vicini."
"Lavoriamo insieme" rispondo. "E' una grande persona. Ma sono venuta qui per stare con mia madre, non credo Harry abbia mai pensato di seguirmi."
"Ma è vero che siete una coppia?!" urla un gruppo di essi avvicinando a me le telecamere. Non posso rispondere, non posso proprio. La mamma mi viene incontro.
"Adesso basta" dice, prendendomi per il gomito e tirandomi a sè. La calca si allarga facendomi passare, sebbene voglia ancora sapere l'esito.
Abbasso la testa e mi infilo in macchina, chiudendomi la portiera alle spalle, con i fotografi che sbattono i palmi delle mani sul finestrino. Lizzie è seduta sul sedile posteriore e guarda tutti gli uomini mandandogli a fanculo, mentre la mamma inizia a far suonare il clacson per farci avere spazio. Quando la macchina finalmente inizia a procedere, ci lasciamo alle spalle la calca di uomini e mi lascio cadere contro il sedile.
"Dio mio" dice Lizzie, con gli occhi sgranati. "Ma come fai a vivere con tutto ciò?"
Scuoto la testa, guardando il mio riflesso sullo specchietto retrovisore destro. "Non lo so" dico sinceramente. Da quando lavoro con Harry, la situazione è notevolmente peggiorata. Spero possa migliorare, d'ora in poi.

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