Chapter twenty three

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Quando il tassista mi lascia finalmente sotto il portone di casa, mi blocca la portiera, impedendomi di uscire. Lo guardo attraverso lo specchietto retrovistore con la bocca aperta. "Mi faccia subito uscire!" dico, sbattendo i pugni contro il suo sedile. Lui si volta, estraendo dalla tasca un taccuino.
"Un autografo per mia figlia, prima."
Serro le palpebre, esasperata. Prendo subito in mano il taccuino e lascio una firma terribile, a dire il vero, ma chi se ne frega, ho ben altro per la testa in questo momento, e scrivere decentemente il mio nome su un minuscolo foglio bianco non è tra le mie priorità. Solo dopo che gli ho consegnato l'autografo toglie il blocco dalla portiera e mi permette di uscire. Grazie al cielo non c'è nessuno per strada. Saluto l'uomo con un gesto seccato della mano e mi avvio sulle scale dopo aver sorpassato il cancello, sbattendo furiosamente i piedi. Quando sono fuori la porta d'ingresso sento il taxi scivolare sull'asfalto della strada e il cuore che mi batte a mille nel petto. Il sangue mi pompa nelle orecchie e sollevo un pugno per sbatterlo contro la porta bianca. Noto che la mano mi trema come in preda ad un crisi e sento le lacrime agli angoli degli occhi. Mia sorella ed Harry...no, non potrebbero mai farmi una cosa del genere. Sbatto il pugno, facendomi male alle nocche.
Ovviamente non mi apre nessuno e i miei respiri si fanno sempre più pesanti. Mi sporgo oltre la finestra, cercando di vedere attraverso il vetro, ma il salone e la cucina sono vuoti. Mi accovaccio dietro il cespuglio, spostando di poco il tappetino addossato per terra. Apro una minuscola botola e tiro fuori la chiave di riserva perché non ho la borsa con me e di conseguenza non ho il mio mazzetto di chiavi a portata di mano. Ogni volta che giro la chiave nella toppa, il cuore sbatte più forte contro la gabbia toracica, smorzandomi il respiro. Quando la giro per l'ultima volta, la spalanco. L'ingresso è vuoto, immacolato, non segna la presenza di nessuno. Sbatto la porta alle mie spalle e mi avvio verso le scale. Stringo la mascella man mano che salgo i gradini e quando arrivo al primo piano sento un silenzio surreale aleggiare per casa.
Jennifer non mi ha risposto, Harry nemmeno...
I muscoli delle gambe mi tremano mentre cammino lungo il corridoio del piano, spiando attraverso tutte le porte delle altre stanze che ho lasciato aperte. Inizio a respirare a bocca aperta, come se ogni passo mi stesse togliendo il fiato, schiacciandomi di fronte alla più brutta delle scene. Harry non mi farebbe mai una cosa del genere. O almeno Jennifer.
Perché dovrebbero? Per cosa, poi? Harry mi ha strumentalizzata per arrivare a mia sorella? Conficco i denti nel labbro inferiore e sulla sinistra vedo la porta della stanza di mia sorella, l'unica che è chiusa.
Mi fermo di fronte alla porta, appoggiandoci contro l'orecchio. Tiro fuori il telefono dalla tasca e la chiamo per vedere se ha il telefono con sè, sebbene le dita della mano continuino a tremare. Squilla a vuoto, nessuna risposta.
Allora abbasso con forza la maniglia, cercando di prepararmi a qualsiasi scena si possa presentare davanti ai miei occhi.
Avevo cercato di elaborarne quante più possibili, per essere quanto più preparata ed evitare lo sgomento.
Ma nessuna mi aveva scalfito la mente come quella che ho esattamente sotto agli occhi. Con una mano stretta intorno al metallo freddo della maniglia, ho lo sguardo puntato esattamente sul letto dove mi sorella è rannicchiata sul fianco, la testa appoggiata sulle mani unite posate sul cuscino bianco e gli occhi chiusi. E' sola nel suo letto grande. Sulle coperte ancora rimboccate al suo fianco, il telefono è appoggiato e continua ad indicare la mia chiamata ancora aperta. Ce l'ha in silenzioso.
Apre un occhio, girandosi poi sulla schiena e stropicciandosi un occhio con il pugno. "Ma ti sembra modo entrare così?" bofonchia. Lascio la presa intorno alla maniglia e chiudo la chiamata.
"Io.." Io, cosa? Che dovrei dirle?
"Non dovresti essere a lavoro?" mi chiede, mettendosi seduta e sollevando piano le ginocchia al petto. Prende il telefono dall'altra parte del letto e quando lo illumina, sgrana gli occhi. "Perché ho sette chiamate perse da parte tua?"
La guardo con la bocca semi aperta. "Avevo- temevo fosse successo qualcosa."
Jennifer mi guarda, socchiudendo le palpebre. Spegne il telefono e lo appoggia sul comodino al suo fianco. "Jess, dimmi che cosa credevi."
Rilasso le spalle e, con la coda tra le gambe, mi avvio verso il letto. Mi fa un po' di spazio per farmi sedere e mi continua a guardarmi con i suoi occhi azzurri. Un tiepido raggio di luce che attraversa i buchi della persiana leggermente abbassata le cade sul viso, illuminandole le chiare lentiggini che le cospargono la pelle delle guance e del naso. "Dunque?"
"Ho temuto tu ed Harry steste insieme" dico con un unico fiato, sollevando poi gli occhi su di lei. Ho deciso di dirglielo senza alcun problema, anche perché non ho niente di cui vergognarmi. Ma vedendola scoppiare a ridere al mio fianco, mantenendosi delicatamente la pancia con gli occhi strizzati per lo sforzo, avvampo all'istante e improvvisamente sento la vergogna invadermi. Ma quanto sono stata stupida.
"Perché mai sarei dovuta stare con Harry?" mi risponde Jennifer cercando di imporsi autocontrollo. Mi lecco le labbra improvvisamente secche e, giunta a questo punto, credo di doverle spiegare tutto, tanto non posso vergognarmi più di così per la mia stupidaggine e gelosia infamante.
"Ho chiamato lui e non rispondeva, ho chiamato te e non rispondevi ugualmente. Sono andata a trovarlo a casa e non c'era ombra della sua presenza... ho pensato il peggio e tutto il possibile."
Jennifer mi guarda, sollevando un sopracciglio. "Questa considerazione non ha un fondamento. Perché mai io ed Harry saremmo dovuti stare insieme? Solo perché non ti abbiamo risposto al telefono? Non è una giustificazione plausibile, Jess."
La guardo, mordendomi l'interno della guancia. "Oggi non è venuto a lavoro, l'ho chiamato e ansimava dall'altra parte della linea. Tutto lasciava presupporre che stesse facendo qualcosa, ma sul momento non ci ho pensato. Poi ho chiamato te e non rispondevi. Non so perché ho pensato che steste a letto-"
"Magari solo perché tempo fa l'ho ritenuto scopabile?"
Scuoto la testa. "No, no. Forse ad incrementare la mia ipotesi è stato il fatto che lui sia venuto da te in ospedale e quindi provasse interesse nei tuoi confronti-"
Vengo fermata dalla mano sollevata di Jennifer che mi guarda scuotendo il capo. "Un attimo solo."
La guardo con la bocca ancora aperta, pronta a riprendere il filo del mio discorso alquanto fallace.
"Cosa hai detto?"
"Che credevo potesse provare interesse per te."
Lei scuote il capo. "No, prima."
"Che veniva da te mentre eri in ospedale?"
Annuisce, puntandomi il dito contro. "Ecco!"
La guardo, sollevando un sopracciglio. "Cosa?"
"Chi ti ha detto che è venuto da me?"
Continuo a tenere il mio sguardo dubbioso puntato su mia sorella, sollevando impercettibilmente un sopracciglio. "Beh, me ne ha fatto parola il dottor Tomlinson."
"Strano" fa lei, circondandosi il mento con la mano.
"Perché?"
"Perché Harry non è mai venuto da me."
Mi sento cadere addosso un secchio di acqua gelida. Cosa?
"Impossibile, il dottore mi ha detto che è veuto a trovarti, di tanto in tanto, ma tu eri troppo impegnata a parlare con gli altri visitatori."
Jennifer mi guarda impassibile, abbassando leggermente gli angoli della labbra. "Non lo sapevo."
Annuisco. "E quindi tutte queste coincindenze mi hanno fatto pensare al peggio."
Jennifer annuisce, muovendo l'angolo della labbra. "Credo che, a questo punto, tu sia un tantino ossessionata da lui."
La guardo, portandomi una mano al petto. "Certo che no."
"Sei così preoccupata di perderlo, che la tua mente contorta ti produce le peggiori immagini che ti possano capitare davanti."
Ancor prima che possa obiettarle, sorride ancora di più. "Devo abituarmi a questa Jessica innamorata gelosissima. Sai, forse è davvero la prima volta che ti vedo così."
Rimango zitta perché non ho niente da aggiungere. E quindi è così chiara la mia situazione sentimentale? Allora perché non riesco a capacitarmene? Perché sembra che proprio Harry non se ne accorga?
Jennifer si sporge verso di me e mi stringe con un braccio. "E' tutto normale, Jess, non devi rimanerne scioccata" dice ridendo e io mi stringo di più a lei. Davvero è così normale come dice? Non mi sembra proprio, eppure il pensiero di Harry con qualcun altra mi fa bruciare il petto.
Quando ci stacchiamo sto per dirle che le voglio bene, ma il telefono mi vibra contro la coscia. Guardo il nome lampeggiare sullo schermo ed è uno sconosciuto. Jennifer picchietta lo schermo con l'indice. "Rispondi, avanti!" E mi affretto a schiacciare la cornetta prima che chiunque dall'altra parte della linea possa riattaccare.
"Sì?"
"Jessica?" E' una voce femminile gutturale. Stringo leggermente le palpebre.
"Sì, sono io. Chi sei?"
"Sono Perrie!" esulta dall'altra parte del telefono, così forte che persino Jennifer la ascolta e sorride.
"Ehi, ciao! Come fai ad avere il mio numero?" le chiedo, leccandomi le labbra.
Perrie ride dall'altra parte del telefono. "Me l'ha dato Chris Martin. Comunque" dice, continuando rapidamente. "Io e le ragazze stiamo facendo un party da Spraeding Spring's per il lancio del nuovo profumo. Mi piacerebbe che tu e Jennifer veniste. Ah, anche Harry è invitato." E la sento chiaramente sorridere dall'altra parte della linea. Jennifer alza il pollice ed io annuisco, sebbene Perrie non possa vedermi.
"Va bene" le dico, accennando un sorriso.
"Benissimo, allora ci vediamo lì alle sette." E chiude la chiamata.
Io e Jennifer ci guardiamo per un momento mentre mantengo ancora il telefono in mano. "Da quando tu e la Edwards vi frequentate?"
Scuoto le spalle. "Sinceramente non ci frequentiamo. Ma si sa, nello show business tutti sono amici di tutti."
Jennifer si mette in piedi e sbatte le mani. "Adesso dobbiamo prepararci!" esulta e vederla sorridere mi riscalda il cuore. Fa per entrare nella sua enorme cabina armadio, ma mi lancia prima un'occhiata. "Almeno ti rilassi un po'."
Annuisco nella sua direzione, poi esco dalla sua stanza, infilandomi nella mia. Ha ragione, ho un bisogno esasperato di distrarmi.

Lo Spreading Spring's è forse uno dei locali più fortemente ricamati di tutta Los Angeles. Esattamente nel cuore della città, l'ingresso è colmo di guardie che ti scortano fino alla zona centrale. Il soffito è ricamato con finti arbusti, fiori che fuoriescono dai rovi e sembrano galleggiare per aria. Tutte le pareti sono rivestite in edera ed una musica leggera riempie tutto lo spazio, dandoti l'impressione di essere davvero in primavera, con i suoi colori, i suoi suoni e i suoi profumi, sebbene qui dentro sia tutto artificiale.
Non ho idea di quante persone ci siano, ma capisco benissimo siano circa un migliaio. Riesco a distinguere diversi volti familiari prima di imbattermi direttamente in Perrie. Ha un abito color cipria a fasciarle il corpo formoso, le labbra non tinte eccessivamente e il blu dei suoi occhi accentuato dal perfetto eyeliner nero che le attraversa la palpebra. I suoi capelli sono decorati in dolci boccoli sulle spalle minute. "Eccovi qui!" mi dice, sporgendosi per lasciarci un rapido bacio sulle guance. Saluta prima me, poi Jennifer, soffermandosi a parlare con quest'ultima. Intanto vedo le altre ragazze e mi avvio verso di loro, salutandole calorosamente. Jesy ha la mano stretta intorno a quella del suo ragazzo, Jade ha un bicchiere di champagne in mano e il suo vestito dorato cattura i mille scintillii della stanza e Leigh Anne ha le braccia intorno al collo di un ragazzo molto più alto di lei. Sono davvero simpaticissime, in particolar modo Jade che è la più minuta e più simpatica del gruppo. Prima che possa imbandire una conversazione con loro, complimentandomi per il loro profumo, Perrie si appoggia con un braccio sulle mie spalle.
"Dov'è il tuo bel fustacchione?"
La guardo, ridendo, mentre squadra il mio vestito azzurro che scende morbido a stile impero lungo le mie gambe. "Non sta tanto bene" le rispondo, nonostante nemmeno io sappia cos'ha di preciso. Non mi ha risposto alla chiamata, mi ha solo mandato un semplice messaggio con scritto "Non ho la forza di parlare, a dopo x".
Vedermi liquidata in quel modo mi ha spinto ulteriormente a prendere parte a questo party, cercando di sgomberare la mente. Ormai il cielo si è scurito.
"Mi dispiace, ma stai tranquilla perché qui ti divertirai lo stesso."
Le sorrido, tirando fuori dalla pouchette il telefonino. Che poi, me ne porto appresso sempre uno nonostante ne abbia due. All'improvviso mi ricordo di una cosa importantissima. Mi dirigo verso il bagno, scusandomi con chi colpisco mentre cammino, chiudendomi la porta in plastica azzurra alle spalle. La base del wc ha la forma di Fiore che mi sorride e di fronte quest'immagine raccapricciante, compongo il numero di Liam.
Mi risponde al secondo squillo.
"Perdonami" gli dico ancora prima che possa aprire bocca.
"Tranquilla" mi dice. "Ora puoi parlare?"
"Sì."
"Dobbiamo assolutamente vederci."
"Domani va bene?" chiedo, facendo mentalmente conto delle cose che dovrò fare domani. Ho le riprese soltanto dopo pranzo.
"Domattina, sul presto sarebbe meglio, perché ho molto da farti vedere."
"Si sta procedendo bene?"
"Più che bene, direi."
Annuisco, distogliendo lo sguardo dal fiore che mi sorride in maniera inquietante.
"Va bene alle nove?"
"Certamente."
"Perfetto."
"Scusami ancora per oggi, ma-"
"Ehi, ehi" fa Liam, soffiando contro il microfono. "Non ho detto di volerlo sapere, non sono affari miei."
Sorrido. "Va bene."
"A domani, Jessica."
"Ciao, Liam." E chiudo la chiamata. Quando ritorno in sala, vedo la gente che si scatena, ballando e divertendosi. Jennifer è appoggiata al bancone degli alcolici ma ha in mano solo un semplice bicchiere d'acqua. Karlie Kloss è accanto a lei e parla come un fiume in piena e mia sorella annuisce a qualsiasi cosa dica. Karlie è persino più alta di lei.
Le Little Mix posano in tantissime fotografie, i loro amici sono a destra e a manca.
Mi manca Lizzie, ora che ci penso. Avrei voluto averla al mio fianco in questo periodo difficile, eppure non è potuta venire. Chiamate e messaggi sono state le uniche cose che ci hanno permesso di tenerci in contatto. In fin dei conti, devo essere grata a Perrie per avermi invitata. Stando in questo mondo colorato, circondata da gente spensierata che pensa a bere, a ballare e divertirsi, sento quasi la necessità di sgombrare la mente, pensare di essere solo Jessica Lawrence, una ragazza senza problemi che devo solo godere del proprio lavoro che vale tutta la sua vita. Annuisco tra me e me e mi getto nella mischia, muovendo i fianchi a tempo di musica e parlando con chiunque mi capiti davanti. Sì, sarò solo io per una sera, senza preoccupazioni, senza indagini di cui far parte.

N/A
Falso allarme! Ahahaha
Ma quanto mi fa ridere l'immagine sopra il capitolo? Gigi Hadid (Jessica) e Perrie Edwards: grandi amiche, oserei dire (chi vuole intendere, intenda).

Comunque, ci stiamo avvicinando sempre di più al fulcro di tutta la storia. Non ho idea se qualcuno di voi abbia letto qualche altro mio scritto. Se no, se non mi conoscete affatto, sappiate che qualsiasi cosa io scrivi non è semplice e superficiale. C'è sempre qualcosa che crea un certo scompiglio!

Alla prossima!🌻

P.s se magari mi lasciaste un commento, sarebbe molto gradito :)
E grazie per i voti. Vi voglio bene.

P.p.s mi potete trovare su Twitter come @_windowsgirls

If this was a movie|| H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora