Chapter twenty one

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"Eccoti qua" mi dice Harry, venendomi incontro e stringendomi tra le sue braccia. Siamo in una distesa verde pianeggiante, le nuvole sono chiare e basse e i raggi di sole sono filtrati dalla fronde degli alberi. "Ti stavo aspettando."
Mi bacia, stringendomi a sè con le sue braccia muscolose, smorzandomi il respiro. Le nostre lingue danzano insieme, il vento ci scompiglia i capelli e la brezza ci accarezza le braccia. Ho un vestito bianco, la gonna mi si attorciglia alle gambe ed Harry ha una camicia sbottonata sul petto, bianca anch'essa. Quando ci stacchiamo, rimango incantata a guardare i suoi occhi verdi così simili al colore del prato che ci circonda, l'erba che fluttua dolcemente cullata dal vento. Harry mi passa un pollice sullo zigomo, sorridendomi con le due dolcissime fossette che toccherei per sempre, se solo fosse possibile. Mi lascio accarezzare dal suo tocco dolce, per poi sentirlo appoggiare la fronte contro la mia, abbassandosi leggermente a causa della differenza di altezza.
Mi guarda e i nostri sguardi sono così incastrati che niente e nessuno potrebbe separarci ora come ora. La fronda dell'albero sopra di noi ondeggia, facendoci colpire dai tiepidi raggi di sole. Sbatto le palpebre una sola volta, prima che il suo fiato caldo mi colpisca esattamente in mezzo agli occhi. "Ti amo, Jessica."
Separo le labbra, sentendo la sua frase ripetersi ininterrottamente nella mia mente, sbattendo contro le pareti del mio cranio. L'ha detto, non posso crederci.
Ma poi acquisto sempre più lucidità, Harry sbiadisce e rimango in mano con solo un pugno d'aria fresca, mentre la sveglia mi cade in faccia, perdendo l'equilibrio dal bordo del comodino. La scaravento giù dal letto, toccandomi il punto colpito. "Fanculo" bofonchio con la bocca impastata di sonno. No, non l'ha detto.
Sposto le coperte e appoggio i piedi per terra, guardando il lato vuoto del mio letto. Scommetto che se solo avvicinassi il mio naso alle lenzuola, sentirei l'odore di Harry. Ma non lo faccio, altrimenti mi inebrierei già di prima mattina e ciò mi sconcentrerebbe. Mi alzo, grattandomi un lato della testa mentre mi avvio verso la finestra, sollevando la serranda. Il sole cade con violenza sul mio letto, illuminandolo. Vado in cucina, preparandomi la colazione. Mentre sistemo le frittelle nella padella, non posso fare a meno di pensare a quanto Jennifer mi manchi, in questa casa. La sua assenza si fa sentire ogni giorno di più e non vedo l'ora che stia meglio e che possa tornare qui, da me. La mamma è tornata a Miami e papà si è ricongiunto ad Irene.
Praticamente siamo di nuove sole a Los Angeles, dovendo fare i conti con i problemi che la vita ci sta gettando addosso uno dietro l'altro. Controllo il telefono appoggiato sul bancone accanto a me.
- Alle nove in ufficio.
Alzo gli occhi al cielo per il messaggio di Jason. Il sogno che ho fatto mi percuote ancora la testa e non riesco nemmeno a pensare alla scena che oggi dovremmo girare che è quella più importante di tutto. Deve prestare la massima attenzione perché da ciò vale tutto il film.
Quando sto per mettere le frittelle pronte nel piatto, il campanello di casa suona. Rimango con la padella piegata a mezz'aria, cercando di guardare di chi si tratti attraverso la finestra. Un minuscolo chignon è la prima cosa che mi cade sott'occhio. Schiaccio il pulsante sulla parete ed Harry smuove la maniglia, entrando in casa mia. "Buongiorno splendore" saluta, chiudendo la porta con un colpo d'anca.
Vedo i cartocci che mantiene tra le mani e prima che mi possa vedere oltre l'isola della cucina, apro il mobile e getto quello schifo di frittella che avevo preparato. Lanciando la padella contro il lavandino, produco un rumore tale da conquistare un'espressione dubbiosa sul volto del mio ragazzo. Aggrotta le sopracciglia e il verde dei suoi occhi viene colpito da un fascio di luce che entra dalla finestra. Solo vedendoli, mi sento le farfalle nelle stomaco, il cui volo è accentuato dal pensiero del sogno fatto fino a circa dieci minuti fa. Mi appoggio con i gomiti sul bancone.
"Buongiorno" ricambio, poi lui si sporge per lasciarmi un rapido bacio sulle labbra, accompagnando il gesto, lasciando sul bancone i due cartocci.
"Indovina cosa ti ho portato" mi fa, aprendoli. Mi sporgo, e noto chiaramente la nutella uscire oltre il bordo del cornetto appena sfornato.
Mi inebrio del profumo che emanano. "Ti ho giò detto che ti a..doro?" dico, correggendomi all'ultimo. Cazzo, quanto sono cogliona. Harry sembra aver notato che qualcosa non va, eppure non dice niente. Mi porge il mio cornetto e poi inizia a mangiare il suo.
"Sì, me lo hai detto spesso."
Sorrido con un angolo della bocca, giocando con il bordo della maglietta del mio pigiama. "Pronto per la scena di oggi?"
"Guarda, persino fremo all'idea di girarla" dice, leccandosi le labbra sporche di nutella. Quante fantasie mi fa produrre questo gesto rapido.
Nel momento in cui finiamo il cornetto, getto le carte e salgo di sopra. "Vado a lavarmi" urlo.
"Non mi interessa" mi risponde lui dal basso, prima che io mi chiuda in bagno. Faccio la doccia quanto più velocemente possibile, andando nella stanza per mettere i primi pantaloni e la maglietta che trovo. Sistemo le lenzuola, smuovendole con scatti delle braccia, prima di prendere la borsa e chiudere la porta della stanza. Mi lego i capelli mentre scendo le scale, notando Harry seduto sul divano, le braccia allargate sullo schianale e il capo rivolto verso il soffitto, pensoso. I suoi occhi sono chiusi e sembra rilassato. Giunta al suo fianco, batto le mani.
"Andiamo, signor Styles, non vorremmo fare tardi." Apre un occhio, controllando l'orario sul display dello stereo sul mobile. Le otto e quaranticinque.
"Non vuoi fare qualcosa prima?" propone malizioso ed io lo sollevo di peso dal divano, spingendolo verso la porta dell'ingresso.
"No, altrimenti perdiamo entrambi la cognizione del tempo."
"Ma tanto non resisti molto, eh!" dice scherzando, e gli riempio il braccio di schiaffi. Lui se lo massaggia subito dopo. "Ehi, non ero serio!"
"Sali in macchina" gli ordino, aprendo la portiera del passeggero mentre lui fa il giro e si mette alla guida. Continua a ridere e giuro che vorrei congelare questo momento perché sembriamo una di quelle solite coppiete mielense che si divertono, libere da impegni e compiti di una certa importanza. Quando arriviamo alla Horan Industry, controllo il telefono e noto che le notifiche di Twitter e Instagram continuano ad arrivarmi senza sosta, aumentando sempre di numero. La foto mia e di Harry ha ricevuto parecchi commenti, a quanto pare.
Jason ci da le spalle, controllando alcuni documenti oltre il bancone dell'ingresso. Quando sente dei passi alle sue spalle, si volta e fa un sospiro di sollievo. "Styles, per la prima volta sei puntuale come un orologio svizzero."
Harry alza gli occhi al cielo, prendendo la mia mano e facendo incrociare le dita. "Ogni tanto do agli altri il privilegio di vedermi in orario."
Jason alza gli occhi al cielo. "Al settimo piano, muovetevi."
Annuiamo e ci fermiamo di fronte all'ascensore, aspettando che scenda. Quando le porte metalliche si riaprono, noto un uomo calvo con le sopracciglia aggrottate e la mascella serrata. Quando abbandona il vano dell'ascensore, colpisce Harry con una spallata. Il mio ragazzo si gira. "Ehi-" ma sembra bloccarsi non appena vede l'uomo fulminarlo con un'occhiataccia quasi a voler dire "se parli, ti taglio le palle."
Harry si immobilizza accanto e me, con la mascella serrata e la mano che stringe la mia che diventa improvvisamente fredda, come se avesse paura di qualcosa. "Harry?" lo richiamo, infilando un piede tra le porte metalliche per evitare che si possano richiudere prima che entriamo. Lo scuoto un poco per ottenere la sua attenzione e i suoi occhi sono più spalancati del normale. "Tutto bene?" gli chiedo, socchiudendo leggermente le palpebre. Lui annuisce con forse troppo vigore, infilandosi nel vano dell'ascensore. Lo seguo e schiaccio il settimo pulsante. Quando le porte metalliche si richiudono, si scioglie il piccolo chignon che aveva tra i capelli e se li lascia cadere sciolti sulle spalle. Vengo investita subito dal suo profumo, una colonia che ho imparato benissimo a riconoscere. "Va tutto benissimo" dice con la sua voce roca e lo guardo dubbiosa, ma non faccio in tempo a rispondergli che le porte si riaprono e un mare di gente ci viene addosso. Tutti i componenti dello staff ci circondano e ci fanno separare. Tengo la mano di Harry fino all'ultimo, poi le nostre prese si sciolgono e veniamo portati ai lati opposti della stanza. Tre donne mi fanno mettere dietro un paravento e mi fanno cambiare d'abito, mentre una mi scioglie e mi scompiglia i capelli. Mi impallidisce il volto, rendendo le occhiaie un po' più visibili. Mi fa sbattere le palpebre e poi mi disegna impercettibilmente il contorno delle labbra. Quando spostano il paravento, mi dicono di entrare dalla prima porta sulla destra. Quando giro il pomello, vengo fatta entrare in una stanza nella penombra. La scena imbastita è disordinata, un corridoio, delle porte laterali, delle stanze completamente messe sotto sopra. Jason è seduto su una sedia nell'esatto centro, mentre i microfonisti controllano le attrezzature e i cameraman sistemano le loro macchine enormi. Quando la porta mi viene richiusa alle spalle, noto Jason girarsi verso di me e mi dice di avvicinarmi a lui. Quando sono leggermente illuminata dalle luci della scena, si allontana un po' per vedermi in viso. "Santo cielo" fa, portandosi una mano al petto. "Sei davvero terribile."
"Sei uno stronzo" gli dico, nascondendo un cenno di sorriso.
Fa finta di non avermi sentito. "Ricordi le battute, vero?"
"Effettivamente no, ho deciso di darmi all'improvvisazione."
"Ti farò licenziare per questo tuo comportamento."
"Ma non lo farai perché non ne hai il diritto."
Jason si accarezza il mento coperto dalla barba. "Se solo non fossi tuo amico, ti spedirei alla dirigenza."
"Soprattutto quando il film è quasi completo, vero?" dico sarcasticamente, sorvolando sul suo "amico." Di certo non credo siamo così tanto in simpatia, ma se mi crede sua amica, meglio così.
Jason sbuffa, facendo un gesto vago della mano. "Sparisci, mi fai solo salire il nervoso." Apro la bocca per replicare ma una donna dai folti capelli ricci mi sposta e mi porta dietro una delle pareti della scena, appena al di fuori della porta di ingresso. "Iniziamo tra tre minuti" urla Jason, facendo risuonare la sua voce per tutta la stanza. Se solo Niall fosse qui, non sarebbe così spavaldo. Abbasso il capo, rimanendo in silenzio e cercando di allontanare qualsiasi pensiero dalla mia mente. Devo solo essere Stephanie adesso. Solo lei.
Respiro piano, lentamente, schioccandomi le dita delle mani, producendo un rumore sordo. "Un minuto!" urla Jason mentre ritorna a sedersi dopo aver fatto disporre i cameraman. Faccio un altro respiro, contando mentalmente i secondi.
"Tre, due, uno, azione!" urla Jason sbattendo il ciak. Dimentico di essere Jessica mentre apro la porta della scena ed entro in quella che è la casa di Nicholas. Rimango con la mano sulla maniglia, guardandomi intorno spaesata. Sparsi per l'ingresso ci sono numerosi fogli, libri gettati a terra e cumuli di polvere negli angoli. Una videocamera si avvicina al mio viso, cogliendo ogni mia espressione, mentre Jason sicuramente le sta controllando dietro il suo schermo. Lascio la presa intorno alla maniglia e mi avvio piano per la stanza, continuando a guardarmi intorno. Passo un dito sui mobili coperti di polvere, notando l'impronta leggermente annerita. Un cameraman zoomma sul mio dito. "Nicholas?" dico a voce bassa, mordendomi il labbro. C'è un minuto di silenzio, prima che la voce di Harry, flebile, ricopra l'ambiente. "Sono qui" dice, e la sua voce proviene da una stanza sulla destra. La stanza è poco illuminata e i passi cigolano sulle assi del parquet. Quando entro nella stanza da cui mi sembra che la voce di Harry abbia avuto origine, noto diverse mie foto sparse sulla superficie della sua stanza, dei fili di nylon incatenati tra loro e il letto di Nicholas completamente sfatto. "Nick?" lo chiamo, procedendo verso l'interno. Alcuni cameraman mi affiancano per seguirmi passo dopo passo.
C'è silenzio, non si sente fiatare una mosca e stringo le mani in due pugni. Quando sento un tonfo alle mie spalle, mi giro e due mani mi scaraventano all'indietro, facendomi sbattere e cadere contro il muro. Urto la testa e le mie labbra si lasciano sfuggire un gemito di dolore. Quando alzo lo sguardo su di Harry, lo vedo procedere verso di me con gli occhi spalancati, la mascella serrata e il fiato corto come quello di un toro pronto a scagliarsi contro il telo rosso. Mi appiattisco contro la parete, respirando pesantemente, poi abbasso lo sguardo sulla mano di Harry che mantiene in maniera ferrea un coltello affilato. Spalanco la bocca. "Nicholas!" quasi urlo. "Ma che ti prende?!"
Harry continua a procedere verso di me, sollevando appena la mano con il coltello. "Tu non meriti di essere qui" dice tra i denti e non riesco a spingermi oltre contro il muro alle mie spalle. Diversi cameraman sono posti intorno a noi, spostandosi da me a lui, il microfono ben teso sopra le nostre teste.
"Non capisco" dico, iniziando a piangere, e sento chiaramente le lacrime rigarmi le guance. Harry continua a venirmi incontro. "Ti prego, Nicholas, ti prego." Ma lui non demorde, anzi mi risponde con voce tagliente.
"Tuo padre ha ucciso alcuni del mio gruppo dopo che abbiamo fatto fuori Richard" inizia a dire, procedendo lentamente e lanciando occhiate verso il coltello stretto nella sua mano. "Tu sei sua figlia, e quale miglior vendetta che far fuori te!?" urla, arrabbiato. Il mio labbro inferiore trema.
"Ma cosa dici, non posso crederci!"
"Credici eccome."
"Ma tu mi ami!" sbotto con la voce rotta da un pianto isterico. Harry digrigna i denti.
"Sì, lo so, e tu ami me, ma è indispensabile, non è giusto che tuo padre sia sempre un passo avanti a me, non dopo quello che ci ha fatto subire!"
"Io non sapevo di essere nemmeno sua figlia!" urlo.
Harry con una scatto mi viene addosso, sollevando il braccio. "Poco m'importa!" urla.
A questo punto dovrebbe entrare in scena Steve che allontanerà Nicholas dal suo intento, ma Zayn non riesce ad entrare in tempo nella stanza che un allarme fortissimo risuona per tutto l'edificio. Mi copro le orecchie con le mani, guardandomi intorno. Jason scatta in piedi, uscendo rapidamente fuori dalla stanza per controllare cosa sia successo. Zayn Malik appena dietro la porta si guarda intorno con le mani chiuse a coppa sopra le sue orecchie. "Ma che diamine-"
"Qualcuno è entrato nell'edificio mentre era inserito l'allarme!" urla Jason con un telefono appoggiato all'orecchio. Mi alzo in piedi, abituandomi al suono martellante che risuona per tutto l'edificio. Harry è inginocchiato per terra, le mani appoggiate sulle ginocchia e lo sguardo perso sulla lama del coltello che stringe in un pugno.
"Ehi" dico, scuotendolo per una spalla. "Dobbiamo andare."
Harry guarda prima me, poi appoggia nuovamente gli occhi sulla lama, lasciandola cadere di peso per terra come se gli facesse schifo averla persino in mano. Si alza in piedi, scuotendo la testa e scompigliandosi i capelli con mani tremolanti. "Sì, andiamo" dice poi, appoggiandomi una mano sulla spalla e uscendo dalla stanza.
Quando scendiamo per le scale di emergenza, notiamo Jason fermarsi al quarto piano, infilando i dati per far spegnere l'allarme. Quando riusciamo a raggiungere il piano terra, vediamo una marea di poliziotti nell'atrio. A capitanare la fila c'è Liam Payne con il cappello sul capo e un borsello in spalla. Sta parlando con una donna, e riusciamo a sentire le sue parole appena Jason fa smettere l'allarme. Sento le orecchie leggermente fischiare. Harry accanto a me è immobile, come shockato e non ho idea di cosa gli sia successo. Ci spostiamo sul lato, gli prendo il volto tra le mani e lo guardo negli occhi verdi. "Dimmi che è successo."
Lui mi guarda, appoggiando le sue mani come a coprire le mie. Mi bacia il palmo della mano, spostando lo sguardo dai poliziotti a me. "Devo assolutamente andare a casa."
"Perché?" gli chiedo. "Stai male?"
"No, no, sto bene. Ti prometto che ti dirò tutto, adesso devo proprio andare." Mi bacia sulle labbra. Ma non gli do il privilegio di lasciarmi così su due piedi.
"Perché non mi dici cos'hai?"
"E perché tu non mi dici di star avendo a che fare con i poliziotti?"
Rimango basita, mentre il resto della truppa si sparpaglia per l'atrio. I poliziotti si guardano attorno. "Ma come..?"
"Ah, allora è vero."
"Harry, perché mi hai detto questa cosa?"
Lui stringe i denti e si lecca le labbra. "Perché dei paparazzi ti hanno fotografata fuori dal dipertimento."
Ecco, ora come ora mi verrebbe di prendermi a pugni. Avrei dovuto parlarne.
Con le spalle al muro, abbasso lo sguardo sui miei piedi. "Io-"
"Non dovresti entrare in quel mondo."
Lo guardo di nuovo, spostando gli occhi sui contorni del suo viso. "E perché mai? Voglio solo capire cos'è successo a mia sorella, Harry, non sto facendo niente di male. Ne parli come se io stessi commettendo un crimine."
Lui mi guarda e non dice niente. Ci fissiamo, in silenzio, poi lui fa uscire pesantemente aria dal naso. "Senti, è pericoloso."
"Non mi succederà niente."
"Okay." Taglia corto Harry e mi supera. Rimango con la bocca aperta.
"Harry!" lo chiamo a voce alta e lui si gira. Mi avvicino a lui, prendendogli una mano fredda. "Dobbiamo parlare."
"Adesso ho solo bisogno di andare a casa."
"Perché tu non mi hai detto di essere andato a trovare Jennifer?" sputo improvvisamente.
Rimane spiazzato dopo le mie parole. Noto chiaramente le sue pupille dilatarsi e la sua bocca schiudersi in un atteggiamento sorpreso.
"Ma come-"
"Ah, allora è vero" dico, ripetendo esattamente le sue stesse parole usate poco fa.
Si scompiglia i capelli con un gesto della mano.
"Perché vai da lei?"
Ingoia a vuoto. Potrei benissimo immaginare la sua mente colma di pensieri turbolenti. "Voglio accertarmi che stia bene."
"E cosa ti spinge a-"
"E' tua sorella, Jessica! Ovvio che mi voglia assicurare che stia bene." Poi mi si avvicina e mi lascia un bacio umido sulla fronte. "Devo andare. Ti prego, lasciamelo fare" mi dice, e mi ammorbidisco sotto il suo tocco.
Annuisco e lui si allontana da me, uscendo dal secondo ingresso perché il primo è bloccato dai poliziotti. Quando mi avvicino a Liam, finisce di parlare con la donna e mi rivolge tutta la sua attenzione. "Perché siete qui?" chiedo, mentre tantissima gente viene placcata fuori dall'edificio. Non oso immaginare a quanti giornalisti stiano lì in mezzo. Harry ha fatto benissimo ad uscire dall'altra parte, almeno può passare inosservato. I vetri trasparenti che ci circondano non sono di grande aiuto. Molti mi additano, ma non ci presto caso. Jason parla con alcuni poliziotti, mentre Liam si avvicina a me ulteriormente. "Abbiamo raccolto altre informazioni."
Annuisco, mentre mi appoggia una mano in mezzo alle scapole e mi fa allontanare. Quando siamo abbastanza distanti, si abbassa alla mia altezza. "L'uomo che ha attentato alla vita di tua sorella e di Niall Horan conosce il signor Freeman."
Notando il mio sguardo confuso, continua. "E' praticamente l'uomo a cui hanno rubato la macchina" dice, facendo uscire da una tasca una fotografia stropicciata, come se l'avesse tenuta nascosta da occhiate indiscrete. Quando riconosco l'uomo - ovvero un dipendente di quest'azienza - capisco sia quello che abbiamo incontrato io ed Harry all'ascensore.
"Bene" dico, mentre Liam la nasconde nuovamente.
"Quindi questo ci fa capire che sia qualcuno che frequenta spesso quest'ambiente, se sapeva che Freeman sarebbe uscito a quell'ora per andare da Chanel."
Annuisco, respirando piano. "La faccenda è complicata" affermo e Liam annuisce.
"Ma il campo si sta restringendo. Stiamo continuando a controllare i video delle telecamere dei negozi vicini, qualcuna di esse deve aver pur colto qualche viso, o sbaglio?"
Annuisco, stringendo le labbra. "Grazie per avermi informata."
Liam allunga la mano nella mia direzione. "Ti considero parte dell'indagine, adesso."
Gli sorrido. "Se dovessi sapere altro-"
"Ti chiamerò senza dubbio." Liam si allontana, salutando la signora di prima e scusandosi con tutti per aver interrotto la ripresa della scena. Quando escono dell'edifcio, vengono completamente avvolti dai flash delle macchine fotografiche, e mentre mi dirigo verso il bagno per lavarmi la faccia, sento Jason chiedersi dove sia Harry.
Mi chiudo la porta alle spalle e mi appoggio al lavandino, circondando il bordo con le mie piccole mani. Sollevo il viso verso lo specchio. Tiro un sospiro pesante mentre osservo i miei occhi azzurri specchiati. "Credo proprio che io mi stia infilando in qualcosa che è più grande di me."

N/A
Salve!
Eccoci qui con questo nuovo capitolo che io personalmente AMO e reputo uno dei migliori (avendo anche una certa importanza.)
Cosa ve ne pare? Vi prego di commentare, qualsiasi cosa. Anche perché vorrei conoscere chi perde parte del proprio tempo per leggere la storia di Jessica, non voglio rimaniate solo dei numeri che aumentano a capo di ogni capitolo.

Come credete si evolva la storia? E cosa pensate possa succedere? Vediamo chi di voi è vicino alla verità!
Apriamo le scommesse!

Vi voglio bene, comunque.
Grazie per essere qui ad ogni aggiornamento.

Ci vediamo sabato prossimo! ( o persino prima, se questo capitolo riesce ad avere qualche commento e voto in più)

Un bacio🌻

P.s comunque tra i media potrete trovare il trailer di questa fanfiction, se ve lo siete perso!

Potete trovarmi anche su Twitter: @_windowsgirls

If this was a movie|| H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora