Chapter twenty five

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"Concentrazione, Jessica!" urla il fotografo da dietro la sua macchina fotografica. Sono in una stanza dalle pareti bianchissime, un letto nel mezzo con le coperte rimboccate e un profumo di fresco a permeare le mura. La finestra sul lato è aperta e le tende sottili sventolano per le ventate d'aria che imperversano ormai per l'ambiente. Ho un top bianco addosso che aderisce sulla pelle appena sopra il mio ombelico, lasciando scoperti tutti i nei che mi ricoprono il ventre. I capelli mi sono tenuti fermi sulla testa con quintali di lacca e lasciati lisci sulla schiena, per far risaltare il volto truccato. Ci sono altre tre ragazze nella stanza che stanno partecipando al servizio fotografico. Annuisco a Marcel, il fotografo, e sporgo il mento verso la macchina fotografica, schiudendo piano le labbra tinte di una leggera tonalità rosea. La pelle del viso mi tira leggermente per la quantità di trucco che hanno utilizzato per definirmi le sopracciglia, le palpebre e per far risaltare il colore dei miei occhi grazie alle matita che sto sponsorizzando. I flash mi abbagliano. "Muoviti sensualmente" dice Marcel, e inizio a muovere il capo, accarezzandomi le guance e girando di poco la testa per far scorgere le sfumature del trucco. Le tre ragazze vengono fatte avvicinare e ci accostiamo l'un l'altra. Mi danno in mano il telefono e quando il fotografo urla "Ridete", ci guardiamo sorridendo e facendo finta di scattare selfie.
Il rumore degli scatti nella stanza è l'unico suono udibile, poi Marcel stacca dal viso l'imponente macchina fotografica e mi solleva un pollice. "Perfetto."
Io, le ragazze e il resto della truppa applaudiamo per complimentarci del lavoro.
"Questa nuova collezione della Maybelline uscirà probabilmente verso metà della settimana prossima, Jess."
Annuisco. "Spero gli scatti vadano bene" dico, sperando che la macchina fotografica non abbia colto l'oscurità del mio viso. Tutta la situazione che sto vivendo ho paura si possa ripercuotere sul mio fisico.
Marcel controlla fugacemente le foto scattate, annuendo. "Tutte benissimo, anche i video con le ragazze. Il montaggio dovrebbe durare pochissimo."
"Okay."
Una donna mi prende per un gomito, facendomi andare dietro un separè. Mi fa sedere sulla sedia e mi porge tutto il materiale per struccarmi, mentre dall'altra parte della stanza i tecnici iniziano a smontare tutte le strutture. Mi passo il dischetto sulle guance con movimenti circolari. Attraverso lo specchio noto le tre ragazze del set fermarsi appena dietro il separè. Mi giro con il busto nella loro direzione.
"Siamo venute per salutarti."
"Oh, certo. Grazie mille, ragazze, davvero."
Quella con i capelli bruni e gli occhi leggermente allungati mi sorride con i suoi denti splendenti. "Alla prossima, allora."
"Ci conto" dico loro, sorridendo, dopodiché spariscono e ritorno a specchiarmi. Utilizzo forse sette dischetti per ripulirmi di tutto il trucco, tanto che quando finisco noto la pelle del viso leggermente arrossata e le borse sotto gli occhi più pronunciate che mai. "Dio, sono un mostro" dico a me stessa, dopodiché mi alzo e afferro il cappotto beige appeso alla parete. Una volta infilato, faccio uscire i capelli rimasti incastrati con un colpo del braccio, colpendo a mia insaputa un membro dello staff che stava appena alle mie spalle, reggendo i piedistalli di ferro. Si tocca la fronte, stringendo gli occhi. "Ahia!"
"Scusami!" dico, sollevando le mani davanti al suo viso. "Sono mortificata."
"Sì, certo" dice alzando gli occhi al cielo, dopodiché continua a camminare nella direzione opposta, lasciandomi leggermente con la bocca aperta. Prendo la mia borsa e mi schiarisco la gola.
"Scusate" annuncio per catturare la loro attenzione. Quando gli occhi di tutti sono puntati su di me, continuo a parlare. Il sole arancione del pomeriggio si nota dietro la finestra appena chiusa, investendo il letto bianco con i suoi tiepidi raggi. "Ci tengo a ringraziare ognuno di voi per aver contribuito a questo servizio. Avete fatto un magnifico lavoro e siete davvero in gamba."
Tutti mi ringraziano, salutandomi, dopodiché esco finalmente dall'abitazione, infilandomi nella macchina parcheggiata esattamente davanti la porta di ingresso. Sono riusciti ad affittare una casa in un zona sostanzialmente tranquilla, non sento volare una mosca nè tantomeno qualcuno che mi si avvicini, che sia paparazzo o un semplice fan. Quando entro nella macchina, mi lascio cadere pesantemente sul sedile, appoggiando stancamente la schiena e sollevando leggermente il capo e chiudendo gli occhi. Prima che mi possa seriamente addormentare, appoggio la borsa sul sedile del passeggero e faccio scorrere la cerniera, aprendola. Tiro fuori il telefono e noto dei messaggi nella casella. Sono da parte di Liam e di Harry.
Apro quelli del mio ragazzo.
- Va bene stasera alle sei? Ti passo a prendere e andiamo al cinema.
Gli rispondo, digitando frettolosamente, dopodiché passo in rassegna quello di Liam.
- Ciao Jessica, scusami se ti disturbo ma ci tengo a farti sapere che è da stamattina che sono alla Horan Industry, sto interrogando tutti e nessuno mi sa dare delle informazioni precise. Ma com'è possibile che una ragazza intelligente come te debba lavorare con certi soggetti?
Smorzo un sorriso, rispondendogli.
- Forse perché non hai parlato con Niall.
- L'ho chiamato al telefono ma il non ricordare qualcosa lo rende sufficientemente inutile.
Stringo le labbra e ripongo il telefono nella borsa. Controllo l'orario sul cruscotto e scopro di avere un'ora e mezza di tempo prima che venga Harry.
Metto subito in moto e parto. Quando arrivo fuori casa il sole è tramontato ancora di più.
Suono il citofono, aspettando che Jennifer apra.
Quando sento la maniglia muoversi, spingo la porta leggermente in avanti, trovando mia sorella a telefono, i capelli raccolti in un asciugamano e il corpo fasciato da un accappatoio di panno. "Ti ho detto di no, Josh."
Abbasso leggermente le sopracciglia, chiudendomi la porta alle spalle. Lascio la borsa nell'angolo dell'ingresso e lancio un'occhiata nell'immenso salone. Jennifer cammina ininterrottamente intorno al divano. "Ti ho detto che non voglio che tu venga."
Alzo gli occhi al cielo, salendo al piano di sopra. Devo assolutamente prepararmi. Appena appoggio il mio piede sul primo gradino, sento il campanello suonare nell'ingresso. Con la mano appoggiata al corrimano, mi giro vedendo Jennifer muovere i fianchi verso la porta, con il telefono ancora all'orecchio. Guarda prima dallo spioncino, poi la spalanca. Josh è sotto l'arcata della porta con un girasole in mano. Jennifer rimane immobile, entrambi con il telefono all'orecchio. Josh la guarda da capo a piedi e poi sorride. "Sì, ti ho senza dubbio visto in condizioni peggiori." Dopodiché entra in casa e Jennifer chiude la porta, accettando il fiore.
Amo la loro amicizia, davvero, è così genuina che mi fa pensare che dopotutto i sentimenti nobili del mondo esistono veramente. Josh mi nota sulle scale e mi saluta.
"Vi lascio soli" dico, recandomi immediatamente al piano di sopra. Non capirò mai perché la gente possa pensare che stiano insieme. Li invidio.
Mi dirigo in bagno, facendomi una rapida doccia e lavandomi i capelli impiastricciati di lacca. Passo le dita tra essi, districando i nodi man mano che l'acqua passi attraverso. La temperatura in bagno è così alta che si sono create dense nuvolette di vapore per aria, appannando lo specchio appeso sopra il lavandino. Quando mi avvolgo l'accappatoio intorno al corpo, apro la porta del bagno e vengo investita dalla temperatura parecchio più fresca di casa, lasciando che le gambe si ricoprano di brividi. Una volta in stanza, apro l'armadio e getto sul letto quello che ho intenzione di indossare. Indosso l'intimo e la canotta, tornando in bagno per asciugarmi i capelli. Ce li ho così lunghi che impiego minimo mezz'ora per asciugarli e fra meno di venticinque minuti arriva Harry. Passo la spazzola più e più volte sul biondo scuro e ritorno in camera, infilando subito la maglietta beige con la giacca nera e il jeans attillato con degli strappi sulle cosce. Mi guardo nello specchio sulla parete, controllandomi per intero.
Dopo essermi lavata i denti, prendo un lucido e me lo passo sulle labbra, facendole schioccare ad un centrimetro dalla superficie dello specchio. Torno di sotto e controllo l'orario sulla parete.
Harry dovrebbe arrivare a momenti. Vedo seduti all'isola della cucina Jennifer e Josh che sono intenti a mangiare una ciambella al cioccolato. La indico, sgranando gli occhi. "Osate consumarla senza prima avermi interpellato."
"Peggio per te" dice mi sorella masticando. Josh è seduto di fronte a lei e si pulisce le labbra dalle briciole.
"Avreste almeno potuto chiamarmi."
"Eri troppo occupata a prepararti per il tuo ragazzo che, tra l'altro, è fermo in macchina da cinque minuti ormai."
Mi giro, andando a controllare frettolosamente la finestra. E' vero.
"Corro" dico, volando verso l'appendiabiti per recuperare il giubotto e la borsa poggiata ancora nell'angolo.
"Portati le chiavi-"
"Ma-"
"Ho intenzione di dormire presto, e di certo non ti aspetterò sveglia."
Le alzo il medio e lei ricambia, mentre Josh ride sotto i baffi.
Esco di corsa di casa e mi fermo appena fuori la portiera del passeggero. Harry mi nota, mi sorride e finalmente toglie la sicura.
"Ciao!" dico con voce squillante. Mi sporgo su di lui, baciandolo con bramosia. Quanto mi è mancato. Harry mi porta una mano appena sotto l'orecchio, attirandomi a lui e assaporandomi, ma poi si stacca schifato.
"Togliti il lucidalabbra, mi fa schifo."
"Perché?" dico ridendo.
"Perché mi sento le labbra tutte appiccicate."
Scoppio in una fragorosa risata e tiro fuori dalla borsa il pacco di fazzoletti mentre lui mette in moto. Ne tiro fuori due dalle confezione. "Lo vuoi? Così ti pulisci da quel lucido che rende le tue labbra molto più morbide."
Lo prende con un gesto della mano e mi pulisco a mia volta, nascondendo un sorriso. "Cosa andiamo a vedere?" chiedo, gettando il fazzoletto in un cofanetto in plastica nascosto nel cruscotto. Harry lo getta subito, riportando la mano sul volante e smuovendo le dita.
"Potremmo vedere un film che stanno dando in questi giorni."
Mugugno, appoggiando la testa contro il finestrino. Vedendolo di profilo, noto le sue guance leggermente più magre, gli occhi cerchiati da borse abbastanza pronunciate e le palpebre gonfie, come se avesse dormito pochissimo negli ultimi giorni.
"Stai meglio?"
"Assolutamente" dice con la sua voce roca, sbattendo le palpebre e poggiando una mano sulla mia coscia. Questo gesto mi fa scaldare il cuore, come se stesse rivendicando la sua proprietà e non volesse perdere la presa su di me, come se non volesse lasciarmi andare via. Appoggio la mia mano sul dorso della sua, sentendola fredda al tocco.
Ormai ho fatto chiarezza nei miei sentimenti, eppure farli capitombolare sulle mie labbra è più difficile del previsto, come se qualcuno mi stesse rammentando di prendermi più tempo.
"Posso sapere cosa hai avuto?"
Harry scuote le spalle. "Mal di stomaco, influenza e forti mal di testa."
"Quindi, come tutti i ragazzi, se fossi venuta a casa tua, ti avrei trovato come un morto sul letto."
Harry scoppia a ridere. "Esattamente."
Quando parcheggiamo, Harry scende per primo dalla macchina e mi apre la portiera in un gesto di pura galanteria. Lo ringrazio con un cenno del capo, poi mi prende la mano, stringendola nella sua presa. Camminando l'uno accanto all'altra sul marciapiede, mi sembra quasi di essere come una delle tante coppie che vedo in giro, completamente tranquille, senza essere importunate da paparazzi o quant'altro.
Quando varchiamo le soglie del cinema, ci fermiamo al botteghino, controllando i film in programmazione. Ce ne sono sei, di cui uno horror, una commedia, un thriller, un film di animazione, un giallo e un secondo horror. Controlliamo i titoli, poi dopo diversi minuti ci guardiamo negli occhi.

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