Chapter twenty four

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"Bene" Liam traffica con i documenti sparsi sul desktop del computer, socchiudendo gli occhi. Appena sono arrivata stamattina ha allontanato chiunque stesse in questa stanza per rimanere da soli. Ha in mano un taccuino, mentre l'altra mano sposta freneticamente il mouse. Vedo sullo schermo l'apparizione di tre video che ritraggono tutti lo stesso momento, solo da prospettive diverse. E' il momento dell'incidente, il momento in cui Jennifer è stesa a terra, immobile e l'uomo esce dalla macchina, andandosi a nascondere e non prestando soccorso, come se avesse troppa paura di affrontare la realtà....o almeno lo spero.
Liam mi guarda dalla sedia al mio fianco, senza il solito cappello in testa. Gli occhi sono leggermente segnati da occhiaie scure che mostrano tutta la sua stanchezza. "Dunque" inizia, leccandosi le labbra. "Se noti bene" dice, indicando il viso dell'uomo coperto da un cappello sceso fin sulla fronte, "in uno dei tre video è come se l'uomo venisse esattamente verso la telecamera, passando sotto quest'ultima. In mezzo alla strada non c'è sufficiente luminosità per vedere i dettagli del volto. Ho bisogno di sapere se riconosci le fattezze di uno dei dipendenti della Horan Industry." Mi guarda con occhi speranzosi, e annuisco.
Fa partire i video contemporaneamente, riprendendo il movimento in ogni angolazione. Mi focalizzo su quello che ritrae la scena di profilo, il video che poi mostrerà l'uomo avvicinarsi a sua insaputa alla telecamera. Aguzzo la vista e vedo chiaramente Liam osservarmi di sottecchi. Controlla gli appunti sulla sua agenda, confrontando i dati sullo schermo e i tempi dell'azione. Quando vedo l'uomo aprire lo sportello e andarsene, fermo il video appena in tempo, prima che scompaia dalla scena. C'è sufficiente luce per distinguere le caratteristiche del cappello, grigio con il risvoltino sulla fronte. C'è un piccolo simbolo bianco nell'angolo a destra e ricopre tutta la testa dell'uomo. Anzi, è persino leggermente più grande perché gli scivola sulle orecchie e sulla fronte. Il cappuccio della giacca nera è abbassato sulla schiena, le mani sono chiuse a pugno e sono rivestite da grandi guanti in pelle nera. La figura è completamente avvolta da un nero talmente profondo che risalta sul marciapiede. Provo a zoomare, focalizzandomi sulle caratteristiche di quel volto. Prima di tutto non mi pare di aver mai visto quel cappello a qualcuno di mia conoscenza, eppure deve averlo per forza. La parte del viso scoperta comprende le labbra, il mento e il naso. Riesco a vedere solo di poco l'incavo degli occhi, ma non è sufficiente. Liam si avvicina a me, controllando lo schermo a mia volta. "Allora?"
Mi mordo il labbro inferiore, focalizzandomi sui quei contorni leggermente illuminati dall'illuminazione della strada, ma il tutto è avvolto dalla penombra e mi risulta più difficile del normale. C'è silenzio nella stanza. Gli altri due video continuano a muoversi, ma il mio sguardo è fisso su quello sprazzo di volto.
"Riesci a distinguere qualcuno? Per favore, Jessica, la tua opinione vale il resto delle indagini."
Distolgo lo sguardo dallo schermo, puntandolo sugli occhi color cioccolato di Liam, leggermente ombrati dalle occhiaie. La barba sul mento e i baffi sul labbro superiore gli conferiscono un'aria tanto austera che già me lo immagino mentre interroga i detenuti o cerca di estrapolare informazioni da chiunque sia indagato. Il suo sguardo pesante e deciso mi fa sentire piccola, nonostante tra le mani abbia una responsabilità troppo grande per me. Se solo permettessi che fuoriuscisse anche solo un po', incriminerei qualcuno che, magari, non ha niente a che vedere con la figura ritratta in questi video.
Sposto di nuovo lo sguardo sullo schermo, sull'uomo immobile che capitana tutto lo schermo, mentre le immagini al suo fianco continuano a scorrere, segnando il tempo che passa e che si ripete. Mi porto due dita alla tempia e le muove in senso circolare. Tutto questo non mi farà bene, tutte queste preoccupazioni non mi daranno filo da torcere e mi faranno sgretolare pian piano. Dopotutto sono solo una ragazza di ventiquattro anni, non dovrei nemmeno trovarmi in questo mondo così confusionario e difficile per me, dove ogni minima decisione vale l'arresto e l'incriminazione di qualcuno. Quel mento, quelle labbra e quel naso adunco mi sono familiari, eppure non mi concedo di pensarci su più di tanto perché non credo sia giusto, nè tantomeno ho la certezza che si tratti davvero di quella persona. Non posso esporre i miei pensieri a Liam, non posso imbrogliare la matassa più di così. Indagherò da sola, e solamente quando sarò sicura, Liam potrà entrare nella mia mente contorta e studiarmi nelle profondità più recondite. Lo guardo, scuotendo il capo e cercando di essere quanto più tranquilla possibile. Noi attori dovremmo essere in grado di mascherarci, interpretiamo così tanti personaggi da poter nascondere benissimo le nostre qualità, i nostri pensieri e celarci dietro qualcosa che non ci appartenga. E' tutto molto più semplice così. Papà una volta mi ha detto che bisogna essere attenti con chi fa parte del mondo del cinema. Hanno vissuto così tante vite, passato attraverso così tante esperienze, da poter fingere che tutto quello che riguardo loro sia pura illusione. Spero di riuscirci, in questo momento, nascondendo i pensieri che mi stanno attanagliando l'animo. Eppure potrei anche farcela, all'apparenza, ma le dita gelide appoggiate contro la mia tempia mi fanno capire che sono più agitata di quanto dovrei permettermi. Mi lecco le labbra secche mentre scuoto la testa. "Mi dispiace" dico, schiarendomi la voce che è uscita più flebile del previso, "Non mi pare di distinguere qualcuno dell'azienda."
Liam serra le labbra, abbassando le spalle sconsolato. Lancia un'occhiata ai suoi appunti, poi spegne con un rapido gesto il monitor del computer. "Okay" dice con voce ferma. "Vedremo di proseguire ugualmente."
Mi sento in colpa, ma non posso cedere. Ce la posso fare.
Liam si alza, lasciando il suo taccuino sul bordo della scrivania. Lo imito, raddrizzando piano la schiena. Il poliziotto poi si gira verso di me. "Ti vedo leggermente pallida. Hai fatto colazione?"
Scuoto la testa. Stamattina mi sono alzata in ritardo, ho passato quasi la notte in bianco rimurginando su quella che è diventata la mia vita nel corso di quasi due settimane. Uno stress continuo. Sono riuscita a prendere sonno solo intorno alle cinque del mattino, e la sveglia è suonata alle otto e mezza. Alle nove sarei dovuta essere da Liam e prepararmi un caffè è stato l'ultimo dei miei pensieri.
Payne annuisce. "Andiamo alle macchinette, prendiamocene uno."
Lo seguo fuori dalla stanza e ci appartiamo in un angolo in cui tutte le macchinette sono concentrate. Infila le monetine nell'apposito spazio e digita quanto zucchero voglia. "Vanno bene tre?"
"Veramente lo prendo amaro."
Liam separa leggermente le labbra. "Ah" fa, quando ormai ha schiacciato il tasto. "Ti prenderai il prossimo allora, questo me lo tengo io."
Sorrido, ondeggiando sui piedi. Quando sfila il suo caffè e se lo porta alle labbra, infilo le monetine e digito immediatamente. Liam guarda ogni mio movimento con fare circospetto mentre soffia sul bordo del bicchiere. I caffè delle macchinette sono sempre troppo caldi, non riesci mai a berli senza bruciarti le labbra o la lingua.
"Ti vedo leggermente tesa" mi dice Liam, sorseggiando dal suo bicchiere. Mi piego in avanti per recuperare il mio caffè e mi appoggio sulla parete opposta, esattamente di fronte a lui.
Scuoto le spalle, smuovendo piano il bicchiere. "Sono solo stanca."
Liam annuisce, guardandomi oltre il bordo del bicchiere. Lo imito e i nostri occhi cercando di studiarci a vicenda. Sono sicura che non mi crede, ma tanto non gli lascerò sapere niente. Non adesso. La mano mi trema leggermente e la copro con l'altra, cercando di nascondere il movimento appena percettibile. Liam finisce il suo caffè, gettandolo con un rapido gesto nel cestino. Io sono ancora a metà, lo sorseggio con una lentezza estenuante.
"Cos'altro avete scoperto?" chiedo per rompere il silenzio che si è creato. Guardo di sfuggita l'orologio alla parete. Le nove e quarantacinque.
Liam si accarezza la barba, guardandomi attentamente. "L'uomo non è stato protagonista di un incidente."
Sollevo il bicchiere sulle labbra, sentendo piano il caffè amaro scendermi lungo la gola, riscaldandomela. Amo il caffè perché sembra che abbia il potere di calmarmi, e credo che ultimamente ne sto prendendo più del dovuto.
"L'uomo ha indotto l'incindente."
Mi lecco le labbra e getto il bicchiere nel cestino. "Quindi si tratta di una persona che ha voluto fare del male a mia sorella?"
"E ha voluto fare del male a Niall" completa Liam, "in quanto il cappello è lo stesso in ogni video. I due attentati distano sette ore l'uno dall'altro." Annuisco, e le nuove informazioni sommergono quelle che già infuriano nel mio cervello. Il mio ragionamento elabora i dati, cerca di creare un filo logico...eppure tutto continua a non avere un senso, ci sono troppe contraddizioni, troppi dati fallaci che cozzano l'un l'altro. Mi mordo l'interno della guancia. Chi potrebbe mai volere il male di Jennifer e Niall? E perché?
"Nei prossimi giorni visiteremo la Horan Industry per interrogare i dipendenti. Dobbiamo notare le falde nei loro alibi, scovare chi ha pensato di fare una cosa del genere."
"Il mondo dello spettacolo è troppo grande. Come fai ad essere convinto che si tratti di qualcuno della mia stessa azienda?"
Liam giocherella con le dita della sua mano, poi solleva di nuovo lo sguardo scuro su di me. "Perché il signor Freeman lavora solo alla Horan Industry. Nessun'altra agenzia lo ha ingaggiato. La persona che ha provocato gli incidenti - che non sono dei veri propri incidenti, ma riccamente studiati in ogni particolarità e dettaglio - deve conoscere l'ambiente, per forza. Tua sorella lo frequenta, Niall lo frequenta...è tutto collegato."
"Qual è fine di queste azioni? Non credo che il tutto circoscriva mia sorella e Niall. Sono sicura che c'è ben altro." Lo guardo in viso e si lecca le labbra. "Tu lo sai. Vero, Liam?"
Lui annuisce. "Sono sicuro che dietro le sue azioni si nasconda qualcosa, ma non so a chi si possano ricondurre."
"Voleva colpire indirettamente qualcuno?"
"Non lo escludo" fa Liam, e detto ciò si stacca dalla parete e mi si avvicina, abbassandosi sul mio viso. "E' un mare aperto questa faccenda, Jess. Dobbiamo essere sicuri di tutto per approdare ad un situazione. La minima falda potrebbe farci affondare nella vastità delle possibilità dell'azione."
Ingoio a disagio e il suo alito di caffè si scontra sulla mia fronte. "Se scopri qualcosa, ti prego di riferirmelo."
Mi immobilizza con i suoi occhi scuri, e l'unica cosa che possa fare a annuirgli.

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