Chapter seventeen

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"Ora come ora non ho proprio idea di come fare" mi dice Jason al di là della sua scrivania. Mi ha invitata nel suo ufficio, questa mattina, per discutere sulla fine delle riprese. "Stava andando tutto così bene.."
Abbasso la testa, mordendomi l'interno della guancia. Non ho idea di cosa rispondergli, sinceramente. Con tutto il clima che c'è in giro, non me la sento di riprendere le riprese, in particolar modo pensando a mia sorella in un letto d'ospedale.
"Hanno scoperto qualcosa i poliziotti?" chiedo, mettendo da parte alcuni fogli disordinati sulla sua scrivania, ponendoli uno sopra l'altro a formare una pila abbastanza voluminosa. Mentre sposto ogni foglio mi capiti sotto tiro, leggo i titoli di sfuggita. Ci sono i copioni, le copie dei copioni, documenti di licenze, garanzie, accordi e persino alcuni curriculum. Li accantono, picchiettandoli con il palmo della mano una volta finito il lavoro.
Jason scuote la testa. "No, niente. Continuano a vedere sempre lo stesso video senza riuscire a capire di cosa o chi si tratti."
Sollevo un sopracciglio. "Hanno intravisto qualcosa?"
Lui annuisce, stiracchiando le braccia sopra la testa. "Appena un'ombra, dei capelli, ma niente di più. Non riescono a capire nient'altro."
Stringo la mascella, furiosa. Non possono non capire chi ci sia dietro tutto ciò.
"E poi hanno provato a rilevare le impronte sul volante della macchina che ha investito tua sorella. Hanno persino scoperto che è stata rubata, ma chiunque l'abbia presa è stato furbo, perché non hanno ritrovato alcuna impronta digitale."
Stringo i denti e sbatto la mano contro il mogano della scrivania. Al rumore, Jason sobbalza sulla sua sedia girevole.
"Devono approfondire, controllare tutte le telecamere nascoste nei palazzi nei dintorni-"
"No, Jess, non funziona così. Appena si renderanno conto che questo caso è un altro buco nell'acqua, lo accantoneranno."
Separo le labbra, sgomenta. Non posso crederci. Non possono lasciare che un tale fatto passi inosservato. Hanno un'ombra, cazzo. Possono partire da lì.
"No."
"Sì, Jessica" mi riprende Jason mettendosi in piedi.
"E' di mia sorella e Niall che stiamo parlando, e se la persona fosse la stessa in entrambi i casi? Ha cercato di uccid-"
"Sei troppo di parte. Ovvio che, essendo Jennifer tua sorella e Niall il tuo migliore amico, tu voglia che si vada a fondo."
Stringo i pugni. "Devono farlo."
"Non è poi così tanto nei loro interessi."
Respiro pesantemente, nascondendo i pugni nelle tasche del jeans. Jason si passa una mano sul volto stanco, portando i suoi occhi su di me. Ha delle profonde occhiaie a cerchiarli e la barba di tre giorni a decorargli il mento pronunciato. "Ora, scusami, ma devo sistemare alcune cose" dice, invitandomi ad abbandonare l'ufficio. Annuisco, recuperando stizzata la borsa da sopra la poltrona di velluto e uscendo dalla stanza, sbattendomi la porta in mogano alle spalle. I poliziotti vengono pagati generosamente, non posso permettere che lascino la questione in sospeso, dovessi andarne a capo io stessa.
Mentre mi avvio verso l'uscita, mi scontro con alcuni dipendenti che mi guardano, storcendo le labbra. Odio dover pensare che mi guardino in quel modo solo perché mia sorella ha rischiato la vita, lo odio profondamente. Non ho bisogno della compassione di nessuno. Apro la porta in vetro e noto Harry appoggiato contro il fianco della macchina nera, le braccia incrociate al petto e gli occhi socchiusi per il sole che gli colpisce il viso. Quando mi vede sorride con le sue adorabili fossette e mi calmo all'istante.
"Come va?"
"Male" dico, aprendo la portiera appena lui si scosta, girando intorno al cofano per mettersi al comando della sua auto.
Quando mette in moto, impugnando il volante, le sue sopracciglia si stringono e si distendono. Incredibile quanti tick abbia questo ragazzo. "Che è successo, adesso?" mi dice, stringendo le labbra.
Sollevo il braccio contro il finestrino e appoggio sopra la mano il mento. "Sono sicura che, continuando le ricerche in questo modo, i poliziotti non troveranno niente e abbandoneranno il caso."
Harry sospira, immettendosi sulla strada principale.
"Cioè, non è concepibile, Harry."
"Immagino lo sia, Jess" dice, appoggiandomi la mano sulla coscia. Al tocco rabbrividisco, sebbene ci siano minimo trenta gradi appena fuori dall'abitacolo. Guardo la strada fuori dal finestrino e capisco che mi sta portando in spiaggia. Aggrotto le sopracciglia. "Perché stiamo andando-"
"In spiaggia?" continua lui, finendo la domanda al posto mio. "Beh, perché mi sembra un luogo abbastanza tranquillo in cui possiamo stare in pace."
Annuisco, prendendogli la mano e baciandogli le nocche fugacemente. Riappoggio la sua mano sulla mia coscia. Il suo tocco è così rilassante...mi sembra di essere protetta da lui, ed è una cosa che non avrei mai pensato di dire.
Quando parcheggia nell'aerea riservata, sfila le chiavi della sua macchina, infilandole nella tasca anteriore del jeans. Apro la portiera e l'aria salmastra mi colpisce il viso.
Harry gira intorno all'auto e mi si accosta, prendendomi per mano. Le nostre dita si incastrano, e mi avvicino di più al suo petto muscoloso, come una bambina che non vuole scostarsi dal suo papà. Quando entriamo in contatto con la sabbia bollente, si sfila le scarpe con i talloni opposti, prendendole poi in mano e mantenendole con solo il medio e l'indice. Mi slaccio le mie, imitandolo, ma per tenerle in mano mi tocca usare qualche dito in più, ad avvalorare la tesi secondo cui le sue mani siano enormi.
Camminiamo scalzi sulla sabbia calda e prima che io possa compiere un altro passo, lui incrocia le gambe e si siede per terra. Poiché le nostre mani sono ancora unite, mi tira a sè e mi siedo a mia volta sulla sabbia riscaldata dai raggi del sole. "Dimmi che non ti fa schifo stare seduta con i vestiti addosso."
Scuoto la testa. "No. Ti sorprendo?"
Lui sorride, guardando verso l'oceano blu. I suoi occhi da questa angolazione sembrano persino trasparenti. "No, anche se preferirei che tu non li avessi nemmeno addosso."
Sorrido, dandogli uno spintone con la mano. Scoppia a ridere, per poi calmarsi e girarsi verso di me, guardandomi dritta in viso. I suoi occhi sono posati nei miei, e restando così ferma a guardarli, mi sento crogiolare sotto il suo verde accecante e brillante, illuminato maggiormente dai raggi di sole che lo colpiscono di lato, riflettendosi sulla superficie dell'acqua. Ingoio a vuoto, guardandogli le labbra, ed è esattamente in questo momento che sento le sue radici essersi stratificate e depositate in me. Non avrei mai creduto possibile che, prima o poi, mi sarebbe capitato qualcuno di tanto bello in vita mia, qualcuno capace di farmi sentire come non aveva mai fatto nessun altro, sia emotivamente, sia professionalmente. Credo di provare davvero qualcosa per Harry, eppure non mi sento pronta a dichiararlo e ammetterlo a me stessa. Forse è perché è strano, forse perché ho paura, non lo so più nemmeno io. Mi sporgo verso di lui e gli sfioro le labbra con le mie. Con lui mi sento in paradiso, in un piccolo angolo in cui i problemi della vita non sono ammessi. Vivo il momento senza che le preoccupazioni lo contaminino, e mi sta bene così. Negli ultimi giorni ho passato dei momenti struggenti che mi hanno stremata, eppure Harry è capace di ribaltare e riposizionare i piatti della bilancia, risollevandomi.
Adesso è lui che mi sta sfiorando le labbra, labbra così morbide e rosee che bacerei per tutta la vita. Sta giocando a stuzzicarmi, così decido di lasciarmi andare. Sorrido contro le sue labbra, tirando poi quello inferiore tra i denti.
"Mi stai facendo impazzire" sussurra contro di me, mentre il rumore della risacca sulla sabbia copre le sue parole.
Stringo le labbra, leccandomele. "E' un bene, o..?"
Lui chiude gli occhi, portandomi una mano alla base del collo e sfiorandomelo con il naso. Mi solletica la pelle e mi lascio scappare un sospiro di piacere.
"Credo proprio che lo sia. Tu mi fai stare bene" mi risponde, soffiandomi contro il collo.
La pelle mi si ricopre di brividi. "Solo perché ti offro una porta in cui entrare?"
Harry scoppia a ridere, prendendomi entrambe le guance tra le mani e posandomi una bacio sulla punta del naso. "Probabile."
Lo spingo via mentre continua a ridere. Non c'è quasi nessuno in spiaggia, a parte qualche persona sparsa a non meno di trecento metri.
"Mi fai schifo."
"Come se non fosse una cosa normale che io ti adori anche per quello."
Lo guardo, sbigottita. "Ti stai scavando la fossa, Harry."
Continua a ridere, tenendo gli occhi leggermente strizzati.
"Scherzo, Jess, tranquilla."
Stringo le braccia sopra al seno.
"No, per favore, non togliermene la vista."
Spalanco la bocca, mettendomi immediatamente in piedi. Lui continua a ridere, poi appena capisce che mi sto allontanando si alza e inizia a correre verso di me. Prima che possa abbandonare la spiaggia mi afferra per il polso e mi gira con forza verso di lui, stringendomi contro il suo petto e tenendomi con le mani nella parte bassa della schiena. Il sole è alle sue spalle e mi appare scuro in viso tranne i suoi occhi, che sono sicura riuscirei a vedere anche nella stanza più buia. Sbatte ripetutamente le palpebre e aggrotta le sopracciglia.
Passo i miei pollici su di esse per distenderle. "Perché hai così tanti tick?" gli chiedo, ma lui mi prende per i polsi, facendomi abbassare le braccia. I nostri nasi si sfiorano.
"Non lo so, sono parte di me di cui non mi rendo nemmeno conto."
Annuisco, mordendomi la guancia, poi Harry si abbassa ancora su di me, piegando leggermente la testa. Le nostre labbra sono così vicine che le sento muoversi contro di me mentre mi parla. "Credo che tu mi abbia stregato fin dal primo momento in assoluto, forse mentre guardavo persino la tua foto su ogni prima pagina possibile. Stephanie, per come l'ho immaginata, non è niente in confronto a te."
"Harry, non ti facevo uno da tali dichiarazioni."
Sorride, scuotendo leggermente i capelli. "Nemmeno io mi ritengo così."
"Harry Styles" dico con voce gutturale e cadenzata per imitare i toni televisivi, "il seduttore incallito colpisce ancora."
"Suona bene, Harry, sulle tue labbra" mi dice un po' più cupo di prima. Si avvicina di nuovo alle mia bocca e pongo finalmente fine a questa tortura. Mi sollevo un po' per far scontrare le nostre labbra che si schiudono, facendo danzare le nostre lingue. Di lui, davvero, non ne avrò mai abbastanza.
Porta la sua mano alla base del mio collo, avvicinandomi di più a lui. La leggere peluria che gli ricopre il mento mi graffia piano la pelle del mio, ma non ci faccio caso, per niente. Quando si stacca, mi guarda negli occhi. Spero mi dica le tre paroline magiche solo per sapere che almeno non sarei l'unica, tra noi, a poterle dire a voce alta, ma non lo fa. "Andiamocene prima che non ti lasci andare via da questa spiaggia."
Scuoto la testa sorridendo e ci avviamo verso la macchina.
"Dove vuoi che ti porti?"
"Vado a trovare Jennifer, credo sia giunto il momento" dico, controllando l'orario sul telefono.
Quando però ci avviciniamo all'ospedale, l'ingresso è completamente bloccato da paparazzi e dalle loro macchine fotografiche. Harry fa inversione di marcia prima che ci possano vedere e bloccare. "Non credo sia il caso, adesso."
Annuisco, "Allora andiamo in ufficio."
"Ma non ti dispiace considerarmi un po' come Peter, il tuo autista?"
Scuoto energicamente la testa. "E' il prezzo da pagare per essere il mio fidanzato."
Ride e tamburella le dita contro il volante, poi aggrotta di nuovo le sopracciglia. Sembra proprio che ci sia qualcuno nella sua testa che gli ricordi di non esporsi troppo con me. Un po' come la mia vocina che, da quando ho iniziato a frequentare Harry, è praticamente scomparsa.
Quando arriviamo alla Horan Industry, Harry rimane in macchina mentre io scendo. "Non vieni con me?" gli chiedo, parlandogli attraverso il finestrino abbassato. Scuote il capo.
"Devo fare una cosa prima."
Annuisco e gli mando un bacio volante, entrando poi subito dopo nell'edificio.
Ci sono numerosi poliziotti in giro e vedendoli mi sale di nuovo il ribrezzo nei loro confronti. Uno di loro mi osserva, socchiudendo gli occhi. Stringo le labbra in un accenno di sorriso.
Si gira nuovamente verso il suo compagno e dice qualcosa che riesco perfettamente a comprendere. "Dovremmo analizzare ancora un po' prima di passare ad altro."
Mi blocco, girandomi verso di loro. "Cosa dovreste fare, prima di accantonare quello che state esaminando?"
Lo stesso poliziotto di prima si gira. Ha il cappello in testa, un accenno di barbetta sul labbro superiore e sul mento e gli occhi color cioccolato. Oltre il colletto della divisa nera, scorgo una piccola macchietta sul collo. "Non è dato saperlo, signorina."
Il collega si gira dall'altra parte, mentre io abbasso lo sguardo sulla targhetta dell'uomo con cui sto parlando. Payne, c'è scritto.
"Senta, signor Payne" dico, picchiettandogli la targhetta con l'indice. "Fino a prova contraria io sono la sorella di Jennifer Lawrence e la migliore amica di Niall Horan, credo che, in fin dei conti, qualche diritto di conoscere la faccenda ce l'abbia."
Il signor Payne mi squadra attentamente in viso, prima di leccarsi le labbra. "Non abbiamo alcuna licenza a lasciar trapelare informazioni, chiunque ce le chieda."
Gonfio il petto, irritata. "Senta-"
"No, senta lei, signorina Lawrence, mi dispiace ma non posso esserle d'aiuto."
Stringo i denti. "So benissimo che avete rintracciato l'ombra di qualcuno nei video delle telecamere, e siccome sono ben decisa a condannare chiunque abbia preso parte in questo casino, lasciatemi collaborare."
Contro ogni aspettativa, il signor Payne scoppia a ridere, portandosi la mano al petto. "Ma mi faccia il piacere, signorina!" Quando riacquista compostezza, mi guarda assottigliando gli occhi scuri. "Rimanga al suo posto."
Dopodiché se ne va, e se non fossi una brava ragazza, giuro che lo prenderei a pugni.

"Dopodiché se ne va, e se non fossi una brava ragazza, giuro che lo prenderei a pugni

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N/A
Hey there!
Sappiate che io amo profondamente il signor Payne.
Cioè, amo proprio Liam in questi panni e sappiate che d'ora in poi la storia subirà dei cambiamenti.
Ditemi un po' le vostre impressioni, ci tengo!

Alla prossima🌻

P.s comunque se volete mi trovate su twitter @_windowsgirls e possiamo parlare!

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