CAPITOLO 61

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Corine's POV

Mi perdo nel rumore dell'ossigeno che entra ed esce dal mio corpo umido attraverso la mia bocca, come fosse l'unico suono da percepire nell'intera stanza. Sono cosciente del fatto che altre voci, seppur confuse e lontane, siano presenti; credo si stiano gridando addosso le une contro le altre, ma non capisco a chi appartengano né tanto meno il senso delle loro parole aspre e pungenti.

Sono come in una grande bolla immersa sott'acqua; lontana anni luce da tutto e da tutti.

Mi sento persa.

Persa nel nulla, leggera e fluttuante come se per un attimo la mia anima logora e fragile si fosse auto espulsa dall'involucro materiale che è il mio corpo.

Mi sento persa, perché lo sono.

Forse sto sognando...

Forse tra poco vedrò entrare Ivan da quella porta, intento a venirmi incontro con quello sguardo negli occhi che tanto mi fa rabbrividire ... o mia madre uscire dal bagno della stanza, trascinando i piedi nudi sulla costosa moquette intenta a farneticare cose senza senso in cerca della prossima bottiglia di scotch da stappare. Se vederli fosse l'unico modo per accertarmi di star sognando, ben venga; così finalmente potrò svegliarmi da quest'incubo.

Perché è di questo che deve trattarsi giusto?

Di un brutto sogno.

Tutto questo dev'essere solo un altro dei miei fottutissimi incubi, perché mi rifiuto di pensare che stia accadendo davvero.

Non possono allontanarmi da lui. Liam è tutto ciò che non ho mai avuto ed ora che l'ho finalmente trovato, non sono pronta a farmelo portare via.

Lui è l'amico che non solo sente e guarda, ma ascolta e osserva, capisce e non giudica.

E' il ragazzo che ha ridato vita a quella mia risata fresca e sincera che credevo di aver perso per sempre.

Ed è infine l'uomo in grado di abbattere i miei muri, trovarmi in un mare di macerie e tenebre, afferrarmi e tirarmi fuori, mostrandomi finalmente la luce.

Sto imparando ad amare e ad essere amata grazie a lui.

Non posso perderlo.

Non voglio.

Senza badare agli altri o al fatto di essere nuda sotto l'asciugamano, mi volto ed esco fuori sul terrazzino della stanza in cerca di ossigeno. Mi accosto la porta finestra alle spalle, chiudo gli occhi e prendo una grande boccata d'aria, inalandone il più possibile.

"Perché potresti essere la "fidanzata" perfetta per il mio ragazzo..."

Sento le parole di Louis riecheggiare nella mia testa come un'eco continua che rimbomba nel vuoto più assoluto. Immaginare di vivere la stessa situazione che sono costretti a vivere ogni giorno i due cantanti, mi fa venire il voltastomaco. Non sono forte quanto loro, non sono in grado di tenere la bocca chiusa se reputo che qualcosa non vada; non posso nascondermi dietro una bugia.

Il cigolare della porta che si apre mi riporta alla realtà costringendomi a voltarmi; Louis è fermo sulla soglia, poggiato con la spalla sinistra alla parete.

I suoi occhi mi osservano e sono illeggibili.

Non riesco a decifrarli, ma è questa una delle sue particolarità più grandi; il fatto di saper nascondere ogni tipo di emozione.

Mi guarda in silenzio ed io non ho né le forze né la capacità di affrontare ciò che avverrà tra poco; aveva ragione lui...

Aveva capito tutto sin dall'inizio; sin dal primo momento in cui sono salita in macchina con loro quella sera del Winston. Aveva predetto tutto e in un modo o nell'altro è esattamente ciò che è accaduto.

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