Scuse

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Leony

Avevo aspettato per ore quel momento.
Ed ora eccolo lì. Era appena entrato con la sua macchina in garage.
Mi preparavo alla mia rivincita.
Ma niente, mi aveva fregato sentii solo la serratura del suo studio chiudersi.
Era sempre così che faceva, lo aveva sempre fatto. Era il suo modo di risolvere tutto. Si estraniava.

Mi rialzai dalla superficie morbida del divano e in punta di piedi arrivai fino alla porta dietro la quale si era rifugiato.

Volevo avvicinarmi a lui, avevo bisogno di lui.
Così presi il telefono e scrissi un messaggio e sperai che gli arrivasse.

"Scusa."

Poi tornai in cucina, avevo bisogno di tenermi impegnata per non pensare.

-Scusa per cosa? Per aver provato sensazioni con qualcuno con cui non ti aspettavi minimamente?- rise sarcastico.

Ero così immersa nei miei pensieri che non avevo neanche sentito il suo arrivo.

Il suo corpo era schiacciato contro il mio. Premeva sulla mia schiena.

Dallo spavento lasciai il mestolo.

In quell'attimo non capivo a cosa si stesse riferendo.

-Un uomo vero non ti avrebbe mai toccata così-

Mi palpó il sadere.

-O così!-
L'istante dopo le sue mani furono sul mio ventre, mi tirò a se. La sua potente erezione era premeva sul mio sedere.

-Dimmi Leony, per cos'è che ti scusi? Per avermi creduto omosessuale? Per avermi quasi fatto uccidere oggi, con i tuoi messaggini di merda. Per cosa erano Leony, le tue scuse?-

Spostó le grandi mani sulle mie spalle e mi voltò.
Mi ritrovai ad un palmo dalle sue labbra.
-Che c'è non lo sai più? Dopo che hai passato l'intera vita a distruggere la mia, ti scusi e non sai neanche il perché?- la sua voce divenne sottile e tagliente.

Poi scoppiò a ridere e lasciò la presa.
Una volta interrotto quel contatto con me mi sentii ancor più vuota.

Spostò con tutta la sua forza qualcosa dall'isola della cucina verso cui si era voltato, scaraventandolo a terra.

Sbandai per la paura.

Si appoggiò sopra il piano ripulito.
Stava respirando in maniera irregolare.

Mi si strinse il cuore. Vederlo così vulnerabile, nonostante tutto, faceva male.

Ci eravamo distrutti a vicenda, era l'unico modo di relazionarci che conoscevamo.

Avrei voluto abbracciarlo.

-Non possiamo continuare così. Ho un lavoro pericoloso da portare a termine, non ho tempo di stare dietro alle tue cazzate. Quindi ti prego non mi dare ulteriori problemi.-
La sua voce era sofferente.

Poi di soppiatto mi prese per un braccio e mi trascinò al piano di sopra.

-che cazzo!- dissi sconvolta dai suoi modi.

Take a lieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora