Sospiri

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Simon

1. Riavere il mio gatto.
2. Tornare al mio lavoro.
3. Avere un briciolo di libertà.
4. Non restare a casa da sola
5.Uscire (insieme).

Pensai a quello che aveva scritto.
Alzai gli occhi al cielo. Potevo concedergli al massimo due punti della sua lista, per cercare di tenerla buona.
Quello stramaledetto gatto, però, neanche per sogno.

Guardai gli inviti che mi avevano dato, avrebbe avuto la sua uscita.
Mi mossi e notai che era sveglia, mi stava fissando con aria intontita. Lasciai gli inviti sulla scrivania come se scottassero.

-Ecco la tua uscita-
Sul primo momento non sembrava aver capito. Poi afferrò la busta che gli stavo tendendo.

Mi soffermai su di lei per qualche istante, così assonnata è illuminata da quella luce fioca sembrava più piccola di quello che era.

Si portò una mano tra i capelli appiattendoli sul davanti e osservò meglio quello che le avevo dato, una ruga quasi impercettibile si disegnò sulla sua fronte liscia.

-Se ti aspetti un mio ringraziamento, non lo avrai. Mi hai chiesto di renderti la cosa un po' più semplice ed è quello che farò. Niente più niente meno.-

Ecco che compare la stronza.

Alzai un braccio istintivamente, me ne fregavo dei suoi ringraziamenti. Ispirai e feci ricadere il braccio lungo il mio fianco.
-Lascia stare. Ho fatto la mia parte.-

Prima che potesse aggiungere qualsiasi cosa, uscii dal mio ufficio, per rintanarmi lontano da lei.
Alla fine la sua presenza a quell'evento serviva anche a me.

Leony

Come al solito era fuggito via. Non ero l'unica incapace ad affrontare i problemi. Ma ormai trattarlo con freddezza era diventato un bisogno. Una disperata necessità, di proteggere quello che non avevo mai smesso di provare per lui.

Riaprii la busta che mi aveva dato, con due inviti a quello che sembrava un evento di beneficienza, sfiorai il mio nome sulla carta accanto al suo.

Prima di quella uscita ci sarebbero voluti altri sette giorni, e ormai stare lì era diventato insopportabile.
Chiusi gli occhi dal nervoso, ispirai prima di proseguire e seguirlo.

-Simon sono stufa marcia di stare alle tue leggi tiranniche, non mi importa del tuo lavoro, di quanto sia importante o quanto sia pericoloso. Sto diventando matta a stare da sola. Quindi o mi porti il mio adorato gattino, o ti decidi a passare la giornata in mia compagnia.- urlai alla casa vuota.

Sapevo che se mi avesse sentito avrebbe fatto finta di niente. Ma avevo una brutta sensazione, mi sentivo strana e quella situazione mi stava stremando.

-Mi hai sentito?!- urlai nuovamente.

Ci mancava davvero poco e mi sarei messa a sbattere i piedi a terra e a fare i capricci, non mi importava di niente.

Mi avvicinai ad una credenza degli anni settanta ben rifinita, presi uno dei preziosi candelabri sopra e lo scagliai conto lo specchio poco distante, e accidenti a me lo presi in pieno. Non pensavo di essere così potente.
Quell'azione riuscita portó al limite i miei livelli di adrenalina.

-stronzo- urlai.

Era come se fossi posseduta, una strana sensazione cresceva in me, non capivo cosa fosse, qualcosa di brutto, prendermela con Simon per tutto quello che stava succedendo mi sembrava l'unica maniera per attutire quella sensazione. Ma piú lanciavo più le lacrime si facevano strada. Ben presto lanciai l'ultimo monile che mi era nei paraggi e mi sentii vuota. Mi accasciai ritrovandomi ben presto con le ginocchia a terra.

Take a lieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora