Briciole

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Estate 1998.

Simon.

-Dai forza schiappetta che non sei altro-  seguì una risata.

-Aspettatemi, mi sono appena svegliata datemi almeno il tempo-

-Leony forza, dobbiamo sempre aspettarti, mettici un po' di energia-

Guardai fuori la staccionata.

-Ei Simon vieni con noi?- guardai Matt.

-Stiamo correndo fino al lago, per tenerci in allenamento.- continuò.

-No mio padre mi ha chiesto una mano per sistemare il garage-

Matt sorrise e annuì.
Comparve una seconda testa.
Feci un cenno con la mano a Jessica.

-Ti è arrivato il basso-

Sorrisi.
Avevamo deciso di formare una band.

Jess si voltò verso la sua destra.
Si portò le mani davanti alla bocca e scoppiò a ridere.

-Non ci credo, il marrone ti dona Leony!-

Anche Matt si unì alla risata.

Mi mossi ero curioso.

-È tutta colpa vostra e di queste stupide idee che vi vengono. Io cretina che ci casco sempre.-

Leony era ricoperta di fango.

-Non fare la melodrammatica, ti fai un bel bagno nel laghetto e si sistema tutto-  si rivolse alla sorella.

Non l'avevo vista per tutta l'estate.

-Mi sono rotta- poi si voltò scavalcò il cancello e si diresse in mia direzione.

Appena mi vide si fermò.

-S-imon- sussurrò, sembrava quasi sorpresa di vedermi.

Deglutii.

-Invece di startene lì impalato potresti portarmi qualcosa per asciugarmi- disse con il solito tono insolente.

-Matt ci vediamo in settimana per le prove- dissi prima di voltarmi.

Sentii i passi di Leony dietro di me.

-Se ti serve il bagno sai dove trovarlo, non fare casini che Emily lo ha appena pulito.- le dissi di spalle prima di affrettare il passo e tornare nella mia prigione.

Mi rintanai nella mia camera, sperando di non doverci più avere a che fare.
Non mi ero mai sentito cosí turbato, neanche da quando la mamma era andata via.

Avere finalmente degli amici e dover mentire a tutti loro, mi rendeva inquieto. Ero abituato a dover fingere mi riusciva bene, per una volta però non mi andava. Avevo smesso di farlo. Mi piaceva passare del tempo con loro ed ero me stesso. Ero Simon. Il mio compito si era fuso con quello che volevo davvero. Mi piaceva essere Simon.
E non andava bene. La prima regola era mai affezionarsi, io lo stavo facendo.
Sollevai il capo.
Avevo deciso che non mi sarebbe importato, nessuno lo avrebbe mai scoperto.

Aprii la porta della camera e lasciai che i miei piedi mi portassero da Leony.
Volevo parlarci e lo avrei fatto.

La porta del bagno era chiusa. Sentii Leony lamentarsi.

Era divertente forse buffa, sorrisi catturando il mio sorriso nello specchio della parete opposta.

A volte dimenticavo di come fosse liberatorio sorridere.

-Che c'è da ridere?- chiese una Leony imbronciata davanti a me.

Alzai le spalle.

La sua maglia era tutta sporca di fango e evidenziava le forme di quel corpo non più da bambina.
Si portò le mani al petto, imbarazzata.

Distolsi lo sguardo immediatamente.

-Tieni metti questa- mi tolsi la polo che indossavo e glie la allungai.

Non ci pensò molto prima di prendere la maglietta dalle mie mani.
-Grazie.- disse.

Io annuii.
-Vado a prendermi qualcosa da mettere.-

Potevo dare qualcosa di nuovo anche a lei, ma il pensiero che avesse il mio profumo addosso mi faceva stare bene.
Come se potessi proteggerla anche quando non fosse con me.
Aveva una bella famiglia, dei fratelli dei genitori che la amavano e tutto quello che un ragazzo della nostra età potesse desiderare. Io sapevo però che non andava proprio tutto bene. Il suo mondo non era così perfetto come sembrava.
E mi odiavo già perchè sapevo che sarei stato la rovina di quella famiglia, ero il male che negli anni si sarebbe radicato nel profondo fino a far saltare in aria tutto quello che avevano costruito.

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Take a lieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora