Simon deve morire

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Amber.

Non era semplice restare un quel luogo pieno di gente che ti detesta.
Che ti conosce. Ma non ti conosce.

Non era stato possibile ripulire la mia identità cosí mi ero dovuta accontentare di Amber.

Ma non farsi scoprire non era semplice.
C'erto ora avevo capelli scuri, ero un manico di scopa e il mio stile non era minimamente paragonabile a quello provocante di Leony.
Ma mi sentivo me stessa. Potevo dar voce a quella parte di me che per un moto di ribellione e diverse circostanze non avevo mai dato.

La parte più difficile era restare distante da mia madre e da mia sorella. Loro non sapevano la verità. E vederle vicine a mio padre mi disgustava. Mia madre però sembrava più serena. Mi aveva anche mandato delle lettere. Lettere ad una figlia in carcere. Ma nessuno di loro a parte Matt era mai venuto a trovarmi.

-Una tartina?- mi chiese il cameriere.
Annuii.

La fame stava ritornando?!
Forse era soltanto ansia.

Mi avvicinai ad Ann cercando di non fare colpi falsi. Fortunatamente il cappello e gli occhiali neri coprivano il mio volto.

Volevo nascondermi da mia madre, ogni tanto la sorprendevo a fissarmi. Sapevo che lei potesse riconoscermi.

Mio padre non mi faceva più paura ormai. Per me aveva smesso di esistere.

-Ei Emily- la vezzeggiai.

Si lanció tra le mie braccia.
Era una bimba stupenda assomigliava molto a mio fratello. Ma aveva lo stesso caratterino di Ann.

-Ei Amber- mio fratello mi abbracció  da dietro.

Quanto mi mancava passare del tempo con lui.

-Puoi venire un attimo voglio parlarti- mi disse.

Diedi la bimba ad Ann e mi allontanai.

-Sai che potendo scegliere saresti stata tu la madrina di Emily. Sei tu la madrina.- Annui

Mi faceva piacere sentire quelle parole.
-Ci saró sempre per lei- dissi.

Matt sorrise.

-Dall'ultima volta che ci siamo visti qualcosa è cambiata.- disse

Cosa?. Pensai.
-Sai che è venuto a trovarci-
Non serviva specificare il soggetto.

-Mi ha raccontato tutto, del suo lavoro,di voi. Sta soffrendo come te. Prima o poi dovete chiarirvi. Ti sei voluta allontanare così senza una spiegazione. Lui ci teneva a te una volta consegnati quei dannati documenti avrebbe voluto stare con te per davvero. E io gli credo.- concluse.

Quelle parole mi ribollivano dentro. Ancora una volta nessuno voleva la mia verità.

-Matt quando ha avuto la possibilità di scegliere ha scelto i documenti. Poteva dirmi tutta la verità gli avrei creduto. Invece non l'ha mai fatto mi raccontava solo altre bugie- conclusi.

Mi guardò negli occhi.
-Lo conosci meglio di tutti. Sai com'è. Non è facile per lui aprirsi. Ed è stato l'unico modo che conosceva per starti accanto.- continuó.

Questa solidarietà maschile mi dava fastidio.
Leony iniziava ad emergere sempre di più.

-Matt, basta di parlare di lui. Te l'ha detto che tutto quello che ha fatto nei mei confronti era una recita. Lui non è mai esistito per come lo abbiamo conosciuto. Secondo te per me è stato facile scoprire tutte quelle cose su una persona che amavo. È stato facile secondo te assistere con quanta facilità ha scelto di salvare la maledetta carriera piuttosto che me? Dimmelo tu!- dissi cercando di non urlare.

Lui mise le sue mani sulle mie spalle.
- No,che non lo è stato.  Ti abbiamo fatto tutto questo. Mi dispiace. Ma la verità è che sei sempre stata tu la più forte. L'unica che avrebbe potuto sopportare tutto questo. Lui, lo hai detto anche tu. Non è nessuno. Un bambino che ha dovuto vestire i panni dell'adulto in una vita che gli calzava a pennello,ma che non era la sua. Io l'ho guardato negli occhi e so che in questi anni,nonostante tutto,sono stati veri. Poteva mettersi con te in qualsiasi momento. Ma ha deciso di starti alla larga per non immischiarti. Si è ribellato fino a quando non ha più potuto ignorarti. Ha cercato di salvarti. Ma tu gli hai comunque sparato. Potevi ucciderlo.- concluse.

Una miriade di sentimenti riaffiorarono in me.

-Ma secondo te, nonostante in quel momento gli avrei spaccato la faccia, avrei mai potuto ucciderlo? Non si smette di provare dei sentimenti da un momento all'altro. Nonostante quello che avessi scoperto. Sapevo che aveva il giubbotto antiproiettile. L'ho fatto perchè andava fatto, Simon doveva morire.-

Prima di finire quella frase già mi ero pentita di quello che avevo fatto.
Mi girai intorno preganti che nessuno avesse sentito quella conversazione.

Stavo per andarmene, quando Matt mi abbracciò.
Prima del suo ultimo discorso un suo abbraccio mi avrebbe rimesso al mondo.
Ma ora l'immagine di un piccolo Simon indifeso che recitava il ruolo di un adulto avevo invaso la mia mente.

Mi allontanai cercando di trattenere le mie lacrime.

-Amber- disse la voce incerta di mia madre.

Mi bloccai.

-Si- risposi prima che feci i tempo a girarmi in sua direzione mi stava abbracciando. Anche lei.

-Scusami figlia mia sussurró- mi liberai in un pianto a dirotto.

Avevo bramato quelle parole per anni.

Tra un singhiozzo e l'altro gli chiesi come avesse fatto a riconoscermi.

-Credi che non riconosca uno dei miei figli? Tu e tuo fratello avete sempre avuto il vostro modo personale di litigare.- disse.

Era bello sentire la mia mamma così vicina.

Mi staccai per un secondo per guardarla negli occhi.

-Tuo padre mi ha detto tutto.- disse.

Non volevo sentirlo neanche nominare. Però il fatto che gli avesse detto la verità in un certo modo mi rincuorava.

-Mi dispiace che tu abbia sofferto così. È tutta colpa mia- aggiunse.

Io la abbracciai forte.


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