Rivincita

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Amber

-Ei Amber, bentornata!-
Fu la voce della mia vicina Sara a risvegliarmi dai miei pensieri.

Alzai la testa e le rivolsi un sorriso.

-Ei Grazie le risposi-
Lei mi fissò.

-Se rivuoi le tue chiavi posso ridartele subito!-

Ci pensai su. Per poi ricordarmi che le avevo dato una copia delle mie chiavi con cui poteva entrare nel mio appartamento per prendersi cura di Stich.

-Grazie per questi giorni- blaterai.

Ero davvero stanca non avevo neanche le energie per una semplice chiacchierata tra vicini.

-Nessun problema, quando vuoi-  sorrise prima che potessi entrare in casa mia e trascinarmi l'enorme bagaglio dietro.

La mia gattina mi venne incontro. Non ebbi neanche il tempo di poterla vedere, la casa era ancora immersa nel buio e lei era lì attaccata alla mia gamba.

In quell'esatto momento, scoppiai a piangere. Un inondazione di lacrime ricoprí le mie gote.
Non riuscivo a smettere.
Mi mancò il respiro.

Le emozioni che avevo tentato di trattenere fino al quel momento presero il sopravvento e non sapevo come fermale.

Una miriade di parole fluttuavano nella mia testa.
Mio padre, Matt, la mia famiglia, Simon, Luke e Meeko.

Mi mancava il mio gatto. L'unico che mi era stato accanto e mi aveva salvato. Non avevo combattuto per lui.
Lasciai le chiavi sulla credenza e mi accucciai per accarezzare Stich.

Lei strofinò la sua testa sulla mia mano.

Mi sentii cosí vuota e sola.

Un buco nero mi stava risucchiando dall'interno.

Io Leony White mi stavo arrendendo. Io che avevo sempre combattuto, mi ero arresa.

Presi Stich in braccio. E tornai indietro.

Suonai il campanello dei miei vicini.

-Ciao Amber, tutto bene?- Mi chiese Andrew.

Annuii. Lui continuò a fissarmi inebetito prima di chiamare Sara.

La mia vicina arrivò sorridente prima di soffermarsi sul mio volto.

-Amber è successo qualcosa?-
Mi asciugai le lacrime e depositai Stich tra le sue braccia.

-Puoi prenderti cura di lei per qualche altra ora?- le chiesi.

Lei annuii.

-Sicura che va tutto bene?- chiese preoccupata.

Annuii sicura.

-Devo sistemare un paio di cose- le dissi.

Prima che potessi rendermene conto ero sulla via dell'aeroporto.

Afferrai il telefono.

Avevo perso tutto ma non avrei abbandonato il mio gatto.

Dovevo accertarmi che Simon fosse stato sul mio stesso aereo.

Sperai che non fosse partito.

Mandai un messaggio al mio supervisore. Informandolo sul nostro incontro e accertandomi che fosse stato messo sul primo volo disponibile per Londra.

Ed eccolo lì un volo diretto in Scozia. Avevo meno di tre ore  per arrivare in aeroporto. Fare un biglietto per la stessa destinazione.

Amber non sarebbe stata una perdente, non si sarebbe arresa, avrebbe ottenuto quello a cui Leony non era riuscita mai ad arrivare.


Entrai nel primo taxi che riuscii ad individuare.

-Ma è il mio!-

-Mi scusi è un emergenza- urlai in risposta.

Sapevo come ci si sentiva quando qualcuno prendeva il taxi che ti eri aggiudicato, era un po' come quando vedi il tuo ex per la prima volta con un altra. Fa male, non importa come vi siate lasciati.

Comunicai al tassista la mia destinazione e lo pregai di andare il più velocemente possibile.

Non sapevo neanche io quello che stavo facendo, forse avevo semplicemente smesso di nascondermi, volevo affrontare la realtà, non avrei mai avuto la mia vita indietro ma almeno potevo provare a riavere il mio gatto.

Fanculo, Wade.

Fanculo, Simon.

Passai tutto il viaggio a mangiarmi le mani e a pentirmi di quello che stavo facendo.

Ero incazzata, come poteva incasinarmi la testa così tanto e sempre.

Cosa avevo fatto di male, per meritarmi tutta quella merda?

Lo odio.

Mi odio.

Take a lieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora