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Wade

Essergli così vicino mi turbava. Mi faceva sentire così stupido. Mi stava rigirando come voleva. Senza ancora aver risposto alla mia domanda.

Iniziavo a perdere la pazienza. Forse non era stato una buona idea precipitarsi lì.

Mi asciugai i palmi delle mani sui pantaloni.
E notai che mi stava fissando.
Era passata quasi un ora dall'ultima volta che ci eravamo rivolto parola.

-Pensavo che tu mi amassi davvero, che al cimitero fossi venuto per me e non per mio padre. Quando mi ha raccontato tutte quelle cose su di te non volevo crederci ma poi quando sei arrivato è stato subito chiaro quanto tenessi a quella chiavetta usb, ai suoi dati e al tuo lavoro.- disse tutto di un fiato.

Voleva  farmi sentire in colpa ma non ci riuscirà. Ero pronto a lasciare tutto per lei.
Ma lei non mi ha dato ascolto e mi ha quasi ucciso.  Non ci cascherò di nuovo.

-Sei tu quella che è scappata, che mi ha fatto rinchiudere come la peggiore delle fecce, che ha fatto mettere un ordine restrittivo nei miei confronti. Che non meno importante mi ha quasi ucciso. Eri la mia vita è ho sprecato la mia vita per te. Sei stata te come al solito a rovinare tutto.-

Pronunciai ogni singola parola lentamente, in modo che se le stampasse in quella sua piccola testolina.
Eravamo su un punto di non ritorno.

Non mi girai verso di lei.
Sapevo che le mie parole l'avevano colpita.
Ma non meritava la mia compassione.

-Mi hai mentito su tutto, hai reso le nostre vite una bugia. Non ti bastava la tua,no? Ci hai coinvolto tutti.- disse poi.

Sospirai.

-Tuo padre è un assassino, ladro ricettatore e tu ti preoccupi di qualche bugia a fin di bene? Sai che credo? Che tua sia la degna erede di tuo padre. Hai i suoi stessi geni, e sei così fredda e arida che potresti riuscire in quello che lui non è riuscito.-

In quel momento i suoi occhi si incontrarono con i miei. Erano velati.

-Ritira quello che hai detto!- iniziò. Prima di colpirmi in pieno petto.

Fortunatamente era ancora giorno e nessuno dormiva altrimenti ci avrebbero fatto stare zitti.

Io scossi la testa.

-No- dissi.

-Sei un bastardo mi pento di non aver preso la mira in fronte e colpito quella testa bacata che ti ritrovi- continuò senza smetterla di assestarmi pugni e cazzotti dove poteva.

-Dimmi il perché e ti giuro che mi sparerò io stesso, davanti a te così sarai sicura di esserci riuscita- dissi.

Non appena ebbi pronunciato le ultime parole lei si fermò di colpo.

-Non ho niente da dirti. Per me hai smesso di esistere quel giorno- concluse.

Quelle sue parole avevano colpito me,dritte dritte al centro. Ma non mi sarei arreso.

-Allora perchè l'ordine restrittivo se non esisto più per te?- controbattei.

Lei ci pensò su. Io non abbandonai i suoi occhi.
Poi ci indicò.

-Questo mi sembra un motivo sufficiente-

Chiusi i pugni.

-Dopotutto pensi ancora che mi meriti un trattamento del genere, ti sono stato vicino quando avevi perso la voce, quando eri un involucro vuoto. Nonostante i medici mi avessero proibito di muovermi dopo l'operazione.
Nonostante mi avessi sparato in pieno petto.
Nonostante tutto. Credo che una spiegazione me la merito. Poi sparirò. Non mi vedrai più.
Puoi starne certa.- dissi calmo

Lei abbassò lo sguardo.

-Era la spalla non il petto-  disse.

Non dissi niente. Aspettai il resto.

Lei alzò lo sguardo.

-Avevi il giubbotto antiproiettili- continuò

Io accigliai lo sguardo.
-No che non lo avevo- continuai.

Lei sembrò sorpresa.

Poi allungò una mano tremolante verso di me e la portò ad un'altezza ben precisa della spalla.

Restammo immobili per qualche secondo.
Con gli sguardi fissi.

-Volevo che morissi che Simon morisse-

Avevo ragione allora. Restai fermo immobile.
Era come era trapelato dal suo sguardo.
Mi voleva morto.

Mi mossi spostando il suo braccio. Non volevo che mi toccasse.

Lei ritirò la mano come se si fosse scottata.
Guardò il finestrino.

-Sapevo della placca nella spalla, non volevo ucciderti. Ma volevo che sembrasse così. Simon doveva morire, tutti dovevano pensare che fosse così. Era io momento di lasciarlo andare.-

Non ci stavamo guardando.

Poi si voltò.
-Ti odiavo per avermi mentito ma non ti avrei mai fatto del male. Semplicemente volevo liberati. Renderti libero di essere chi volevi-

Quelle furono le sue ultime parole.

Le luci si spensero e la gente iniziò a dormire.
Mi infilai la mia felpa  e restai immobile nell'oscurità.

Avevo avuto la mia piccola verità.
Ora sarei stato in pace.

Take a lieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora