Knock knock

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Scar

Mi lasciò cosí senza aggiungere altro. Tipico suo. Almeno però non si era messa a discutere inutilmente.

Improvvisamente starnutii. Nella fretta di sentire quello che doveva dire Matt, non mi ero neanche finito di asciugare i capelli.
Starnutii di nuovo.
-Cazzo!-
Tornai in bagno in fretta e furia, prima che potessi prendermi qualcosa. Non era proprio il periodo ideale.

Nel mentre il telefono che avevo sul comodino non smetteva di vibrare.
-Dannazione che vogliono ancora. Chi è che scassa?-

Gettai l'asciugamano sul letto e afferrai il cellulare.

-Si-

-Mister White!- mi apostrofò la voce dall'altra parte del dispositivo.

Strinsi i pugni.
-Che vuoi?-

Sentì una risata.
-Nessuno benchè meno io ci saremo aspettati una fine del genere. Quella ragazzetta ti tiene proprio al guinzaglio, e chi si sarebbe aspettato niente meno che ...-

-Chiudi quella boccaccia e dimmi cosa cazzo vuoi Getro, perchè mi hai chiamato?-
Cercai di mantenere la calma, che non era di certo la mia virtù migliore.
Chiusi le tende e presi il pc da sopra il mio tavolo. Lo aprii.
-Volevo mettere in chiaro alcune cose prima dell'incontro di questa sera.-

Inserii la password nel mio pc, e aprii quello che mi interessava. Avevo fatto istallare un sistema di video sorveglianza per molti dei miei ''clienti'', per raccogliere le prove che mi servivano.

Dopo un po'si aprì la schermata che mi interessava. Trovai l'angolatura giusta. Getro era nel suo ufficio in uno dei locali che gli appartenevano con cui ripuliva i soldi sporchi.

-Bene arriva al sodo sai che non mi piace sprecare tempo.-

Getro era un pesce piccolo rispetto a quelli che avevo intenzione di far cadere nella mia rete. Ma avere la sua fiducia mi serviva per avere quella dei pezzi grossi. Era sveglio per essere poco più di un lurido pappone, dubitava di tutti e di tutto, ingannarlo non era per niente semplice. Ma avevo avuto un'intera vita per costruirmi la mia copertura, era talmente credibile che io stesso a volte facevo fatica a ricordare chi fossi stato prima.
Ingrandii l'immagine, e bingo.


-La ricetta mi preoccupa, sai non prenderla a male, forse sarà che sei innamorato e tutte quelle smancerie che ti fottono il cervello. Ma qualcosa mi impedisce di fidarmi di lei. So che è tua moglie e il codice vieterebbe di avvicinarmi. Però caro mio potrei non rispettarlo.-

Quello che mi stava dicendo si collegava con il vistoso fascicolo che aveva sulla sua scrivania su cui trapelava un unico nome Leonilde Jane White.
''Jane?'', questa poi.

Deglutii.
-Sai Getro, mi sono rotto dei tuoi giochetti. Questa volta però se il tuo naso finisce dove non deve, non ti ritroverai solo me contro. C'è un codice e lo sai, inoltre credo che Leony sia l'ultima persona di cui tu possa dubitare. Detto ciò fai quello che ti pare non abbiamo niente da nascondere, a meno che tu non ti voglia mettere contro il tuo pezzo grosso, sai cosa pensa delle regole.-

Osservai lo schermo, Getro strinse la mani che erano diventate due fessure. Si stava innervosendo.

Bravo, fai il bravo cagnolino, sai che non ti è permesso avvicinarti a Leony!

-Allora Getro, che c'è l'uccellino ti ha morso la lingua?- lo schernii.

Vidi che si stava portando il pungo alla fronte.
-Ci vediamo questa sera- disse prima di chiudere.

Ora non mi restava altro che lasciare che Getro parlasse con la mia cara mogliettina, si sarebbe tranzquillizzato, giusto il tempo che mi serviva per gettarlo in pasto alle regole del suo stesso clan.

Mi preparai per uscire, dovevo preparare alcune pratiche e mandare avanti la mia copertura. Quella parentesi della mia vita stava per svanire. Li avrei fatti incastrare tutti. Avrei incastrato anche me stesso, il che mi avrebbe dato la copertura giusta per riniziare daccapo.

Infilai la giacca e sistemai la cravatta prima di recarmi dalla mia ''dolce metà''.
Lanciai uno sguardo allo specchio che ricopriva le pareti.
Quello era quello che ero diventato.

Gli specchi mi servivano per ricordare, ciò che ero, quello in cui la vita mi aveva trasformato.

Entrai nella sua stanza senza neanche pensare  a bussare prima.

Lei era di spalle in reggiseno e mutande. Prima che si infilasse una lunga maglia deforme mi sembrò di vedere qualcosa sulla sua schiena. Un disegno che non avevo mai visto. Mi ritrovai a scuotere la testa.

-Che ti serve?- disse Leony con le braccia incrociate.

Mi grattai la testa.
-Io esco, devo sistemare delle questioni. Ti vengo a prendere prima della festa.- dissi

-Bene- si limitò a rispondere

Deglutii.
-Ah questa sera potrebbero essere persone che conosci- sparai.

Corrugò la fronte.
-Bhè Robert e Marianne Blackstone, per esempio dovrebbero esserti familiari.-

Lessi dello sgomento sul suo volto.

-Pensavo che si trattasse di un ambiente pericoloso. Non capisco cosa centri l'ingenuo Robert e l'amante di mio padre con tutto questo?- disse sconcertata.

Sorrisi sardonico.

-Diciamo che in qualche modo tutti quei soldi dovevano pur farli.- conclusi.

Ero stato fin troppo logorroico, ma quella piccola parte di verità che le avevo detto liberò in me una scarica di adrenalina, se aveva reagito così a quella mezza verità non oso immaginare la sua reazione quando tutto sarebbe venuto a galla.

Uscii fischiettando, ed io non lo facevo mai.

Mi diressi nel mio studio, la mia tana, avevo del terreno da preparare.

Avevo la mia cerchia di persone da proteggere prima di far esplodere lo scandalo.

-Porta questo, stai attento a non farlo sgualcire- consegnai il mio abito al mio autista.

Non mi piaceva usufruire dell'autista ma questo era un uomo di mio padre, e mi avrebbe accompagnato all'evento della sera, era la sua copertura per ascoltare meglio le conversazioni che si sarebbero tenute.

Take a lieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora