Capitolo 3;

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Avevo i polmoni che mi bruciavano per la corsa e il cuore a mille. Le  mani non avevano smesso di tremare un attimo mentre guidavo verso  l'ospedale.

Ero a pezzi.

La  testa mi stava scoppiando, ero stanco dopo aver fatto le ore piccole al  Prince ed ora mi ritrovavo a cercare la camera dove avevano ricoverato  mia sorella, dopo un incidente stradale.

"È tutta colpa mia! Lo sapevo che non dovevo lasciarla sola! Era ubriaca ed io non l'ho fermata!" continuavo a ripetermi cercando di controllare le lacrime e il panico.

Nessuno aveva voluto dirmi niente al telefono, quando l'ospedale mi aveva chiamato per darmi la notizia.
Finalmente arrivai alla stanza dove si trovava mia sorella. Con il cuore in gola, varcai la soglia e finalmente la vidi.

«Gemma!»

«Harry!» esclamò lei con un mezzo sorriso.

«Gemma,  stai bene? Cos'è successo?» mi agitai vedendole un bernoccolo sulla  fronte, la gamba destra fasciata e un braccio ingessato.

«Sto bene! Gli antidolorifici che mi hanno dato sono fantastici! Non sento dolore da nessuna parte.»

«Oh Dio, Gem, mi hai fatto spaventare a morte! Credevo di morire di paura quando l'ospedale mi ha chiamato... tutta colpa mia!».

«Harry,  non è colpa tua. È stato un incidente... Sconsiderato ed evitabile  probabilmente, se io e Luke fossimo stati più attenti, ma pur sempre un  incidente. Niente di grave, davvero.»

«Non avrei mai dovuto lasciarti da sola!».

«Ehi, eri appena arrivato in città ed eri distrutto dal viaggio!» mi ricordò prendendomi una mano fra le sue.

In realtà la sera prima non ero voluto andarmene per la stanchezza, ma per quello che era successo con Louis Tomlinson.
Avevo  notato che spesso il suo sguardo cadeva su di me, come una spada di  Damocle e alla fine avevo deciso di battere in ritirata.

Non era da me, ma non potevo permettere che il mio pessimo carattere creasse problemi sul lavoro a Gemma.

«Hai già avvisato mamma e papà?» mi chiese Gemma interrompendo i miei pensieri.

«Prima voglio parlare con il medico e sapere come stai. Poi li chiamerò.»

«Ti  prego, Haz, non farlo. Conosci mamma! Se viene a sapere che ho avuto un  incidente, viene qui e fa il diavolo a quattro! Lo sai quanto è  apprensiva. Sono venuta fino negli Hamptons proprio per prendere un po'  le distanze.»

«Ma Gem! Non posso!»

«Ti supplico.» mi pregò con gli occhi già umidi di pianto.

Ero troppo devastato per la mancanza di sonno e per lo spavento per ribattere, così alla fine cedetti.

«Ok, ma solo se il medico dice che non nulla di grave.»

«Grazie, fratellone.»

Quel giorno rimasi in ospedale.

Non volevo allontanarmi da Gemma neanche per un secondo per paura che potesse succederle qualcos'altro.

Il  medico era venuto a parlarmi e mi aveva spiegato che c'era una lieve  commozione cerebrale, qualche contusione e un braccio rotto.

«Ho  visto casi più gravi, quindi non deve preoccuparsi, però è necessario  che sua sorella riposi e non faccia sforzi per almeno un mese. Tra meno  di quaranta giorni, le toglieremo il gesso al braccio.» m'informò il  medico quella mattina.

Era una buona notizia.

Gemma  passò il resto sella giornata tra telefonate alle colleghe per  informarle della sua assenza e lunghe dormite indotte dai farmaci.

La sera ero dovuto tornare a casa di Nick.
Passai l'intera notte a girarmi in quel letto ancora sconosciuto, scosso da brutti pensieri.

La  mattina seguente ero uno zombie, ma mi feci forza e dopo essere passato  in una deliziosa pasticceria a comprare qualche prelibatezza per mia  sorella, che adorava i dolci, andai in ospedale.
Quando arrivai nella sua stanza, la trovai in lacrime.

«Che cos'è successo? Stai male?»

«Sta bene, tranquilla.» mi avvisò una voce maschile alle mie spalle.

Nella camera c'era anche Niall, un suo collega, nonché amico.

«Allora perché piangi?» mi agitai nuovamente, ma Gemma era troppo disperata per rispondermi.
Ci pensò Niall a darmi una spiegazione.

«La  signora Tomlinson ha saputo dell'incidente, ma quando le abbiamo fatto  presente i tempi di guarigione, ci ha risposto che non poteva  permettersi una simile assenza, proprio durante la stagione più  importante dell'anno. Ci ha chiesto di contattare l'agenzia del lavoro  per chiamare una sostituta.»

«Bene e dov'è il problema? Mica ha parlato di licenziamento!»

«Harry,  devi sapere che lavorare per la famiglia Tomlinson è un colpo di  fortuna! A parte il prestigio del loro nome, si lavora bene e i capi  sono gentili. Nessuna cameriera sarebbe così stupida da farsi assumere  anche solo provvisoriamente e poi farsi sbattere fuori...».

«E Gemma rischierebbe il posto...», dedussi.

«Esatto.»

«Non importa! Vorrà dire che troverai qualcos'altro!» esclamai quasi sollevato, rivolgendomi a mia sorella.

Non mi piaceva che lavorasse per certa gente e quella era l'occasione giusta per farla uscire da quel giro.

«Ma sei impazzito? Io non voglio un altro lavoro!» urlò in preda ad una crisi isterica.

«Gem, non vedo alternative!»

«Ci sei tu, Harry!»

«Cosa? Stai scherzando, vero?» sbottai scioccato.

«Ti  prego, devi aiutarmi. Tu sei l'unico di cui mi fido. Non mi tradiresti  mai e di sicuro non mi ruberesti mai il posto! A te nemmeno piace fare  il cameriere.» si rasserenò Gemma, scorgendo la luce alla fine del  tunnel.

Per un attimo l'immagine di quella stupida uniforme mi attraverso la mente e sobbalzai.

La divisa femminile era di cattivo gusto e non volevo minimamente immaginare quella maschile.

«Non ci penso nemmeno! Piuttosto la morte.» gridai.

Lo scroscio di lacrime che ne derivò fu letale per i miei nervi. Potevo sopportare tutto, ma non le lacrime di mia sorella.
E  alla fine arrivò il senso di colpa ed il rimorso per non aver fermato  Gemma quando mi aveva detto che voleva andarsene dalla festa.

«Solo per un mese.» cedetti crollando sulla sedia come un sacco di patate.

«Quaranta  giorni, per la precisione.» chiarì Gemma, ma lo sguardo assassino che  le rivolsi fu abbastanza eloquente. «...Anche solo un mese, va bene.  Sono sicura che il gesso me lo toglieranno anche prima!».

«E dove vivrai nel frattempo?» gli chiese Niall.

«A  casa di Nick Grimshaw, un mio amico. Ed Harry prenderà il mio posto  nella nostra camera alla villa.» le rispose tranquilla Gemma.

«Devo pure dormire in quel posto di merda?» mi spazientii di nuovo.

«Si. Dividerai la camera con Niall. Vedrai, Haz, andrà tutto bene.»

«Fantastico!» commentai sarcasticamente. 


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Hello, ecco un nuovo capitolo per voiii!
Vi ringrazio di tutto.
Nuovo capitolo a 5 voti.
Commentateee che mi fa troppo piacere leggere cosa ne pensate!

Xoxo -A.

Ogni tuo desiderio è un ordine, bastardo » L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora