Capitolo 11; pt. 4

961 69 7
                                    

Oh Dio, quanto avrei voluto baciarlo ed innamorarmene perdutamente, ma nel mio futuro c'erano troppi "se" e "ma".
Non potevo davvero permettermelo e non ero disposto a soffrire per Louis.

Non ancora.

«E va bene. Il primo desiderio è tuo.»

Mi accoccolai vicino a lui, gli occhi puntati sullo scorcio di cielo.

«Prometto che nel mio desiderio ci sarai anche tu.»

Evitai di guardarlo negli occhi, perché altrimenti ero sicuro che l'avrei baciato.

«Lo sai che a me piace la condivisione...» continuò lui stuzzicandomi.

«Ah, giusto. Dimenticavo il tuo animo... generoso.» lo presi in giro.

«Posso  farti una domanda indiscreta?» chiesi dopo mezz'ora, durante la quale  eravamo rimasti a contemplare la notte, alla ricerca della fatidica  stella cadente.

«Spara! Tanto la discrezione non ha mai fatto parte del nostro rapporto.»

Stavo per fulminarlo con lo sguardo, ma il suo sorriso divertito mi fece sorridere a mia volta.

«Volevo  chiederti come mai vivi ancora con i tuoi. Voglio dire, i soldi non ti  mancano e sono sicuro che puoi permetterti una fantastica villa  sull'oceano, se volessi... Ma allora perché non sei mai andato a vivere  da solo? Lo fai per tua madre, perché ti piacciono troppo le comodità di  casa tua o per un altro motivo?» domandai curioso.

Dal silenzio  che ne seguì fu chiaro che l'avevo messo in crisi. Quando iniziò a  parlare a malapena riuscì ad udire le sue parole.

«Ho paura di stare da solo.» confessò stringendomi involontariamente a sé, come in cerca di protezione.

«Come mai hai paura a stare da solo?» gli chiesi, cercando non offenderlo.

«Quando  ero piccolo, hanno tentato di rapirmi e anche se ormai sono passati  anni e centinaia di sedute dalla psicoterapeuta, ancora oggi non mi  sento a mio agio nello stare a casa da solo».

La mia mente si era bloccata, completamente sconvolta alla parola "rapirmi".

«Ti hanno rapito?» balbettai spaventato.

«No.  I due rapitori sono stati fermati in tempo, appena prima che  arrivassero nella mia camera. Avevo sei anni e non ricordo più molto di  quella notte, ma il silenzio che c'era a casa, interrotto da un vetro  rotto, rimarrà per sempre nella mia mente. Mi ero svegliato spaventato.  Avevo chiamato i miei genitori. Forse avevo urlato, ma nessuno mi aveva  risposto. Per la prima volta in vita mia, mi ero sentito solo e  terrorizzato. Poi ricordo soltanto di aver sceso le scale e di aver  visto un uomo che teneva bloccata mia madre ed un altro steso a terra  con una ferita alla testa e vetri di bottiglia per tutto il pavimento».

«Oh Dio!» sussultai terrorizzato. «E poi?»

«Mia  madre era riuscita a liberarsi e mi aveva gridato di correre in camera  mia. Ricordo che corsi verso il letto e mi nascosi lì sotto, piangendo e  tremando. Pensavo di essere rimasto nascosto per ore, ma in realtà mi  dissero che erano passati solo pochi minuti, prima dell'arrivo della  polizia, avvisata grazie al sistema di allarme. Mio padre ci ha  raggiunto poche ore dopo, appena ha saputo del tentato rapimento».

«E la polizia? Li ha presi?»

«Sì,  quello ferito. L'altro é stato catturato cinque giorni dopo, ma in  seguito a quell'esperienza io e la mia famiglia abbiamo vissuto per un  mese in albergo».

Ogni tuo desiderio è un ordine, bastardo » L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora